Ed è la lingua e la letteratura, la cultura e l’arte italiana.
Ci si sorprende, abituati come siamo a commiserarci, che invece ci siano posti in cui si studia l’italiano. Per esempio, all’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv ci sono decine di iscritti, a Reykjavik in Islanda, le conferenze in italiano sono molto frequentate dalle persone che lo stanno studiando.
La motivazione che spinge molta gente, in tutto il mondo, a studiare l’italiano è che piace come lingua, perché piace la cultura, l’arte e la letteratura italiana. Magari anche perché sperano di venire in vacanza in Italia e capire quell’arte, quella cultura e quella letteratura che sono, appunto, l’anima di un paese come il nostro.
E’ una conferma del fatto che proprio nelle cultura si dovrebbe investire, anziché tagliare, e dimostrare a Tremonti che con la cultura si mangia. Il “Made in Italy” principale non è l’alta moda, le scarpe o la Ferrari, ma la cultura, l’arte e la letteratura.
Dovrebbe avere un gran significato tutto questo per un ministro dell’istruzione ed un ministro dei beni culturali, una motivazione in più per investire soldi e considerazione professionale anche negli istituti italiani di cultura all’estero.