Liliana Adamo da Luxuryonline.
Al centro della città, nel quartiere di Mont Des Arts, nella neoclassica Place Royale, il Magritte Museum apre i battenti ai numerosissimi visitatori d’ogni parte d’Europa.
Surreale era perfino l’atmosfera che ruotava intorno all’Hotel Altenloh, sede del museo. Per un mese, mentre all’interno fervevano i lavori, un immenso drappo di 1600 metri quadrati, ispirato all’Empire Des Lumieres di Renè Magritte, ne ha ricoperto la facciata, creando strani effetti illusionistici nello scorrere del traffico cittadino, ma soprattutto ad annunciare il momento in cui la città avrebbe conquistato la più grande collezione esistente dedicata all’eclettico surrealista belga, con tutti i suoi dipinti, le fotografie, i film, gli schizzi.
E Magritte è tornato a Bruxelles, sua città adottiva, che gli ha consacrato un attesissimo museo, esponendo le sue celebri opere su tre piani cronologici: al primo, “Le mystère à l’ouvrage”, iter artistico che va dal 1951 al 1967, con le sue tele più famose, L’Oiseau De Ciel e lo stesso Empire Des Lumières. Al secondo, “L’èchappèe”, include il periodo che va dal 1930 al 1950, con un allestimento di trenta opere, solo apparentemente meno note, sperimentazioni ed elaborazioni su diversi temi, l’impressionismo, la guerra… Al terzo, “La conquete du surréalisme”, ci riporta ai primi albori del surrealismo, dal 1898 al 1929, ed è un intervallo interamente rivolto al movimento di cui Magritte, da lì a poco, diverrà protagonista assoluto.
Dal momento inaugurativo, la tela che ricopriva l’austero edificio dell’Hotel Altenloh, ha lasciato spazio ai pannelli solari che alimenteranno il museo. La sapiente regia di Winston Spriet, architetto e scenografo belga tra i più innovativi, ha curato gli allestimenti interni, mentre Michel Drasguet, storico dell’arte e curatore, ha voluto caratterizzare un percorso espositivo coniugando architettura e tecnologia in modo eterogeneo e quasi labirintico, con pareti buie dove risaltano i colori e i paesaggi fantastici di Magritte, lasciando che il mistero rintani in spazi appartati colmi di sorpresa o inducenti a pause di meditazione, tra fisicità e sogno.
Si calcola che solo in un anno, il museo riceverà circa 700.000 visitatori, provenienti da ogni parte d’Europa. A Milano, la mostra “Magritte e la natura”, ne ha attirato 350.000 in quattro mesi. Presumibilmente, tutta questa popolarità, avrebbe non poco intrigato il maestro del trasformismo onirico, stuzzicando quel gioco di rimandi e finzioni tra reale e irreale, tra gli spettatori e la sua arte.