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Brogli in Venezuela: TheTweeter intervista Archimedes Espinoza, giornalista venezuelano.

Creato il 16 ottobre 2012 da Vittorionigrelli @vittonigrelli

Arquimedes Espinoza

Archimedes Espinoza, classe 1958, è un giornalista venezuelano che dal 2010 vive in Italia, a Milano. Nel 2000 ha cominciato a lavorare nel sito “El Gusano de Luz” mentre si occupava già di una ONG (organizzazione non governativa) operante nella poverissima zona a ovest di Caracas.

TheTweeter ha chiesto e ottenuto di poter intervistare il signor Espinoza riguardo alle vicende venezuelane che ci hanno tenuti occupati nei giorni scorsi.

In Venezuela si sono tenute delle elezioni democratiche. Possiamo quindi considerare il Venezuela una nazione democratica?

Non si può considerare democratica una nazione per il solo fatto che vi sono delle elezioni. La democrazia è sviluppata in ogni secondo nella vita di una nazione. Certamente, per Chàvez, le elezioni sono il biglietto da visita. In base al fatto che si fa eleggere, viene ammesso nel circolo dei governanti nel mondo. Prima di avere vinto nel 1998 con le elezioni, aveva cercato di prendere il potere due volte, tramite un colpo di stato. Adesso ha imparato la lezione e le elezioni saranno sempre la strada a essere percorsa. Come le faranno e come le prepareranno è un altro discorso.

Lei quindi pensa vi sia stata una “freuda” (=truffa, il termine usato in questi giorni dai manifestanti), dei brogli?

Da quello che ho visto pubblicato, sia su TheTweeter, sia su altri blog, devo dirti una cosa: non vedo una prova certa. Piuttosto, non credo che le voci siano necessariamentepartite dalla fazione di Capriles (l’avversario di Chàvez, ndr). Per i chàvisti è un bene far passare in Venezuela il messaggio che le elezioni non servono a nulla. Così gli oppositori vanno alle urne successive demoralizzati e vengono annientati “democraticamente”. Ricordiamo che a dicembre vi saranno le elezioni per le regioni quindi potrebbe essere stata una mossa dei chavisti.

Scusi, ma è credibile? Non è un po’ campata in aria come ipotesi?

Sì, è credibile. Nel 2005 è successo lo stesso. Vi era un referendum, e dopo il voto sono partite le voci che c’era stata la freuda. Tutti abbiamo manifestato al grido di “Freuda!”, però poi ci siamo astenuti dal voto alle politiche che c’erano subito dopo, ritenendo inutile andare a votare se poi tanto cambiavano le schede. E’ stato un errore grave, perché hanno preso senza colpo ferire tutto il potere legislativo. Non è un errore da ripetere oggi.

Quindi niente freuda?

Non proprio. Possiamo parlare di freuda in un certo senso anche quando un governo approfitta di tutte le risorse dello Stato a proprio beneficio. In 14 anni di governo, Chàvez ha nominato tutti i giudici della corte suprema e degli altri tribunali, si è posto come un datore di lavoro nei confronti dei dipendenti amministrativi, offrendo loro l’allettante possibilità: dare un voto in cambio del lavoro. In più non deve rendere conto a nessuno del suo operato.

Deve rendere conto agli elettori.

Solo in parte. Faccio un esempio di come Chàvez può controllare molti elettori: la mision vivienda. E’ un programma per aiutare le persone che hanno bisogno di un’abitazione. Un sogno. Le persone devono fornire i dati personali per essere messi in una lista che si allunga sempre più. Negli ultimi 14 anni si è costruito di meno che negli anni della democrazia precedente. E’ un modo per tenere sotto pressione l’elettorato. Finché voti Chàvez la casa può sempre arrivarti. Non c’è nessuna garanzia sulla segretezza del voto, e sai che hanno tutti i tuoi dati. Ci vuole coraggio per votare contro Chàvez, sapendo che verrai ufficiosamente escluso dal programma. Stiamo parlando di 2 milioni di persone.

Che ruolo ha avuto l’avversario Capriles nelle ormai finite elezioni?

Capriles non ha lottato contro un partito di governo, né contro un candidato di governo, ma contro uno stato, lo stato chavista. Comunque mai l’opposizione era riuscita a creare così tanto consenso intorno a un unico candidato, scelto con delle primarie. Ha guadagnato 2 milioni di voti rispetto alle elezioni passate. Come puoi constatare  non è stata un’impresa semplice far arrivare i propri messaggi alla massa (TheTweeter è stato in contatto continuo con i manifestanti durante le proteste successive all’8 ottobre, ndr).

Chàvez può fare i propri discorsi a reti unificate, rimanendo per ore nelle trasmissioni alla radio e in televisione. Così tutti sentono le sue barzellette, e le sue storie di lotta dei poveri contro i ricchi. Storie che all’estero piacciono tanto, sopratutto se in mezzo ci sono i cattivi americani. Raccontare barzellette e storie non fanno di lui un governante democratico. Nemmeno le elezioni fanno di lui un capo democratico.

In che senso?

Faccio un esempio più vicino all’Italia: Mussolini era popolare e venne votato dalla maggioranza. Questo ha fatto di lui un governante democratico? No. Non basta vincere democraticamente, bisogna dimostrare di essere democratici durante tutto il mandato.

Purtroppo è finito il tempo a nostra disposizione, grazie per la sua disponibilità.

(questa risposta non è riportata in italiano corretto, ma viene pubblicata così com’è stata scritta dal nostro intervistato) Spero che ti serva di aiuto. Se qualcosa ti serve di più lo farò volentieri. Visto che sei stato molto gentile in farmi sapere i tuoi domandi in spagnolo, Io non posso essere di meno con te e vedrò se riesco a risponderti di nuovo in tua lingua.

Vittorio Nigrelli



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