Alla fine il bluff spagnolo è stato scoperto. Anche dagli stessi spagnoli. Vorrei sapere, adesso, che fine hanno fato quelli che negli anni d'oro dello zapaterismo tessevano le lodi sperticate di un Paese "giovane, vitale, allegro". Non si rendevano conto di confondere l'effetto di una sbornia con una vitalità reale e concreta. Ora che si sono svegliati con un forte mal di testa, gli spagnoli si sono accorti che forse anche l'oro di Zapatero era una patacca, visto che - stando a un sondaggio pubblicato da El Pais - i conservatori del Partito Popolare sono avanti di 9 punti e tre intervistati su quattro pensano che il piano di austerity varato dal governo non sarà sufficiente.
Sono uno ottimista scettico, perciò penso che alla fine anche gli spagnoli la sfangheranno e continuo a sperare che a noi italiani sarà risparmiato quello che stanno vivendo in Grecia e si preparano ad affrontare in Portogallo e in Irlanda. Solo che, da scettico, vorrei tracciare un parallelo tra quanti si sono fatti ingannare da una notte di movida e quanti sono abbacinati dal berlusconismo. Come sempre la giusta misura sta nel mezzo e finisce per avere torto sia chi grida in continuazione al complotto comunista che chi perde più tempo dietro ai matrimoni gay e all'equità dei generi nelle favole dei fratelli Grimm piuttosto che ai reali problemi del Paese.
Intanto quelli che se la passeranno peggio si sono rivelati più concreti e realisti dei caciaroni iberici. Se si votasse oggi in Grecia, il partito di governo prenderebbe il 45 per cento delle preferenze, appena un punto in meno di un mese fa, prima che la crisi di Atene esplodesse in tutta la sua drammaticità. I greci, cioè, rimetterebbero al governo quelle stesse persone che a un certo punto hanno accettato di fare i conti con la realtà e stringere la cinghia, anche a costo di pesantissimi sacrifici. Gli spagnoli invece che fanno? Appena qualcuno - seppure quel pataccaro di Zapatero - li sveglia lo mandano a quel Paese e corrono a votare per l'opposizione nella speranza che regali loro qualche altra ora di sogno. Tempo fa chiesi a una ragazza che ha vissuto a lungo in Spagna come fossero davvero gli spagnoli del post-franchismo. Li liquidò con due parole: "dei caciottari". Allora mi fece molto ridere, oggi più che altro mi amareggia.
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