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Bray,i muri crollati e le note musicali….

Creato il 10 febbraio 2014 da Lucaralla @LAPOZZANGHERA

Qui da noi c’e’ stato un convegno,ospite il ministro Bray,dal titolo:Il futuro della memoria:Taranto cultura e sviluppo.

Non vi annoiero’ con le solite tiratira politiche di facciata,smentite poi sempre dai fatti mancanti.

Ma voglio soffermarmi su un passaggio.

Dice il ministro: “Se guardiamo a Taranto attraverso quel sistema di risorse che costituiscono la sua vera connotazione genetica,non possiamo negare che questo sistema e’ in grado di creare economia”.

Le risorse,caro ministro Bray,ce le siamo giocate negli anni 70,allorquando decisero di cambiare le attitudini della citta’ dei due mari,basate su pesca e cantieristica navale.

Passammo da cio’ che era genuino sotto alcuni punti di vista,a cio’ che sarebbe stata la vera ricchezza per alcuni,quella stabilita’ economica che,dopo,avremmo pagato in termini di salute e distruzione del territorio.

La connotazione genetica,caro ministro,se ancora oggi ci stesse,dovrebbe essere limpida,illibata dalla violenza distruttrice che ha avuto l’industria dell’acciaio sul territorio locale.

Quindi,caro Bray,il muro che crolla a Taranto vecchia,la storia che abbiamo perso e le radici sempre piu’ lontane dal proprio ricordo,lasciano il passo all’incuria politica che i governi,e anche le amministrazioni cittadine,hanno avuto verso il passato.

Che senso ha  parlare di far ripartire la citta’ vecchia,o il borgo antico come lo vogliate chiamare voi,se li,in quelle mura cadenti non esiste opera per difenderle e rimetterle in auge da parte vostra?

Che senso ha dire che la cultura la si fa grazie al passato quando tutti gli sforzi vertono solamente al pensiero di salvare il culo ai Riva e non alla citta’ in altre forme?

Che radici abbiamo ancora,caro Bray,se esse sono state annullate dal dio economia del profitto che ha ammazzato mure romane e scavi archeologici vicino al colosso industriale?

Siamo ancora in tempo,caro ministro Bray,per riportare alla luce storica il borgo antico e rifarlo vivere,come dice lei,anche grazie ai “tamburi e alle chitarre folkloristiche”per riaccendere la memoria storica nei nostri figli?

L’ennesimo tavolo si aprira’,statene certi,e con esso un comune aspetto che caratterizza anche questa citta’:l’ennesima “vertenza” attorno a un futuro,non lavorativo questa volta,ma di vita o morte per una intera comunita’.



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