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C’era una volta a New York – La recensione

Creato il 27 dicembre 2013 da Drkino

James Gray regala al mondo il suo ultimo C'era una volta a New York, opera in grado di ripescare dal passato, rilanciando quest'ultimo sotto forma di favola…recensione  C'era una volta a New York

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Ellis Island, 1921. Ewa sbarca insieme alla sorella e a numerosi altri immigrati. Le procedure di accettazione sono però più dure del previsto: la sorella, malata di tubercolosi, viene reclusa nell'ospedale dell'isola, mentre Ewa viene ritenuta non idonea. A salvare la situazione interviene Bruno, uomo con molte conoscenze, che la prende sotto la sua custodia e le promette la liberazione della sorella. L'uomo si rivelerà ben presto più losco del previsto e l'entrata in scena di Orlando, illusionista affabile, sarà l'effetto scatenante di un triangolo amoroso instabile e pronto ad esplodere.C'era una volta a New York

Vicino alla realtà storica del regista James Gray (i genitori, anch'essi immigrati, hanno vissuto vicende simili a quelle della storia), C'era una volta a New York è uno degli spaccati più limpidi e scuri sull'immigrazione di massa in America, durante la prima metà del secolo. Ellis Island, ricostruita in maniera storicamente accurata sulla stessa isola, è una babele di merci, persone e persone-merci. Gli europei, giunti fin lì in condizioni estreme, si vedono costretti a superare le proprie barriere umane, per assicurarsi un posto migliore nella società. Prostituzione e criminalità organizzata divengono dunque gli unici mezzi di sopravvivenza, in un microcosmo (che è qui quello di Brooklyn) creato a puntino dai primi immigrati, veri e propri fautori della ghettizzazione in seguito tanto contestata. Ewa, polacca disorientata, si muove in un universo di ambiguità e pericoli, dove non si potrà fidare di nessuno. Tra Bruno, Orlando e gli zii emigrati in America, dovrà sempre far conto unicamente su sé stessa. Un film quindi imperniato sulla protagonista femminile, interpretata da una Marion Cotillard mai così opaca e trascinante. Spaesata eppure conscia del proprio corpo e dei propri obiettivi, la sua diventa una crociata sui limiti di sopportazioni dell'uomo posto in un contesto che lo emargina e lo estremizza. Panorama che non può che evocare ai nostri occhi le recentissime scene dei campi di accoglienza a Lampedusa e, in generale, all'immigrazione in Italia degli ultimi vent'anni. Favolosa anche l'aura, fotografata da Darius Khondji, che avvolge i sobborghi in cui la vicenda è incorniciata, in grado di donare, a personaggi e luoghi, una cappa religiosa e, al melodramma, toni squisitamente favolistici, in qualche modo astratti dalla temporalità di quegli anni. 

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James Gray firma quindi con C'era una volta a New York, oltre che la parziale ricostruzione di un periodo storico troppe volte enfatizzato, un melodramma sull'uomo e la sua caparbietà, sulla sua capacità nell'adattamento all'ambiente e sul suo attaccamento alla vita, ovunque quest'ultimo conduca. Attenzione alla bellissima inquadratura finale.

AMARCORD

Elia Andreotti

Regia: James Gray – Cast: Marion Cotillard, Joaquin Phoenix, Jeremy Renner – Nazione: USA – Anno: 2013 – Durata: 120'

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