2011: C’è chi dice no di Giambattista Avellino
Siamo alle solite col medio cinema italiano…
Non sai se attribuire maggiormente la colpa -per uno dei peggiori prodotti della corrente stagione- a una sceneggiatura approssimativa, a una regia poco curata, a una recitazione tutta gridata, a una colonna sonora inappropriata ed invasiva, a una ambientazione del tutto improbabile… Eppure l’idea di partenza era buona: denunciare uno dei nostri malvezzi perenni (nel lavoro essere scavalcati da chi è raccomandato), irridere contro corruzione e favoritismi. Il risultato è una specie di storia farsesca che vorrebbe illustrare tre ambienti (l’universitario, il medico, il giornalista) dove il malcostume regna sovrano e chi reagisce (professionisti che vedono la loro vita andare in frantumi) si comporta goliardicamente come collegiali alle prese con marachelle, divertendosi molto (loro… noi spettatori molto meno). Il tutto migliora leggermente nella seconda parte (che vorrebbe essere più seria) del film ma ormai il danno è fatto: la sensazione che tutto sia falso e inverosimile si è insinuata in noi e non ci abbandona.Regia e sceneggiatura falliscono anche nell’amministrare le varie situazioni: quella medica ben presto sparisce, la giornalistica ha qualche accenno, si privilegia l’universitaria (…forse perché in essa c’è Albertazzi).
Un film sfilacciato e inconcludente il cui punto di riferimento dovrebbe essere la gloriosa commedia all’italiana di un tempo (quella che, per dirla con il critico René Prédal, era“attenta testimone delle cause e delle conseguenze dei fenomeni sociali, culturali, economici e politici che gravano profondamente sulle mentalità…”, un genere “che lasciava filtrare -dietro le risate- l’amarezza, l’inquietudine, la collera”) ma assolutamente non paragonabile ai lavori di un Monicelli, di un Risi, di un Comencini, di un Pietrangeli, di un Germi... e neanche al recente Tutta la vita davanti di Paolo Virzì (1).
Filodrammatica la performance degli attori (che pure in altri film hanno mostrato una buona dose di talento)… Si salva forse solo Myriam Catania nell’unico personaggio che ha un certo spessore.
p.s. Giustamente Marzia Gandolfi sottolinea come C’è chi dice no sia “un film sproblematizzante e sconsolante, che non difende la serietà dell’esperienza morale dei suoi pirati-precari ma anzi nutre e approva la tendenza degli italiani a prendere il mondo com’è senza mai invertire la tendenza. Il sistema non si abbatte…”. Incurabili pessimismo e scetticismo italici.
note
(1) Inspiegabilmente, a mio parere, il film sta avendo buone accoglienze da parte della critica: “…giusta dose di leggerezza, buon ritmo, bravi attori e finalmente una commedia all’altezza” (35mm), “Una commedia di grande appeal ‘civica e democratica’” (MyMovies), “Un film raccomandabile” (Comingsoon), “Il tutto confezionato con garbo grazie anche ad un cast affiatato” (Il Giornale), “…contro le raccomandazioni con decisione e ironia” (Il Tempo), “…il film risulta ben equilibrato nel suo insieme, divertente, allegro e capace di far ridere e far partecipare emotivamente il pubblico” (FilmUp), “…bisogna ammirare il coraggio degli autori di affrontare argomenti spinosi e attuali” (Europa). Fuori dal coro Panorama scrive: “…la solita commedia italiana recente che un po’ fa sorridere molto fa sbadigliare. Tra alcuni buoni spunti, diverse banalità e una devastante caduta di ritmo”.
premi e riconoscimenti
sito ufficiale
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