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BREVI MONOLOGHI IN UNA SALA DA BALLO DI FINE OTTOCENTO di Alessandra Paoloni
Creato il 09 gennaio 2014 da Linda Bertasi @lindabertasiQUARTA: Brevi monologhi sotto la forma di poesia da parte di vari personaggi che si susseguono, a volte si richiamano. Alcuni sono parenti o promessi sposi contro la propria volontà, alcuni sono ricchi, altri innamorati respinti, chi ha successo e chi meno. Chi non ha speranza, chi vuole vendicarsi, chi tradire, chi è tormentato, preoccupato, disperato.
Una scrittura ottima, scorrevole, densa di significato. Che sia uomo o donna non ha importanza.
La bravura di Alessandra Paoloni sta nell'immedesimarsi e nel richiamare discorsi e frasi poetiche proprie dell''800. Parole sublimi, toccanti, da rileggere da quanto sono belle e non perché non si capisca cosa dice. Al contrario, tutto è chiarissimo, seppure reso in un linguaggio ricercato e voluto, studiato.
Niente è lasciato al caso.
Assolutamente da leggere.
Il libro si apre con la figura di Elisabeth Gravestone che si appresta a entrare in una sala da ballo augurandosi di riuscire a confondersi tra la folla e far trascorrere la serata in modo indolore. Si rivolge al lettore invitandolo a seguirla e, una volta all'interno, ci presentata una girandola di personaggi che popolano il locale, ognuno con un vissuto differente, luci e ombre si alternano davanti agli occhi del lettore mostrando trionfi e miserie degli ospiti in sala.
'L'amore è labile e nella sua breve fugalascia dietro di sé un campo smisurato di pietosiresti mortali.Impetuosa falce,martirio soave.'
La Paoloni presenta una società intera racchiusa tra queste quattro mura, dove ogni personaggio rappresenta uno stereotipo di uomo o di donna. Abbiamo scrittori, musicisti, donne bennate e di malaffare, uomini di potere, mogli annoiate, amanti insoddisfatti e ragazze con i loro sogni dorati che si sgretolano tra le dita a causa delle convenienze e gli usi dell'epoca. Tutti, salvo qualche rara eccezione, nascondono la propria essenza dietro invisibili maschere incarnate dai propri scritti, dal uno strumento, da un matrimonio apparentemente soddisfacente, dall'avvenenza o dalla ricchezza.
Le corde sono le vene delle mie braccia cheaffluiscono fino al cuoree lo martellano di suoniora sublimi ora mediocri ora funesti ora soavi.L'aria si colora di antiche melodie,gli orecchi si pongono in ascoltoe le membra simuovonocomandate da fili imperiosi che decidono di calare dal cielo mandati da Dio all'uomo.'
Ogni personaggio è presentato con un'ode, il cui titolo porta il nome del soggetto che andremo a conoscere più da vicino. La bellezza e il genio di quest'operetta non sta solo nell'aver raccolto delle odi poetiche che rasentano la perfezione ma averlo fatto con metodo e astuzia."Brevi monologhi in una sala da ballo di Fine Ottocento"si trasforma in un romanzo breve per la sua machiavellica chiave di lettura: qui, ogni ode, oltre a presentarci il soggetto, introduce il personaggio successivo e la lettura diventa fluida e scorrevole. Nessuna interruzione, nessuna pausa. Un meccanismo che spinge il lettore a voltare pagina e scoprire immediatamente cosa si nasconde dietro l'aspetto del personaggio menzionato nelle frasi conclusive di ogni componimento.Pochi sono i personaggi che si 'salvano' dalla penna della Paoloni ma tutti incarnano alla perfezione la società del XIX secolo e il messaggio arriva forte e chiaro al lettore.
'E cosa dunque ci resta al termine del nostrocammino?Solo verbi offerti al vento,per pocouditigiammai ricordati.'
I temi trattati sono molteplici: la paura, l'invidia, l'amore, la verità, il mistero della morte, le maschere che indossiamo nella quotidianità, ma c'è spazio anche per le passioni che colorano la vita come la musica, la letteratura e l'arte.
Chi ama la poesia e chi ama i romanzi di ambientazione ottocentesca non potrà non ammirare questa operetta, forse senza riuscire a dimenticarla.
Un esordio entusiasmante che lascia a bocca aperta e che anticipa le doti eccelse di questa giovane e talentuosa scrittrice.
'Inizia così una lunga processione di uomini e di donneda me ben conosciuti ma che riservano amare verità, che non rivelerebbero a uomoche non confesserebbero a Dio.'
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