Liliana Adamo da Luxuryonline.
Nel 1775 a Versailles praticava un maestro dell’arte orologiaia. Si chiamava Abraham – Louis Breguet, creatore di una griffe intramontabile.
Secondo il nuovo manager, Nicolas G. Hayek: «La vitalità di un grande nome dell’orologeria dipende dalla sua capacità d’innovare. Se oggi la storia è parte integrante della cultura Breguet, è perché Breguet fa scuola sul piano dell’audacia e delle scelte estetiche, riuscendo costantemente ad anticipare il futuro…».
Fin dall’inizio, Abraham – Louis Breguet, da geniale inventore quale era, ha saputo infondere nel suo marchio un’emozione e una particolare filosofia che sembra immutata nel tempo. Tradizione, ma anche spirito innovatore e piacere della modernità; pregevolezza, produzioni limitate ed esclusive hanno fatto sì che la leggenda Breguet diventasse quintessenza ed emblema d’arte e cultura europee.Tra le peculiarità più preziose, il fine guillochage, la rabescatura eseguita a mano, le lancette brevettate nel 1783, d’acciaio brunito blu a forma di mela vuota, l’eleganza della cassa scannellata e, naturalmente, gli orologi Grande Complication con brevetto Tourbillon, straordinaria invenzione di Abraham – Louis Breguet, che incanterà i più grandi (e celebri) estimatori di tutti i tempi.
Gli orologiai della Vallée de Joux, come quelli che operavano a Parigi in Quai de L’Horloge, sono mossi dallo stesso desiderio per la perfezione, a tal punto da riconoscere un Breguet al primo sguardo. Torniamo al passato: se si pensa a Versailles, il primo impulso è ricordare i fasti del palazzo reale e i complicati cerimoniali dell’aristocrazia francese. Ciò nonostante, il diciottesimo secolo era anche un tempo dominato dallo spirito cartesiano che regnava incontrastato, paradossalmente al capriccio dell’eleganza e dello sfarzo.
Il maestro orologiaio, Abraham – Louis Breguet, era stato influenzato “dall’esprit de géometrie” che aleggiava negli ambienti artistici dell’epoca. Grazie ad una straordinaria abilità tecnica, alla capacità di creare forme inedite, concepite come splendidi scrigni per meccanismi complessi e innovativi, la sua bottega era diventata meta irrinunciabile per la nobiltà che voleva esibire un orologio unico e un Breguet aveva un valore tale d’eguagliare quello di un palazzo.
Nel libro d’oro dell’azienda a conduzione familiare, compaiono nomi di clienti come la regina Maria Antonietta, il duca d’Orléans, Luigi XVI. Nella Maison, ogni esemplare era un’opera d’arte, un pezzo unico, che non aveva altro modello identico; ciascuno, contrassegnato da una serie numerica, per riporre, in segreto, storie d’acquirenti eccezionali.
Una di queste cifre, per l’esattezza, 2685, è legata a un momento particolare: nel 1811, il marchese Emmanuel de Grouchy, generale dell’esercito napoleonico, eroe in battaglia e grande stratega, si recava dal maestro per acquistare un orologio a ripetizione. Breguet, con un’attitudine quasi psicologica che mostrava nei confronti dei suoi selezionati clienti, pensò di creare un oggetto assolutamente originale. Dal codice 2685, nasceva un orologio a ripetizione con pulsante a corona, quadrante d’argento “a grano d’orzo” e catena d’oro, stimato 3.600 franchi, destinato a entrare nella storia.
E dal codice 2685, la Maison Breguet, da laboratorio artigianale, si trasformava in grande atelier. Già nel 1787 erano stati adottati i rubini a rendere più efficaci i meccanismi; nel 1795 era stato creato il calendario perpetuo per le fasi lunari, mentre, tre anni dopo, si preparerà la tecnica per segnare i secondi, una vera innovazione per l’epoca. Si perfezionavano aspetto estetico e cura del manufatto artigianale, lo stile e il disegno delle casse, realizzate sempre in metallo prezioso e valorizzate dalle lancette a pommes in metallo brunito.
Da Versailles a oggi, poco è mutato nello stile della Maison. Tutti i nomi del gotha internazionale, dalle teste coronate ai politici, dagli scrittori ai musicisti, sono stati accomunati dalla passione di un orologio Breguet: da Napoleone, allo zar Alessandro, dalla regina Vittoria ad Arthur Rubinstein, da Alexandre Dumas a Sir Winston Churchill.
Primo attore di questa grande e singolare storia è il lavoro di matrice artigianale come l’aveva voluto il maestro, Abraham – Louis Breguet, nel 1775. Nel laboratorio di L’Abbaye, in Vallée de Joux (Svizzera), gli orologiai ripetono i medesimi gesti con la competenza dei loro precursori di due secoli fa. Sono operazioni accuratissime che richiedono perizia e una straordinaria cura per il dettaglio; anche lo scarto di un millimetro può fare la differenza, non sono tollerate manchevolezze, seppur insignificanti.
Di sicuro ciò non rappresenta un problema per i virtuosi dell’orologeria Breguet, maestria e raffinatezza si riflettono in ogni particolare, nei meccanismi perfetti, nel design, nei modelli storici dell’antico atelier come nell’attuale, di Vallée de Joux.