“La notizia pubblicata da Libero era falsa” spiega la Corte in una nota. Il giornalista ha rifiutato le misure alternative al carcere e ha annunciato le proprie dimissioni. Stamane il Pg aveva chiesto uno sconto della pena. “La notizia pubblicata dal quotidiano diretto dal dottor Sallusti era falsa” – spiega la Cassazione – dal momento che “la giovane non era stata affatto costretta ad abortire, risalendo ciò a una sua autonoma decisione”, Severino: “No comment, ma cambiare norma”. Le reazioni di Ordine ed Fnsi. In coda l’articolo sotto processo
di www.repubblica.it
Roma, 26 settembre 2012. Avendo deciso di non chiedere una misura alternativa alla pena come i servizi sociali, per Sallusti quando la sentenza diverrà esecutiva si aprirebbero le porte del carcere. La sentenza, ha spiegato il procuratore capo di Milano Bruti Liberati, sarà esecutiva entro trenta giorni da quando la Suprema Corte comunicherà il verdetto ai magistrati milanesi che si occupano dell’esecuzione della pena. Sempre Bruti LIberati ha spiegato che l’esecuzione della pena detentiva sarà automaticamente sospesa in quanto Sallusti risulta non avere cumuli di pena né recidive. Sallusti avrà quindi 30 giorni di tempo per chiedere al tribunale di Sorveglianza (in composizione collegiale) una misura alternativa: l’affidamento in prova ai servizi sociali o la detenzione domiciliare o la semilibertà. Il procuratore ha precisato anche che, dopo la condanna definitiva in Cassazione per Sallusti, la competenza relativa all’esecuzione della pena spetta alla procura della Repubblica e non alla procura generale poiché, rispetto al primo grado, è stata apportata una modifica solo sull’entità della pena.
Il ministro della Giustizia Paola Severino non ha commentato la sentenza: “Prendo atto della decisione della Corte di Cassazione. Non conosco il merito della vicenda e ho troppo rispetto delle sentenze”, ha detto. Quanto però “al profilo normativo, confermo quanto oggi detto in Parlamento sulla la necessità di intervenire al più presto sulla disciplina della responsabilità per diffamazione del direttore responsabile omogeneizzandola agli standard europei che prevedono sanzioni ecuniarie e non detentive”.
Appresa la notizia della condanna, Sallusti ha convocato in riunione straordinaria i caporedattori del Giornale, al terzo piano dell’edificio che ospita il quotidiano. Poi si è dimesso. Sull’edizione online è apparso il titolo a tutta pagina: ‘Vergogna’.
Sallusti è anche stato condannato alla rifusione delle spese processuali, a risarcire la parte civile e a pagare 4.500 euro di spese per il giudizio innanzi alla Suprema Corte. E’ stato così confermato il verdetto emesso dalla Corte d’Appello di Milano il 17 giugno 2011. Ci sarà, invece, un nuovo processo per il cronista Andrea Monticone imputato insieme a Sallusti.
La richiesta del Pg. Stamane la Procura della Cassazione aveva proposto l’annullamento con rinvio della condanna a 14 mesi di reclusione solo “limitatamente alla mancata valutazione della concessione delle attenuanti generiche”. Per il pg della Cassazione, Giovacchino Izzo, sarebbe stato necessario “valutare la possibilità di uno sconto di pena”. Secondo il pg, il ricorso presentato dai difensori di Sallusti in Cassazione doveva essere dichiarato inammissibile sul punto in cui si contesta che l’allora direttore di Libero fosse l’autore dell’articolo a firma ‘Dreyfus’, pubblicato nel 2007 e ritenuto diffamatorio nei confronti del giudice tutelare di Torino, Giuseppe Cocilovo. Anche sul diniego della sospensione della pena, il pg Izzo aveva sollecitato il rigetto del ricorso di Sallusti, ritenendo fornita di “tenuta logica” l’argomentazione dei giudici d’appello.
Unico punto, dunque, da accogliere del ricorso dei difensori, sarebbe stato, secondo Izzo, quello sulle attenuanti generiche. Per il Pg, dunque, sarebbe stato necessario un processo d’appello-bis per valutarne la concessione e, qualora fossero state accolte, queste avrebbero portato automaticamente a una riduzione della condanna. Gli articoli al centro della vicenda riguardavano un caso di aborto di una ragazza tredicenne.
