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Brasile, mappa della violenza 2011

Creato il 27 febbraio 2011 da Giancarlo

Brasile, mappa della violenza 2011Guardando i dati ufficiali consolidati dell’Istituto di Ricerca Sangari congiuntamente al Ministero della Giustizia, si rimane stupiti dai dati rilevati. La ricerca in questione si riferisce alle morti violente dei giovani, nella fascia tra i 15 e 24 anni di età, nel triennio 2006/2008, e dimostra che spesso le spaventose notizie divulgate dalla stampa non corrispondono al vero.

Il tasso di violenza tra i giovani nella decade del 1998/2008 crebbe enormemente. In questo periodo solo 1,8% delle morti di persone adulte furono causate per omicidio, mentre nella fascia giovanile questo tasso raggiunge il 39,7%, come si rileva nella ricerca dell'Istituto.

Ma quello che salta all’occhio, e che sembra sfuggire alla stampa sensazionalistica, è la vera localizzazione della violenza. Basta accendere la televisione, ed in qualsiasi telegiornale si sente parlare, quasi alla noia, della violenza di Rio de Janeiro.

Ovviamente a Rio esiste la violenza, questo è fuori di dubbio, ma dalle tabelle, si scopre che la citta con il più alto numero di omicidi tra giovani è la capitale della piccola Alagoas, la città di Maceió (930.000 abitanti IBGE/2010) , che si pone in testa alla classifica, con una tassa di 251,4 decessi per assassinio.

Un’altra capitale, che si pone al 6° posto è la vicina Recife, che non conteggia tra i morti quelli della Regione Metropolitana o Grande Recife che vengono conteggiati a parte.

L’altra capitale che spicca nella 12° posizione è Vitória (325.000 abitanti IBGE/2010), capitale dello stato di Espírito Santo, Seguita alla 21° posizione da Salvador, e in 42° posizione la piccola João Pessoa (720.000 abitanti IBGE/2010) capitale del Paraíba.

Brasile, mappa della violenza 2011
Tra le prime 50 posizioni si notano varie capitali, alcune, come Maceió, Vitória e João Pessoa sono più piccole di molti municipi brasiliani, col le uniche due eccezioni di Salvador e Recife, che fanno la parte del leone in questa triste classifica.

Il conteggio ha delle pecche, perché non tiene conto delle Aree Metropolitane, che comprendono alcuni municipi nei dintorni della capitale. Conteggiando, insieme Capitale e relative Aree Metropolitane Recife scatta in vetta alla classifica, diventando praticamente irraggiungibile, quando si contano anche solo 5 municipi dei 14 che compongono la Grande Recife, come Cabo de Santo Agostinho 10°, Jaboatão dos Guararapes 23°,Olinda 25° e Abreu e Lima 38°.

Un altro fatto che spicca in questa sanguinosa classifica, è che a parte Recife e Salvador, la violenza tra giovani si sta allargando dalle grandi città ai piccoli centri dell’interno, dove i fatti di sangue stanno iniziando a riempire quotidianamente le pagine dei giornali locali.

Anticamente la stampa locale riempiva le pagine con il resoconto del compleanno dei maggiorenti della citta, di feste più o meno popolari, andando a spulciare nella cronaca estera per riempire gli spazi vuoti tra un compleanno e la pubblicità di una pompa per l’acqua.

Oggi, questa bucolica stampa ha lasciato spazio a fotografie di giovani riversi sull’asfalto, crivellati di proiettili, scendendo in particolari sulle modalità dell’assassinio, con flash sulla vita pregressa del giovane, che a dire della famiglia era sempre un ragazzo buono senza contatti con malviventi.

Ma perché la criminalità si sta spostando, lentamente, ma inesorabilmente, verso l’interno? Perché il tasso di omicidi nelle capitali e nelle regione metropolitane è diminuito del 24,6% mentre nell’interno è aumentato del 38,6%?

Come specificano gli analisti dell’Istituto Sangari, i poli della violenza si stanno dislocando per le località dove la presenza dello Stato nell’area della sicurezza pubblica è minore. Questo dimostra la grave falle apertasi nelle azioni politiche specifiche per combattere la criminalità nei piccoli e medi municipi.

Il Programa Nacional de Segurança com Cidadania (Pronasci), principale azione del Governo federale nell’area, supporta solo i grandi centri urbani e i municipi coon più di 200.000 abitanti. Anche i governi degli stati, cui spetta costituzionalmente di stabilire e eseguire le politiche di sicurezza pubblica, non effettuano un’azione sistematica e capillare per contenere la criminalità e la violenza nelle loro aree.

L’interiorizzazione della violenza indica che è l’interno che sta assumendo la responsabilità per l’aumento del tasso degli omicidi, e non più le capitali o le regioni metropolitane.

Fattori come il traffico di droga, il commercio clandestino di armi e la precaria presenza delle forze dell’ordine contribuirono per l’aumento del tasso di omicidi all’interno del paese. Oggi la violenza sta migrando per i municipi con meno di 50.000 abitanti, dove fino a pochi anni orsono erano luoghi dove si dormiva con le porte e le finestre aperte o si rimaneva nella piazzetta a chiacchierare o sonare la chitarra.


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