È un albero che mi ha sempre incuriosito e incantato - mi dice, nel corso di una conversazione telefonica ,il "nostro" amico, baba Francesco.
Il missionario della Consolata, che da Torino è volato fino a Bunju per affiancare i "meno fortunati" di noi e che su Jambo Africa abbiamo imparato a conoscere.
E l'argomento scaturisce nel dialogo a proposito del fascino di certi paesaggi lussureggianti del Tanzania così come anche dell'attrazione che possono esercitare alcuni ambienti aridi e/o desertici dello stesso.
È tenacissimo. Resiste alla siccità come pochissimi - continua Francesco.
Con la sua insistenza è come se, quasi , volesse materializzarlo al mio sguardo.
Ha una vitalità che non conosce remore. I suoi rami entrano persino in casa, se non li ridimensioni debitamente.
Però la gente lo massacra, quando lo pota, e lo abbandona con “moncherini” che gridano pietà.
Ma, poco dopo, è di nuovo garrulo e ridente nel suo verde brllante - prosegue.
Non gli occorre molta acqua per offrire la sua ombra.E' generoso di suo.
- Come si chiama quest’albero? - ha chiesto finalmente, un bel giorno, baba Francesco nel corso di una delle sue ormai consuete "ricognizioni" alla scoperta del territorio.
- Si chiama “Di quaranta” - gli ha risposto un anziano.
- Come?
- Di quaranta ,urla quel vecchio (credendolo sordo), mostrando tutti i suoi denti ancora immacolati.
Proprio così: “Di quaranta” (Mwa arobaini, in swahili), non semplicemente “quaranta”.
- Quaranta persone o cose? - insistette baba Francesco.
- Quaranta malattie.
Meraviglioso e provvidenziale. Le foglie e la corteccia di quest’albero, apprende il "nostro", tramutate in decotto o masticate pazientemente, guariscono da ben quaranta malattie.
Inoltre le donne ne ricavavano legna per cucinare la polenta oppure la carbonella da accendere la sera, porre nel braciere e trovare un po’ di calore nelle notti ventose e fredde.
Gli uomini, poi, ne ricavano assi per sedie o letti: un po’ rozzi, ma sempre meglio della nuda terra.
Ma a baba Francesco hanno impressionato sopratutto le “quaranta malattie”.
Praticamente tutti i malanni del mondo.
Sarà proprio vero?
Prima di rispondere, l' anziano interlocutore, sul momento ,si concedette una pausa di silenzio.
Infine dichiarò: “Veramente oggi gli uomini e donne sono cambiati molto, troppo, e forse anche gli alberi non sono più come un tempo. Da quando l’uomo è andato sulla luna, tutto è mutato. Per esempio: al presente moltissimi si parlano da lontano, senza vedersi e senza nemmeno alzare la voce, portandosi all’orecchio una cosa che chiamano “cellulare”. Non chiedermi che cos’è, perché non lo so…”.
- Allora, bwana, “Di quaranta” guarisce o non guarisce 40 malattie?
E'questa la replica insistente di baba Francesco.
- Ah, Dio solo lo sa! -fu la laconica risposta dell'anziano,che poi ,subito dopo, proseguì il suo cammino in direzione opposta.
Francesco Bernardi (IMC)
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)