Quasi a voler sfruttare il periodo delle feste di fine anno e il letargo dei media verso questo lembo di terra martoriato, continua l’escalation di attacchi israeliani ai civili di Gaza.

Martedì pomeriggio, soldati israeliani durante una incursione in territorio palestinese hanno sparato alcuni colpi verso alcuni lavoratori impegnati a recuperare materiale edile di riciclo da delle macerie a est di Gaza city. Colpito da una scheggia di proiettile e fortunatamente ferito solo in modo lieve, Mahmoud Mousa Mohammed di 19 anni (foto uno). Quando i miei compagni dell’International Solidarity Movement (Ism) lo hanno visitato verteva ancora in visibilmente sotto shock.
L’episodio piu’ efferato di attacchi israeliani martedì verso sera a est di Khan Younis, dove un colpo di carro armato ha ucciso Hassan Mohammed Qedeh, di 19 anni. (foto due)
Nonostante le prime informazioni identificassero la vittima come un guerrigliero della resistenza, testimoni nella zona hanno confermato la tesi dei parenti che trattasi di vittima civile.

“Lo hanno lasciato sanguinare per due ore impedendo ai mezzi di soccorso di raggiungere l’aerea, tanto per farlo soffrire quanto più possibile, poi l’hanno finito con un colpo partito da un carro armato che lo ha centrato alla testa decapitandolo“. Mi ha raccontato Ahmed, che ha aggiunto: “la zona dove hanno ucciso mio fratello è pianeggiante, priva di ostacoli che ostruiscono la vista. I soldati prima di sparare hanno visto chiaramente che Hassan era un civile, privo di armi o di intenti bellicosi”.
Non riuscendo le ambulanze della Mezza Luna Rossa a raggiungere l’aerea senza il rischio di venire a loro volta attaccate, cinque parenti di Hassan hanno cercato di soccorrerlo, ma i soldati dalla jeep hanno sparato contro di loro in modo da tenerli distanti, prima proiettili poi una sorta di bombe a gas che li hanno intossicati, provocando svenimenti.
Allontanandomi dall’ennesima veglia funebre alla quale ho partecipato con i compagni dell’Ism, un vicino di casa della vittima si è avvicinato dicendomi: “Sparano ai civili come fosse uno sport, una forma di divertimento, come andare a caccia“.
In effetti i numeri parlano da soli, secondo dati dell’Onu, l’anno che si va concludendo è stato di caccia grossa a Gaza per i soldati d’Israele, con 59 palestinesi uccisi, 24 dei quali civili e più di 220 feriti. Nel 2010 nessuno civile israeliano è rimasto ucciso dai razzi sparati dalla Striscia.
Restiamo Umani
di Vittorio Arrigoni da Gaza city
tratto da PeaceReporter