Il 20 Gennaio del 2008 iniziava sul canale via cavo americano AMC (lo stesso di The Walking Dead) Breaking Bad. Per cinque anni le sue stagioni mi sono passate praticamente sotto il naso, e di conseguenza le ho beatamente ignorate inconsapevole di cosa fosse quello show. Forse se ne parlava poco su internet, forse ero semplicemente interessato ad altro, ma come si sul dire “meglio tardi che mai”.
Dopo un mese pieno. Dopo 62 episodi e 2604 minuti di show (sono 43 ore), finalmente concludo l’esperienza Breaking Bad e mi rendo conto che quello a cui ho appena assistito è un capolavoro seriale di ragguardevole pregio. E’ uno di quei rarissimi casi di serial tv in cui ogni episodio ha una sua funzione e recita un ruolo importante nel quadro generale della storia. Nessuna sensazione di brodo allungato o di episodio nato per stiracchiare il numero di episodi e fare cassa, nessuna sensazione riguardante personaggi inutili che dall’oggi al domani escono dallo show senza una spiegazione; ogni singolo personaggio ha una sua parabola evolutiva, che spesso si conclude con la morte o un semplice addio.
Grazie al beneficio di una visione concentrata di tutte le stagioni ho avuto un chiaro e ampio spettro della storia, con tutte le sfumature dei personaggi e i velati collegamenti tra episodi. Erano tutti ben più chiari di una visione che mi avrebbe richiesto 5 anni di vita; i dettagli in serie come queste sono molto importanti. L’arco narrativo si presta a molte analogie con altre serie tv, ma quella con Dexter credo che sia la più evidente. Come Dexter Walter vive dissimulando la sua reale natura, come Dexter Walter cerca di proteggere la propria famiglia, come Dexter Walter passa parte del tempo depistando chi è sulle sue tracce e come Dexter Walter trova piacere in questa sua doppiezza. Manca infatti in entrambi il senso di colpa benchè sia l’uno che l’altro cerchino in più occasioni di combattere la propria natura, rivendicando una sorta di “normalità”.
Ma c’è un’inversione di ruoli. Dexter è dalla prima puntata un metodico e spietato serial killer che solo nelle due stagioni finali si redime cercando una “cura” al suo desiderio di uccidere; negli episodi finali della settima stagione non c’è nulla del Dexter Morgan degli inizi, se non un padre di famiglia che si autoesclude dalla vita del figlio per salvargli la vita. Walter White al contrario è inizialmente un innocuo e molto esperto professore di chimica, con la classica famiglia americana sulle spalle e un cancro ai polmoni che minaccia la sua vita. Negli ultimi episodi della quinta stagione, dopo una lenta discesa verso l’oscurità che vive in lui, lo si vede all’apice del suo delirio di onnipotenza, disposto a mentire e uccidere senza battere minimamente ciglio. Diventare malvagi è comunque un’arte non priva di conseguenze.
Un pregio che difficilmente può sfuggire a un qualsiasi spettatore è l’ottima regia dietro a ciascuna puntata. C’è qualcosa di artistico dietro la scelta dei colori, dei paesaggi, del montaggio come delle musiche. La cura non sono dell’impeccabile sceneggiatura ma anche della sua rappresentazione ha permesso di ottenere un valore aggiunto che molto spesso va a perdersi durante lo svolgimento di una serie tv.
In cinque stagioni si sono susseguite una innumerevole serie di eventi che hanno visto il coinvolgimento di altrettanti personaggi, ma il ruolo di Gustavo Fring è stato senza dubbio quello più esaltante. L’emblema stesso della doppiezza, in cui il metodo e un’ottima recitazione perpetrata ogni giorno per tutta la vita, sono la ricetta vincente per essere tanto un temibile criminale quanto un benefattore filantropo della società. Il suo interprete, Giancarlo Esposito, ha creato un personaggio magnifico, anni luce dal suo genio della lampada nell’attuale Once Upon a Time. La serie è stata eletta quest’anno la migliore del 2013, ma estenderei il merito anche ad altri anni.
Da tempo non se ne vedevano di così belle, e consiglio a tutti i telefili in ascolto che non la conoscono di considerare l’idea di iniziare a guardarla. Walter da domani un po mi mancherà, già lo so.