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C’è troppa bellezza

Da Marcofre

Davvero, penso che ci sia troppa bellezza in giro. Ne siamo assediati. Soffocati. Ovunque si vada, è un fiorire di “bello”. Ovunque. Non c’è possibilità di scampo.

Se butto un’occhiata ai giudizi che i lettori danno ad alcuni libri, è impressionante come tutto si riduca a una sola parola:

Bello.

 

Di certo chi scrive così ha le sue buone ragioni, e io che trovo questo modo di scrivere (e di pensare) banale, ebbene, so che è colpa mia. Sono una pessima persona.
Ho letto troppo. E se qualcuno mi chiede di esprimere un giudizio su qualche autore difficilmente me ne uscirò con un “Bello”.

È colpa mia, sul serio.

Però posso permettermi di affermare che è ridicolo assai? È impossibile che tanta gente trovi tutto sempre e solo bello. Che di tutte le parole che ci sono nella lingua italiana, coi sinonimi che possiede, non si riesca ad andare oltre.

Bello.

 

È rassicurante.

Non ti ho detto brutto, giusto? È bello. Come il tramonto, l’alba, il concerto, il pranzo, il libro, il viale, il monumento, il bambino, il vecchio, il mondo, il mare, il cielo, l’universo, il passato, il presente, il futuro…

Quanta anemia c’è nella parola “bello”. Bisognerebbe essere malvagi, e a queste persone dire:

“Cosa intendi per bello? Quali sono secondo te le qualità che distinguono qualcosa di bello, da qualcosa di brutto?”.

 

E negli occhi di chi ascolta la domanda, il panico e la sorpresa esploderebbero.

“Ma io ti faccio un complimento, e tu mi metti in difficoltà?”

Se è un complimento, sarai in grado di spiegarlo in maniera articolata. Oppure è un’etichetta che appiccichi a qualunque cosa riesca a solleticare la tua vacua attenzione.

 


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