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Negli anni 80 i suoi film potevano incassare anche un milione di dollari, cifre veramente astronomiche.
E lo stesso cinema filippino in quegli anni, e per quasi una decade, fu addirittura il secondo cinema al mondo (inutile dire il primo) per numero di produzioni e incassi.
E molto grazie a lui.
Weng Weng si rifà soprattutto a James Bond. Le sue sono sì parodie, ma non nel senso più trash del termine. Anzi, se non fosse per come è Weng Weng potremmo definire questi film semplici remake di serie b di film americani, non parodie.
Se devo essere sincero, e il doc è pieno di spezzoni, non sono nemmeno girati male per essere degli b movie.
Già, se non fosse per come è Weng Weng dicevamo...
Perchè Weng Weng combatte il male, spara, salta, è esperto di karate, tromba come un sorcio, fa tutte le cose che fa James Bond nei suoi film. E non solo Bond, ma rifà pure personaggi di supereroi amerigani.
Sì, sto Weng Weng è una stella luminosissima.
Ma è alto 90 cm.
E' un nano, anzi, un supernano. E pure brutto.
Potete capire che qualsiasi tentativo di remake diventi parodia, anche senza volerlo.
Il doc parte dalla volontà di un malato di cinema (che aveva il più importante negozio di rarità in dvd nell'intera Australia) di ricercare notizie su questo Weng Weng.
Chi era in realtà, che fine ha fatto, come ha potuto avere tutto quel successo.
Per scoprirlo il regista del doc va direttamente nelle Filippine.
Intervisterà vecchi registi di Weng Weng, vecchi colleghi attori, vecchi membri della troupe, storici e appassionati.
Le Filippine negli anni 80 sfruttano il successo avuto con Apocalypse Now e diventano un luogo ideale per gli americani sia per le location che per i costi di produzione dei film.
I filippini costano pochissimo, lavorano 24 ore e hanno posti splendidi.
Poi piano piano sono gli stessi filippini a voler crearere un loro proprio cinema copiando ovviamente il modello Hollywood sia nel suo essere industria che, soprattutto, nei film, nei generi.
Weng Weng inizia la sua carriera quasi per caso. Ma da comparsa diventa ben presto la star, qualsiasi film dove sta lui diventa una miniera d'oro.
Vedi questo nano sulle copertine di tutti i giornali, lo immagini pieno di soldi e di pollastre, credi che faccia una vita da star e invece...
E invece il doc scopre piano piano che dietro la facciata tutto era diverso.
Che Weng Weng era una specie di giullare del Re che lo stesso Re usava per divertirsi.
Scopri che il sanguinario dittatore Marcos, al capo delle Filippine per più di 20 anni, portava Weng Weng a casa, ci si divertiva e forse è dietro la sua spinta che il nano è diventato una star.
C'era il cinema di propaganda, lo stesso Marcos usò la settima arte per acquisire i voti all'inizio.
E far diventare il nano una star, permettere che "anche un deforme possa avere successo" è simbolo di democrazia.
E poi c'è il modello americano con i suoi film.
Il nano funziona, porta incassi incredibili. Ma lui non vedrà mai una lira.
Tutto sembra essere bellissimo, i film del nano che portano gli USA laggiù vanno alla meraviglia, molto meglio dei pomposi film autoctoni. Meglio il trash. Che poi Weng Weng sembra tanto Gesù Bambino e si sa, le Filippine sono il secondo popolo al mondo per cattolicesimo. E Gesù Bambino è considerato una star là, il supererore di quelle latitudini.
Sì, ma poi le Filippine cominciano a vergognarsi che la loro immagine nel mondo sia associata ad un nano deforme.
Weng Weng sembrava lo Sean Connery delle Filippine ma in realtà era soltanto il cane ammaestrato di due produttori senza scrupoli.
E della stessa dittatura.
Forse il difetto del documentario sta nel fatto che sebbene tante cose si scoprano piano piano il climax ascendente non vada di pari passo ma, anzi, c'è l'impressione che la parte migliore resti la prima, quella in cui scopriamo la storia di Weng Weng.
Ma resta un'opera affascinante e quasi obbligatoria per chi ama le storie nascoste del cinema e quella cinematografia un pò grottesca e al limite dell'etica.
Alla fine il doc si chiede se lui in realtà sia stato mai felice.
Se dietro quel successo, quei film, quelle donne, se dietro tutte quelle cose che in realtà erano solo e solo finzione ci sia stato un piccolo uomo che era comunque contento di farle, comunque contento di essere il giullare star anzichè passare una triste vita nella sua catapecchia con la sua famiglia.
Forse sì, forse Weng Weng era felice.
Ma credo che Ernesto De La Cruz, il suo vero nome, avesse un dolore dentro inimmaginabile.
Il nano di 90 cm che stregò Cannes e annusò le palme più alte soffrirà paralizzato due anni in un letto.
Au revoir Weng Weng.
Sua Altezza.
( voto 7)
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