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C'è un'altra Russia, che piange Vaclav Havel e non Kim Jong -il

Creato il 22 dicembre 2011 da Matteo

Proponiamo di ribattezzare piazza Bolotnaja [1] piazza Vaclav Havel

Il silenzio dei leader del nostro stato getta un'ombra su ognuno di noi

22.12.2011

Il silenzio dei Kim Jong-il russi sulla morte di una persona e di un uomo di Stato di tale grandezza getta un'ombra su ognuno di noi. Il loro silenzio ha un significato. Perciò il nostro dovere umano è alzare la voce contro l'"altissima" offesa al popolo ceco, contro l'umiliazione e il disonore che si stendono anche su noi e voi. Noi tutti in varia misura siamo eredi di Havel e i nostri "taciturni", ne consegue, sono eredi dei capi sovietici che nell'agosto 1968 schiacciarono con i carri armati la "Primavera di Praga". L'evidente mancanza di volontà di trovare anche solo qualche parola di compassione per un intero popolo per via della scomparsa di Vaclav Havel è un brillante esempio di disonestà morale del gruppo di persone che per qualche motivo ha deciso di essere lo Stato. Ma il terrore è che sia come se tacessero anche a nome nostro. In questa situazione non ci resta che ricordare, parlare e agire. Ribattezzare piazza Bolotnaja piazza Vaclav Havel potrebbe essere il primo passo per questa strada.

"Novaja gazeta"

Evgenij Evtušenko "In morte di Vaclav Havel"

Adesso nessuno prende i politici in parola,
non sapendo cos'hanno nascosto in mente,
ma la gente credeva a Havel Vaclav,
che salvò il diritto alla Parola in prigione.
E accanto ai rileccati nuovi ricchi
alla sua tomba giungeranno in questo giorno
l'ombra di Sacharov,

che non ha finito di dire qualcosa,
e di Palach

l'ombra che non ha finito di bruciare.
Sempre l'occupazione

è una bugia amorale.
Alla tomba giungerà,

senza perdonare se stesso
il carrista,

che si sparò da qualche parte in Moravia,
dopo aver schiacciato là un bimbo senza volere.
E le Otto Coraggiose con le carrozzine
giungeranno alla tomba,

portando cartelli.
Il mio telegramma ingenuo,

audace,
là giungerà in volo,

tutto ingiallito.
Crebbi io vicino a giacche ovattate numerate,
di due nonni arrestati nipote.
Il mondo io con le orecchie, con gli occhi afferrai
e alle narici di libertà c'era odore.
Una canzone intesi in mezzo a un ululato di bufera
nel vicino GULAG –

non si dimentica! –
"Rompete i ceppi, datemi libertà!
Io v'insegnerò ad amare la libertà".
La libertà...

Si è riusciti del tutto a macchiarla,
come uno sciocco ingannato.
Astutamente finte democrazie –
sono una nascosta sottospecie di dittature.
Come toglierci i bacilli dell'assenza di diritti?
Chi nell'umanità è del tutto pulito?
Dov'è uno Stato di totale giustizia?
Chi è degno la libertà di insegnarci?
Come guadagnare la coscienza della regola,
dove sono fuori legge inimicizia e guerra, –
ecco cosa sull'orlo della tomba di Havel
la Cechia pensa e non solo essa.
Da tanti anni già siamo senza Hitler e Stalin,
ma sul pianeta comunque non c'è modo.
So che bisogna la libertà difendere.
Chi ci suggerirà

che fare poi?!

Dicembre 2011

"Novaja gazeta", http://www.novayagazeta.ru/society/50229.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)

[1] "Del Pantano" (che un tempo si trovava lì), piazza del centro di Mosca.


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