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C’è un Birdman in ognuno noi – La recensione

Creato il 28 agosto 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

“Come Don Chisciotte, non siamo altro che una ridicola commedia degli equivoci. Se il cinema è solo un mucchio di verità raccontato attraverso le bugie oppure un mucchio di bugie raccontato con molte verità, allora forse senza battere ciglio e in un solo continuo punto di vista, questo film è la mia battaglia contro l’ego. O forse volevo fare questo film solo perché, come dice Sam a Riggan, sono terrorizzato a morte, come tutti, di non contare nulla”.

Alejandro Gonzàles Iñárritu attraverso il volto di Keaton narra l’epopea di un attore tormentato dal suo passato, dalla gloria del suo celebre personaggio, Birdman, il supereroe protagonista di una trilogia di blockbuster anni ’90 che lo ha reso una star e allo stesso tempo una meteora. E’ intrappolato in un passato che gli ha conferito notorietà, dal quale però non riesce a liberarsi. Con una velata ironia, il film, gioca sulla referenza di Batman, riportando alla memoria il Keaton-ex uomo pipistrello nei primi due film di Tim Burton, prima di essere soppiantato da numerosi altri attori. La crisi esistenziale di Keaton-Riggan si districa tra la rassegnazione alla normalità e la capacità di sopravvivere all’inevitabile tramonto e pone il protagonista al centro di un confronto, aspro e al limite della ragione, con la sua intrinseca follia. Una follia che si esprime attraverso la voce del suo passato.

Siamo spettatori di una guerra clandestina a cui ognuno di noi, a proprio modo, ogni giorno deve sottostare e che si manifesta nel momento in cui la realtà si scontra con i propri sogni, in cui le ambizioni diventano ossessioni. Nell’affrontare il suo alter ego giovane, Keaton talvolta torna a sentirsi invincibile e se questo vuol dire far saltare in aria la città con la forza del pensiero, che sia. Nel gioco delle parti, la sua coscienza alternativa lo contrappone ad un egocentrico attore di talento arrivato per salvare lo spettacolo che rappresenta l’ultimo disperato tentativo di riacciuffare il successo. Edward Norton è così folle e imprevedibile da alternare momenti di grande verità a raptus di incredibile spregevolezza. Alimentando la dose di humor della pellicola. C’è molto spazio su cui riflettere, su cui interrogarsi e domandarsi se, al tempo d’oggi, non essere presenti sui social network vuol dire non esistere. Un eterno conflitto che si dispiega tra apparire o essere, vivere o twittare, Los Angeles o New York.

Birdman

Un’opera sperimentale, come la definisce il regista, girata in lunghi piani sequenza legati tra loro da invisibili suture digitali. Come se quel piccolo teatro di Broadway, in cui si snoda tutta la vicenda, fosse la sala in cui lo spettatore oggi è seduto. E’ stata definita una black comedy, ma Inarritu usa gli elementi della commedia per parlare di una tragedia. Umana, personale, professionale, paterna. Michael Keaton batte il ritmo come una batteria prepotente.
 Edward Norton è una tromba sempre pronta a variare ritmo e intenzione. Il film, rapisce grazie all’interpretazione magistrale dei suoi attori, ma non perde mai di vista il suo centro nevralgico, vale a dire la riflessione su una decadente umanità. Il Batman di Tim Burton Michael Keaton, l’Incredibile Hulk Edward Norton, la ragazza di Spider-man Emma Stone, sono necessari per trasformare il mondo dei supereroi in una metafora della nostra epoca.

Solo Naomi Watts, nella sua visibile fragilità, ci ricorda il senso di debolezza che attanaglia l’uomo, che per sopravvivere alle difficoltà, si aggrappa al ricordo d’infanzia e all’esigenza di realizzare il sogno di maturità. Seguendo la legge dell’assurdo, la dinamica degli avengers, Birdman è in grado di volare. E compie un viaggio nella mente umana che vale la pena di intraprendere. Forse perché esiste un supereroe nell’animo di ognuno di noi. E la sua voce, che governa a tratti sul nostro agire, ci ricorda la differenza tra amore e ammirazione. Tra critico e artista. Tra oblio e memoria. Iñárritu ha inserito alcuni momenti magici, qualche intensa battuta contro la popolarità, ma con questo film si allontana drasticamente dalle pietre miliari del dolore come Amores Perros (2000), 21 grammi (2003), Babel (2006) e l’ultimo Biutiful. 
Il finale lascia molto perplessi e forse, nonostante ci si domandi per l’intero corso della storia se il protagonista finisca con l’uscir di senno o meno, avrei amato un senso meno metafisico del suo percorso, una conclusione della storia più concreta. Vi state ancora domandando chi è Birdman? Un uccello piumato che parla alla nostra coscienza. Quello che in qualche modo tutti temiamo e desideriamo allo stesso tempo. Perché tutti abbiamo un Birdman nella nostra vita. Tutto sta a saperlo gestire.

di Valeria Ventrella per Oggialcinema.net


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