Anche quest’anno, in Via dei Serpenti ci prendiamo un mesetto di ferie per riposarci, rilassarci, chiarirci le idee e, soprattutto, leggere. Auguriamo a tutti buone vacanze e vi diamo l’appuntamento ai primi di settembre con nuove recensioni, interviste, approfondimenti e altro ancora. Ma prima di lasciarvi, ci permettiamo di darvi qualche consiglio di lettura.
A presto!
Luisa Badolato
Ritratto di signora di Henry James. Sembra di ascoltare, leggendo questo romanzo, il fluire di una conversazione ininterrotta, il dialogo tra valori tradizionali restaurati e irriconoscibili tesi di modernità. L’eroina si strugge fra libertà e convenzione, confonde sé stessa con le proprie certezze fino a soccombere a una scelta naturale e umana che la salva dal mondo e le restituisce le emozioni perdute.
Cavalli selvaggi di Cormac McCarthy. Dal Texas al Messico per fuggire al destino e sperimentare il proprio desiderio di libertà. Due cowboy coraggiosi, due ragazzi; guardano in faccia i loro incubi dietro le sbarre di una galera. Si imbattono nell’amore e nell’amicizia, quando meno se l’aspettano, col fuoco di un incontro o l’ingiustizia dell’abbandono.
Alessia Caputo
Il mio consiglio per le vacanze è Perché essere felice quando puoi essere normale? di Jeanette Winterson (Mondadori). La Winterson è entrata nella mia vita qualche mese fa. La sua storia raccontata dalla voce di Carolina Cutolo al festival letterature di Massenzio a Roma. Lei ha letto il primo capitolo e io sono corsa a comprare il libro, che è grande, è quasi sproporzionato. Forse, proprio per questo, non è adatto per la spiaggia in verità, anche se in copertina c’è una simpatica bimba con i capelli rossi in riva al mare che stringe un pallone di plastica; ma io la trovo una lettura imperdibile. Questo libro è un’autobiografia, un occhio puntato sulla vita della Winterson, un occhio attento, sincero, crudele, emozionante. Questo libro è potente e sproporzionato, non solo nelle dimensioni. È il mio consiglio di lettura perché tutti dovrebbero leggerlo, perché insegna la differenza tra l’essere felice e l’essere normale, che non è affatto scontata. Buona lettura e buone vacanze.
Emanuela D’Alessio
Avete mai visto passeggiare qualcuno a quattrocento metri di altezza su un filo sospeso nel vuoto? Nell’agosto 1974 a New York centinaia di persone rimasero ore a testa in su per seguire la strabiliante impresa del funambolo francese Philippe Petit. In Questo bacio vada al mondo intero (BUR), vincitore tra l’altro del National Book Award 2009, il celebre scrittore americano Column McCann ha costruito intorno a quell’evento una trama intrecciata di volti, voci ed emozioni, uomini e donne sconosciuti e anonimi, ciascuno in lotta con la propria esistenza. Un affresco di umanità, intenso e poetico, raffinato e complesso. Una prova magistrale di letteratura.
Caterina Di Paolo
L’insonnia per me arriva tutte le estati, ma non è un vero problema: passo le mie notti in bianco mangiando libri, tanto che a volte ho il dubbio di essere una malata immaginaria. Riservo all’estate i libri torridi, lunghi, impegnativi; tutti i libri che per un motivo o per l’altro mi hanno incusso timore e che durante l’anno scolastico non ho potuto affrontare (anche se ormai sono grande, per me il vero capodanno è ancora e sarà sempre a settembre). D’estate leggo i libri che chiedono tempo per decantare.
Quest’estate leggo (e consiglio): Amado mio di Pier Paolo Pasolini (Garzanti). Atti impuri e Amado mio configurano i temi del Sogno di una cosa: la gioventù friulana e l’identità sessuale sono i cardini di due racconti acerbi, usciti postumi per non urtare la sensibilità della madre ma di cui Pasolini aveva progettato nel dettaglio il destino editoriale, tanto da scriverne una prefazione e specificare che i due romanzi brevi andavano pubblicati insieme. Sono due libri dolorosi e fulgidi, carichi di una potenza descrittiva bruciante allo stato grezzo: si sente che sono stati scritti per necessità impellente, ciò che trasforma un libro in un’esperienza di vita.
Doppio zero di Marco Belpoliti, (Einaudi). «Una mappa portatile della contemporaneità», una raccolta di scritti apparsi su varie testate e accomunati da una rara leggerezza intellettuale – la leggerezza calviniana, da non confondere con la superficialità. Si impara molto da questa raccolta di saggi brevi e densi, innanzitutto come il sapere renda liberi, lievi, felici: alcune scoperte della scienza assomigliano più a una favola ben congegnata che a un tomo impolverato. Il cielo è blu perché è pieno di polvere: nei giorni del bosone di Higgs, mai libro o sito fu più adatto.
Confessioni di un oppiomane di Thomas de Quincey (Garzanti). Consiglio questo libro che non ho ancora letto per due motivi. Innanzitutto fa il paio con il mio consiglio oppiaceo natalizio, ma – soprattutto – ho comprato questo libro su una bancarella, riconoscendo al volo l’inconfondibile grafica della collana Centopagine diretta da Calvino. Mettereste in dubbio, voi, un consiglio letterario di Italo il grande?
Chiara Rea
A chi come me sta trascorrendo gran parte di questa torrida estate a Roma consiglio un breviario utilissimo per queste giornate di canicola cittadina: Senza verso di Emanuele Trevi (della collana Contromano di Laterza). Con il suo stile elegante e ammaliante, Trevi racconta di un’estate a Roma (la bollente estate del 2003, ve la ricordate?) tra passeggiate solitarie, discese nel sottosuolo, lembi di città che crescono e cambiano, ricordi di amici scomparsi. Un piccolo libro che sembra raccontare poco e invece parla di tutto.
Sabina Terziani
Gli invisibili di Nanni Balestrini (Derive e approdi, 2007). In questo romanzo del 1987 Genova, la Diaz e le violenze assortite istituzionali della politica sono più vere ed evidenti che in qualsiasi cosa sia stata detta, scritta e filmata dal 2001 in poi. È roba forte, che fa arrabbiare, attualissima.
Morti favolose degli antichi di Dino Baldi (Quodlibet, 2010). È una lettura morbosa, lo so, ma d’estate mi piace giocare con i contrasti. Delle morti eroiche e insensate e dei “suicidi controvoglia” di greci e latini si ride con un senso di strisciante disagio. Ma si ride.
Il nazista e il barbiere di Edgar Hilsenrath (Marcos y Marcos, 2010). Un ariano che sembra ebreo e un ebreo biondo con gli occhi azzurri. Uno scambio d’identità che traccia traiettorie grottesche e crea situazioni tragicomiche. Un sano scardinamento di prospettive per non riappacificarsi con niente: alle mie letture estive chiedo questo.