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Brebemi, il project financing che costa 300 milioni ai cittadini

Creato il 26 giugno 2014 da Cremonademocratica @paolozignani

LEGAMBIENTE REPLICA ALLE DICHIARAZIONI DI BREBEMI

Con la richiesta di defiscalizzazione di oltre 300 milioni al CIPE la Brebemi ha gettato la maschera: non è vero che l’opera non grava un euro sulle tasche dei cittadini. Con queste parole Dario Balotta di Legambiente della Lombardia commenta l’odierna intervista a un quotidiano di Francesco Bettoni presidente della Brebemi.
Con la richiesta al CIPE di accedere ai benefici previsti dall’art. 33 della legge 179/2012 (ex decreto Monti) cade il velo anche sull’ultimo valido motivo che giustificava la direttissima Brescia Milano. La richiesta di applicare la legge 179/2012 cioè di accedere ad agevolazioni e detrazioni (Ires, Irap ed Iva) per le spese autostradali che abbiano piani economici in squilibrio dimostra la non sostenibilità del Project financing adottato da Brebemi. La Brebemi a questo punto – afferma Dario Balotta ironicamente – deve restituire i premi ricevuti dall’OCSE e dalla PFI Yearbeak per il miglior Project Financing italiano.
L’imminente intervento di finanziamento chiesto allo Stato dimostra l’insostenibilità della finanza di progetto adottata e che i PF si fanno per evitare che lo Stato paghi le infrastrutture di trasporto che si possono ripagare da sole.
Ecco gli errori di Brebemi. Il traffico è stato sovrastimato, dai 60mila veicoli giornalieri ne transiteranno meno di 30mila; mentre sono stati sottostimati i costi dell’opera passati da 800milioni a 1,6 miliardi a cui bisogna aggiungere un enorme costo degli interessi bancari per altri 800milioni. Neppure le tariffe più che doppie rispetto a quelle della parallela A4 basteranno per far quadrare i costi. Questa è l’amara verità da cui prendere atto. Si sono distrutti 900 ettari di suolo agricolo per una prospettiva sbagliata pensando che la mobilità su strada crescesse all’infinito. Tutti sapevano che la zona tra Milano e Brescia si stava trasformando da area più industrializzata a zona più deindustrializzata d’Italia.

Dario Balotta


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