Firenze – Il campanile di Giotto
Ci andavo ora che finché non avessi deciso se continuare gli studi di legge o dedicarmi tutto a coltivar il mio orticello poetico o se accettare provvisoriamente un impiego ero in vacanza della vita; eppure, intanto, i problemi dello spirito mi si affacciavano tumultuosi alla coscienza inesperta,. e tutto il mondo ideale che era stata la gioia della mia fantasia, il riposo della mia fede apparivami o insulso o rovesciato o vuoto…. via, senza campanello nel via-vai di Piazza del Duomo ; via di prima mattina in campagna a trenta chilometri all’ora alla piana, senza scendere alle salite, senza freno alle scese per strade solitarie e sconosciute colla breccia vergine che non ero tanto a metter toppe alle gomme, via a bevere rugiada come le cicale, e a inzupparmi dell’odor dei cipressi e dei pini, di sole e di sudore ; e per le case dei contadini il latte schiumoso ancora tepido e l’ovo che la gallina à scodellato allora ; tornare irriconoscibile per il polverone della strada maestra e sotto la doccia accorgermi d’aver risoluto il quesito d’Amleto. Chi avrebbe mai creduto, a vedermi, che il correre a pazzo arcuato a quel modo su una macchina così leggera, col manubrio arrovesciato all’ ingiù e con
quel po’ po’ di moltiplica e senza mai sonare il campanello fosse il modo con cui curavo il mio spirito in crisi ?
(Bruno Cicognani, “In bicicletta”, da “Gente di conoscenza” 1918 – tratta da Poeti d’oggi (1900-1920) – Antologia a cura di G. Papini e P.Pancrazi – Vallecchi Editore Firenze – 1920)