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Breaking Bad. Vedere per credere

Creato il 16 agosto 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Cosa fa un professore di chimica cinquantenne che vive in una cittadina del New Mexico, con un figlio adolescente affetto da paralisi cerebrale, costretto ad umiliarsi lavando le macchine dei suoi studenti come secondo lavoro, quando gli viene diagnosticato un cancro ai polmoni? Nella serie ideata da Vince Gilligan quest’uomo decide di sfruttare le sue competenze scientifiche per “cucinare” metanfetamina con un suo ex studente e distribuire questo prodotto fino a diventare un vero e proprio signore della droga. E’ proprio questa, infatti, la bizzarra idea alla base di Breaking Bad.

Questa non è una serie per tutti o meglio, non parte come una serie per tutti, non è un serial che si basa esclusivamente sull’azione o sul colpo di scena, si tratta di un progetto atipico che esula dai canoni comuni che regolano le dinamiche televisive. Il coraggio di questa serie è quello di affrontare alcuni tabù mettendo continuamente in crisi lo spettatore, che è “costretto” a fare valutazioni ed esprimere giudizi di carattere etico. E forse il successo di Breaking Bad sta proprio in questo.

Ecco i motivi che ce l’hanno fatta adorare.

La rivincita della mediocrità
Walter White è l’uomo medio americano. Un uomo come tanti che un giorno si ritrova a combattere contro qualcosa che non è come tante: un cancro. Il cambiamento dovuto alla malattia trasforma il mite Walter in qualcosa di nuovo, un bugiardo, un malvagio. La sua cattiveria è machiavellica, spesso violenta, il suo comportamento va al di là della pura e semplice avidità o della necessità. Mr White, puntata dopo puntata, diventa egli stesso, metaforicamente parlando, un drogato. Decide di dare un nuovo senso alla propria esistenza, di sentirsi vivo soprattutto quando la morte è alle porte, di acquisire il potere proprio quando si è reso conto di non avere nessun potere. Per questo diventa assolutamente plausibile il mutamento mefistofelico, diventano plausibili le bugie, gli inganni e la rabbia.

Numeri
Si tratta di 5 stagioni, 5 capitoli, 62 episodi di 45 minuti l’uno. 270 morti.
E il 62esimo elemento delta tavola periodica e il Samario, una droga utilizzata nel trattamento del dolore dei pazienti affetti da cancro. 2604 minuti di show (sono 43 ore). Potremmo quasi dire che ogni stagione è un capitolo di quest’opera che non cala mai, ma che anzi cresce fino al suo vertice (la quarta) per poi assestarsi su un finale in cui tutti i nodi tornano al pettine.

Sigla chimica
All’inizio di ogni episodio, nella sigla si legge la formula chimica C10H15N insieme al numero 149.24 con la parola “Meth” che appare poco prima del titolo. Non è un caso: C10H15N è la formula per la metamfetamina che ha il peso molecolare di 149,24. E “meth” il nome con cui viene chiamata in gergo.

Lo sapevate che…
Il termine braking bad significa, in gergo, prendere una via sbagliata.

Heisenberg - BB

Blue Sky
E’una metanfetamina di colore blu, più forte di quelle in circolazione, che trasformerà il suo creatore da compassato insegnante di chimica in boss sanguinario della droga. Ma la meth blu nella realtà è impossibile: Donna Nelson, professore di chimica presso l’Università dell’Oklahoma, e consulente del serial ha spiegato che: “quando si cristallizza tutto ciò che è incolore, come i cristalli di metilanina, di solito si ottiene una sostanza giallina e non blu”. Dunque il colore è un artificio degli sceneggiatori… prontamente copiato da alcuni spacciatori che nel 2008, quando Breaking Bad arrivò sugli schermi, introdussero del colorante alimentare blu nelle loro pillole della morte.

Una serie da record
Breaking Bad è stata una delle serie più fortunate di tutti i tempi: ha fatto incetta di Emmy e Golden Globe, ha vinto di tutto ed è stata record di ascolti. Niente male per una serie che nessuno voleva produrre e che più di un attore ha rifiutato. I motivi non sono difficili da capire: parte da un presupposto atipico e non solo ha come protagonista un personaggio negativo, ma descrive l’ascesa/discesa negli inferi di un uomo medio, di una persona come ce ne sono tante. Tra tanti fan si è fatto avanti un detrattore, di rango: il regista Oliver Stone ha liquidato il finale della serie come irreale, ridicolo e violento. E anche a Britney Spears pare non sia piaciuta. Anthony Hopkins ha scritto invece una lettera piena di ammirazione a Bryan Cranston, in cui lo elogia per la sua splendida interpretazione nella serie TV Breaking Bad. L’attore ha guardato tutte le puntate delle cinque stagioni della serie in sole due settimane, e alla fine ha voluto congratularsi personalmente con il protagonista.

Rifiuti
Prima che il canale AMC accettasse di trasmettere Breaking Bad, altre reti più importanti l’avevano rifiutata. Così come John Cusack e Mattew Broderick si erano rifiutati di interpretare il protagonista Walter White (ruolo poi andato a Bryan Cranston).

Cambio di destinazione
Breaking Bad avrebbe dovuto essere girato in California, ma poi la produzione ha scelto di girare ad Albuquerque, nel Nuovo Messico. Le coordinate che Walt usa per tracciare il luogo in cui ha sepolto i soldi sono quelle dei Q Studios di Albuquerque, nel New Mexico, dove lo show è stato realizzato.

Breaking Bad

Questione di fisica
Lo pseudonimo di Walter White, Heisenberg, è un omaggio a Werner Heisenberg, il fisico che formulò il principio di indeterminazione, il quale afferma che è impossibile determinare simultaneamente la posizione e la velocità di un elettrone o di qualsiasi altra particella con un grande livello di accuratezza e certezza. Una citazione per pochi…

Da leggere
Bryan Cranston, premiatissimo per la sua interpretazione del professore di chimica Walter White, è pronto a raccontare tutti i retroscena del set di Breaking Bad in un libro che sta scrivendo per la Charles Scribner’s Sons, di recente acquisita dalla Simon & Schuster. «Con questo libro desidero svelare la storia della mia vita e raccontare tutti i segreti e le bugie che ho vissuto e sperimentato in sei anni di riprese di Breaking Bad». La casa editrice prevede la pubblicazione nell’autunno del 2015.

Ogni riferimento a cose e persone non è casuale
Come ha rivelato lo stesso Gillian, la serie è ispirata ad un fatto di cronaca letto sul New York Times dall’amico e co-autore Thomas Schnauz («maybe we should do that» ).

Similitudini
L’arco narrativo si presta a molte analogie con altre serie tv, ma quella con Dexter credo che sia la più evidente. Come Dexter, Walter vive dissimulando la sua reale natura, come Dexter Walter cerca di proteggere la propria famiglia, come Dexter Walter passa parte del tempo depistando chi è sulle sue tracce e come Dexter Walter trova piacere in questa sua doppiezza. Manca infatti in entrambi il senso di colpa benchè sia l’uno che l’altro cerchino in più occasioni di combattere la propria natura, rivendicando una sorta di “normalità”. Non mancano citazioni dirette e indirette di Pulp Fiction.

di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net


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