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Bukowski: tra genio e follia

Creato il 23 dicembre 2014 da Lucia Savoia
Riuscireste voi a descrivere la vostra vita in pillole; assaporando, ricordando, maledicendo tutto ciò che è accaduto nella vostra vita??Bukowski: tra genio e folliaEventi raccontati senza menzogne, autentici, colorati, osceni, malinconici, pullulano uno dei romanzi più intesi della letteratura americana: Factotum.
Piccoli assaggi di una vita vissuta, frammenti, ricordi, emozioni di colui che, più di ogni altro, ha percepito il disagio di un epoca.
Charles Bukowski, così discusso e criticato, nasconde una sensibilità che va oltre le oscenità dei sui romanzi. Tendenzialmente i più lo considerano un ubriacone, nullafacente e sconsiderato, senza aspettative, senza ideali e senza alcun valore: luoghi comuni facili da elargire.Una personalità così difficile da decifrare non può essere inquadrata in schemi predefiniti e preconfezionati, ma va compresa, osservata attraverso i suoi romanzi. Specialmente Factotum sembra lo specchio di quell'anima tormentata e alla deriva, inconsolabile e frustrata.Si raccontano le storie più disparate, liriche e oscene, sboccate, avventurose, deprimenti.Un Bukowski senza veli, ironico e sarcastico su quella società che lo giudicava e lo emarginava; estremamente critico sulla sua stessa esistenza, confuso, perso nel mondo, solitario. Bukowski: tra genio e folliaOgni disagio viene sempre affogato in una bottiglia di vino o nel grembo di una bella donna, ma né l'uno né l'altra riescono a placare quelle angosce esistenziali, malsane e distruttive. Ogni azione apre baratro che Bukowski non riesce a risalire: è lui, l'uomo, l'ubriacone, a sentirsi fuori luogo in società, a sentirsi solo tra la folla. Egli non fa parte di quella generazione di ribelli sicuri delle proprie scelte e della propri diversità. L'odio per le incoerenze, per le inutili moralità, per quella vita obbligata in degli schemi fanno di lui un diverso che non riesce a darsi forza; resta solo tra le mille incongruenze del mondo, impossibilitato a vivere, bloccato in una routine che non riesce ad allontanare: il
Nel romanzo è il suo alter-ego, Henry Chinaski, che prende spesso la parola, racconta delle sue sbornie, delle avventure sessuali, dei tanti sforzi alla ricerca di lavoro dignitoso che lo faccia sentire un uomo e non una bestia! Certo, un uomo nullafacente dovrebbe cercare un qualsiasi tipo di lavoro per mantenersi, per vivere così come la società vuole che si viva.. ma è giusto essere trattati come bestie? Essere usati come spazzatura, sottopagati, sfruttati e umiliati pur di lavorare?! Questa è la vita dignitosa di cui ci si dovrebbe accontentare?! vuoto gli colma l'anima, l'alcool lo stomaco.
Gli uomini sono spesso spogliati della loro dignità, della loro facoltà di giudizio e soprattutto della loro umanità: questo è ciò che il romanzo mette in luce, questo è ciò che Bukowski più disprezzava.Restare emarginato era una sua scelta, bere e lavorare poco era una sua scelta, anche criticare e criticarsi senza minimamente cercare di cambiare la situazione era una sua scelta..
Tuttavia come è possibile cercare di cambiare una situazione, dei ritmi di vita scanditi dai luoghi comuni, chiusi in degli schemi, frivoli e insensibili, se così pochi sono ancora in grado di ascoltare.Articolo originale di Sentieri letterari. Non è consentito ripubblicare, anche solo in parte, questo articolo senza il consenso del suo autore. I contenuti sono distribuiti sotto licenza Creative Commons.

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