Le reazioni. “Non si può andare in galera per un’opinione anzi per il mancato controllo su un’opinione altrui. E’ una decisione che deve suscitare scandalo”, ha dichiarato il direttore de La Repubblica Ezio Mauro. “E’ davvero molto grave che si arrivi ad ipotizzare il carcere per un collega su un cosiddetto reato d’opinione”, ha detto Ferruccio De Bortoli, “è un momento molto basso della nostra civiltà giuridica”, ha sottolineato il direttore del Corriere della Sera. “Questo mestiere non si può più fare. Se i giornalisti devono pagare con la propria libertà le opnioni che esprimono, non si può più fare”, ha detto il direttore di Libero, Maurizio Belpietro. “La notizia della conferma della condanna a Sallusti è terribile. E’ una cosa sbagliatissima e un precedente inquietante. Mi dispiace tantissimo”, ha commentato Lucia Annunziata, neo direttore di Huffington Post Italia 5. “Nessuno dovrebbe andare in carcere per questo reato”, ha affermato il direttore di Avvenire Marco Tarquinio. “La vicenda per una volta – ha scritto Famiglia Cristiana sul sito – ha unito i giornali, anche quelli di opposti schieramenti, nella solidarietà a Sallusti in nome di un principio fondamentale: non si manda in galera una persona per un reato a mezzo stampa.
Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, in una nota: “Una sentenza liberticida che segna una delle pagine più buie della magistratura italiana”. Per Franco Siddi, segretario della Federazione Nazionale della Stampa (Fnsi): “E’ sconvolgente. In questo momento siamo tutti Sallusti. E siamo pronti a iniziative straordinarie”. “Questo Paese fa schifo e spero che gli italiani scendano in piazza perché abbiamo raschiato il fondo. Sono sotto shock”, ha commentato Daniela Santanchè, deputata del Pdl. La sentenza è “eccessiva nella pena comminata e quindi sbagliata”, ha detto Gad Lerner. “Credo che il Parlamento e il Governo non possano restare inermi di fronte a fatti come questi e debbano porvi immediatamente rimedio”, ha dichiarato Ignazio La Russa, coordinatore nazionale del Pdl. “La condanna assume i contorni di una intimidazione inaccettabile”, ha detto il segretario del Pdl Angelino Alfano. “l’invito che
faccio a Sallusti è: resisti resisti resisti”, scrive sul proprio profilo di Facebook, il segretario della Lega, Roberto Maroni.
In mattinata il premier Mario Monti aveva affrontato il caso Sallusti dal punto di vista legislativo. “Ho seguito il problema direttamente, bisogna trovare un equilibrio tra i due beni della società: la libertà di stampa e la tutela della reputazione delle persone. Ci sono – aveva osservato – diverse soluzioni in diversi Paesi, è naturale per noi italiani fare riferimento alle posizioni dell’Unione europea, il ministro della Giustizia Severino avrà occasione oggi alla Camera di illustrare la posizione del governo”. “Verrà utilizzato – ha spiegato il premier – uno dei disegni di legge già presentati e arrivare a una formulazione ben chiara anche per quanto riguarda le pene che sia in linea con la Corte di Strasburgo e le legislazioni vigenti” in tutta Europa.
Del caso nei giorni scorsi si era interessato anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano 6 e appelli affinché Sallusti non finisca in carcere per un reato d’opinione sono arrivati anche da politici su posizioni diametralmente opposte a quelle del direttore del Giornale, compreso il leader dell’Idv Antonio Di Pietro 7.
La motivazione della Corte. “La condanna dei giudici del merito riguarda il reato previsto dagli art. 595 cod. pen. e 13 della legge 8 febbraio 1948, n. 47, la quale prevede la pena della reclusione da uno a sei anni, oltre alla multa”. L’articolo contestato si intitolava, ricorda la Cassazione, ‘Il dramma di una tredicenne. Il giudice ordina l’aborto’. “Pur essendo necessario – spiega l’ufficio stampa della Corte – attendere le motivazioni della sentenza per verificare le ragioni della decisione adottata, è opportuno precisare aspetti della questione, che non sono stati esattamente evidenziati dalla stampa nei giorni scorsi”. “La notizia pubblicata dal quotidiano diretto dal dottor Sallusti era falsa”, spiega, dal momento che “la giovane non era stata affatto costretta ad abortire, risalendo ciò a una sua autonoma decisione, e l’intervento del giudice si era reso necessario solo perché, presente il consenso della mamma, mancava il consenso del padre della ragazza, la quale non aveva buoni rapporti con il genitore e non aveva inteso comunicare a quest’ultimo la decisione presa”. (in http://www.repubblica.it/politica/2012/09/26/news/sallusti_colpevole-43317168/?ref=HREA-1)
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