“Perché è lì, all’ombra della maestosa presenza del Castello Alfonsino,
che inizia la danza vorticosa delle 100 vele,
dove le prue e le scie disegnano sulla spuma del mare
ghirigori immateriali di suggestioni
incrociando le speranze e i desideri delle imbarcazioni partecipanti”
Il fascino inconsunto della Brindisi-Corfù, dal 1985 ad oggi, è racchiuso nella storia delle storie che i naviganti conducono al ritorno con sé. La rotta che dal capoluogo salentino dell’Adriatico guida infatti verso la sponda greca del Canale d’Otranto disegna sulla spuma del mare ghirigori immateriali di suggestioni e stati d’animo da serbare nella memoria dei suoi nocchieri.
Un’avventura che si sublima nelle immagini sempre affascinanti della partenza. Perché è lì, all’ombra della maestosa presenza del Castello Alfonsino, che inizia la danza vorticosa delle 100 vele, dove le prue e le scie incrociano le speranze e i desideri delle imbarcazioni partecipanti.
E così il diario di bordo di ciascun equipaggio durante le 104 miglia di regata si riempie di racconti diametralmente opposti per intensità agonistica ma immancabilmente indivisi nello stesso straordinario slancio emotivo. I pericoli corsi, gli imprevisti e le situazioni più inattese si trasformano nei piccoli grandi episodi da ripetere agli amici per una vita.
Durante uno degli immancabili groppi d’acqua c’è chi potrà descrivere il terrore per il fulmine che scendendo lungo la randa ha sfiorato la testa degli uomini nel pozzetto prima di scaricare la sua violenza in mare. Così come chi potrà raccontare di aver raccolto nottetempo sulla propria spalla una rondine stremata, di averla nutrita per poi liberarla alla vista della costa albanese di Saranda. E l’avvistamento dei delfini, compagni puntuali che si prendono gioco della lentezza degli scafi rincorrendosi intorno alla chiglia, almeno fino a quando un altro gioco li porterà a curiosare in uno spazio di mare più blu.
Insomma, chi gareggia partendo da Brindisi per tagliare primo il traguardo e chi gareggia semplicemente con se stesso e col desiderio primario di arrivare. E allora accade nell’isola greca di Corfù, dove i colori dell’estate mediterranea dipingono di sole visitatori e turisti, che l’ammirazione estetica per la nuova impresa di Idrusa tra i Maxi (Trofeo Liburna) si affianchi alla gioia di Exprivia Luduan per il trionfo in tempo compensato (Trofeo Kalantzis). Eppure nulla vieta che ammirazione e gioia, insieme, si possano fondere senza sforzo con il rispetto morale per l’ultimo equipaggio, Lola, arrivato a Kassiopi dopo oltre 30 ore, ferocemente determinato a non gettare in mare il proprio coraggio durante una navigazione imperlata di sofferente attesa. Un modo degno anche questo, come quello dei vincitori, per dire di essere stati parte e corpo dell’avventura della Brindisi-Corfù.
Regata che si nutre dei record e delle piccole storie per rinvigorire ogni anno la sua prestigiosa tradizione e l’infinita storia di uomini che solcano il mare.