Le elezioni čuroviane [1]
E' un meccanismo di interazione tra potere e società molto cattivo. Storto, zoppo e ladresco. Ma per ora non ce n'è un altro
Quando sarà il terremoto, nessuno lo sa. Ma la tensione nel sottosuolo elettorale cresce a poco a poco.
Il premier V. Putin ha chiamato la prova di “Russia Unita” alle elezioni regionali “più che soddisfacente”. Soddisfacente – è un 3 [2]. Cioè si tratta di un 3+. Forse è un voto adeguato.
In confronto alla tornata precedente il risultato integrale è cresciuto dello 0,2%. Secondo i calcoli degli analisti del partito, era il 46% ed è diventato 46,2%. Considerando le conseguenze della crisi è davvero non male. Ma bisogna considerare anche il cambiamento delle condizioni, che da allora sono diventate più favorevoli a “Russia Unita”.
In primo luogo, è stata tolta la casella “Contro tutti” [3]. “Contro tutti” è in primo luogo “contro il potere”. O dal punto di vista della statistica – contro il partito che ha ottenuto la maggioranza. Oggi la casella non buona non c'è e il risultato è vicino a quello precedente. Cioè de facto è un calo.
In secondo luogo, il numero di partiti. Ce n'erano di più, la concorrenza era maggiore. Ognuno rosicchia poco, ma comunque al vincitore tocca meno. Oggi la concorrenza è artificialmente ridotta. Inoltre il Partito Agrario nella tornata precedente era un concorrente di “Russia Unita” e le tolse voti, ma in questa è entrato a far parte di essa e in qualche modo, al contrario, avrebbe dovuto aggiungere i propri voti. Ma il conto non torna.
In terzo luogo, la riduzione del supporto in senso fisico. Secondo i calcoli del KPRF [4], dietro i discreti indici percentuali la riduzione approssimativo dell'elettorato di “Russia Unita” è di circa 3 milioni di persone. Simile al vero. Ma non è tanto importante cosa avviene a questo o a quel partito. La cosa più importante è ciò che avviene proprio alle elezioni. Ed ecco cosa avviene.
Per l'ennesima volta si è mostrato che perfino con il massimo utilizzo di risorse e falsificazioni a livello amministrativo, se nell'umore degli elettori avvengono mutamenti essenziali, questi obbligatoriamente si manifestano attraverso il ben spesso strato di cioccolato di manipolazione. Gli elettori vogliono non un'opposizione – difficilmente gli obbedienti “Russia Giusta” [5], KPRF o LDPR [6] si possono chiamare seriamente opposizione – ma proprio alternative. Il desiderio di mutamenti viene letteralmente fuori dai risultati elettorali. Ma di quali mutamenti – l'elettore stesso ancora non lo sa .
Infine, la cosa più essenziale. Le elezioni (con tutta la comprensione per la loro insufficienza!) hanno un senso. Non solo come indicatore o valvola per rilasciare vapore, ma anche come strumento di influenza. Sullo sfondo delle paure africane la Russia ha l'evidente vantaggio che (quando e se) l'attuale potere ci stuferà, noi, prima di andare con pale e forconi all'ultima battaglia, possiamo guardare ai seggi elettorali. E nel caso in cui il tentativo sarà per davvero di massa, nessun sapientone con il computer potrà occultare i veri desideri del popolo.
Le elezioni čuroviane sono un meccanismo molto cattivo di interazione tra potere e società. Storto, zoppo e ladresco. Ma comunque un meccanismo! Un altro per ora non c'è. Forse non ce lo siamo meritati. Ma se si giungerà al limite, se la crosta terrestre si metterà a muoversi e comincerà a scapparci sotto i piedi, meglio avere tale meccanismo che nessuno. Mubarak veniva sistematicamente eletto con il 99,9%. Da noi comunque non è così. Ciò significa che anche il finale del lungo ciclo di cambio delle élite non sarà tale. C'è motivo per un molto, molto contenuto ottimismo.
Dmitrij Oreškin [7]
15.03.2011, “Novaja gazeta”, http://www.novayagazeta.ru/data/2011/027/16.html (traduzione e note di Matteo Mazzoni)
[1] Vladimir Evgen'evič Čurov è il presidente della Commissione Elettorale Centrale.
[2] I voti russi vanno da 1 a 5. Noi diremmo “6”.
[3] Alle prime elezioni russe post-sovietiche sulla scheda c'era la casella “Contro tutti”, in cui si poteva esprimere un “voto di protesta”.
[4] Kommunističeskaja Partija Rossijskoj Federacii (Partito Comunista della Federazione Russa).
[5] Partito di orientamento moderato.
[6] Liberal'no-Demokratičeskaja Partija Rossii (Partito Liberal-Democratico di Russia), ad onta del nome partito nazionalista e populista.
[7] Dmitrij Borisovič Oreškin, politologo russo.