Da stabilimento di punta dell’azienda, scelto per sbaragliare la concorrenza di altre multinazionali del pneumatico, a peso morto da smaltire anche a discapito di un migliaio di posti di lavoro, senza alcun preavviso. E’ cambiata così la storia della Bridgestone di Modugno, nel giro di pochi anni. Per la precisione, dal 2008, quando il colosso giapponese decise di investire a Bari 150 milioni di euro per un progetto che avrebbe permesso un notevole ampliamento dello stabilimento, il raddoppio della produzione, l’introduzione di nuovi macchinari per elevare la qualità dei pneumatici e produrre a regime l’alta gamma, e l’assunzione di centinaia di lavoratori.
“Avrebbe blindato la Bridgestone a Bari per almeno altri 20 anni”, conferma il segretario della Filctem Cgil Puglia, Vito De Mario, “ma adesso il progetto giace nei cassetti della Regione Puglia”. “Furono coinvolte le istituzioni a tutti i livelli – aggiunge – e ci furono incontri informali e ufficiali” sul progetto denominato ‘K5’.
All’epoca presidente del Consiglio era Silvio Berlusconi, mentre l’assessorato allo Sviluppo economico della Regione Puglia, cuore dell’operazione, era guidato dal vicepresidente della Giunta, Sandro Frisullo, poi sostituito perché coinvolto nello scandalo della sanitopoli pugliese.
Il progetto, spiega De Mario, “fu approvato dalla casa madre che aveva deciso di rispondere alla concorrenza di Francesi e Polacchi”. Per vincere la guerra dei pneumatici, “fu scelto proprio lo stabilimento di Bari – sottolinea il segretario Cgil – poiché era stato ritenuto il migliore”. Gli incontri si susseguivano, il progetto era nero su bianco: “Si dovevano costruire nuove opere murarie, infrastrutture e capannoni; si sarebbero introdotti nello stabilimento di Modugno nuovi macchinari che avrebbero permesso di alzare la qualità dei pneumatici e la produttività, e si sarebbero fatte centinaia di assunzioni”. Dai 21mila copertoni al giorno che l’azienda produceva in quegli anni (14-15 al giorno quelli attuali), si sarebbe arrivati a 42-43mila copertoni al giorno.
“Il costo del progetto – precisa De Mario – fu stimato intorno ai 150 milioni di euro e negli incontri fra l’azienda, l’Unione europea, la Regione Puglia e il Comune di Modugno, si cercava di capire come, e in che misura, ognuno avrebbe dovuto fare la sua parte”.
Ma poi, quando tutto sembrava andare per il verso giusto, il sogno di una Bridgestone che produceva più pneumatici e più posti di lavoro, sfumò. Sulle motivazioni nessuno si sbilancia. La Cgil dice che fu colpa della crisi che in quegli anni cominciava a mostrare i denti. Il segretario della Femca Cisl, Sebastiano Buono, ricorda che “da Bruxelles arrivò l’ordine di sospendere tutto: nonostante il governo nazionale fosse pronto a fare la sua parte, finanziando una grossa fetta dell’investimento, la Bridgestone decise di dirottare tutto in Ungheria”.
Secondo invece il segretario confederale della Uil Industria Puglia, Alfonso Gagliano, “possiamo solo fare ipotesi sul perché l’azienda abbia cambiato idea”. Fatto sta che la Bridgestone garantì “che su Bari sarebbero rimaste tutte le performance qualitative e di mercato: non avremmo mai immaginato che si sarebbe arrivati, senza nessun segnale di preavviso, all’annuncio della chiusura dello stabilimento”.
Eppure quel progetto avrebbe eliminato ogni dubbio intorno a uno dei punti su cui l’azienda sta concentrando le motivazioni per giustificare la chiusura dello stabilimento: “A Bari – dicono i vertici della Bridgestone – non si producono pneumatici di alta gamma”, proprio quelli che ora chiede il mercato. Un dato che è stato però già ampiamente smentito da operai e sindacati, i quali ricordano come lo stabilimento di Modugno sia uno dei 5 su 48 in tutto il mondo a produrre i pneumatici ‘run-flat’, di altissima gamma, per la Bmw: sono i cosiddetti pneumatici ‘ultra-high performance’. Quanto ai costi dell’energia, che sarebbe un’altra motivazione della chiusura, gli operai ricordano che l’azienda barese è dotata già da tempo di un impianto di co-generazione a metano, che permette di abbattere di molto i costi. E, come se non bastasse, “il bilancio della Bridgestone di Bari è in attivo: il 2012 si è chiuso con un incremento degli utili pari al 41,4%”.
Questi e altri dati, adesso, sono le armi da impugnare a Roma giovedì prossimo, 14 marzo, quando al ministero dello Sviluppo economico i vertici della Bridgestone Europa incontreranno, per la prima volta, le istituzioni italiane, i sindacati e una delegazione dei circa 1.000 operai che rischiano il posto di lavoro.