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Il rullino fotografico: uno di quegli oggetti obsoleti che le generazioni future potranno vedere solamente sui libri di storia, oppure a fare bella mostra di sé in un museo, un po' come le VHS o le audiocassette. Una volta rappresentava invece un qualcosa di molto prezioso: prima di scattare una foto vecchia maniera bisognava stare attenti ad una miriade di variabili per evitare di "bruciare" lo scatto, soprattutto se non si era del mestiere, come me del resto.
La più importante delle regole da seguire era senz'altro quella dell'esposizione: era necessario che il soggetto della foto avesse il sole piantato proprio dritto in faccia, cosa che gli causava un enorme sacrificio per riuscire a tenere gli occhi aperti quei 4-5 secondi necessari ad effettuare lo scatto. Questo nel caso in cui si trattasse di un singolo soggetto. Perché se la foto era di gruppo allora il livello di sopportazione si alzava notevolmente fino ad arrivare nei casi più estremi alla necessità di utilizzare gli occhiali da sole. Per conoscere l'esito del click era innanzitutto necessario aver scattato tutte le foto del rullino (da 12, 24 o 36), e poi bisognava attenderne lo "sviluppo", lavoro che richiedeva ancora qualche giorno di pazienza. Quindi finalmente l'agognato risultato: qualche decina di preziose immagini immortalate su carta lucida e raccolte in un piccolo album. E che delusione quando ci si rendeva conto di non essere stati dei fotografi modello: teste tagliate, occhi serrati, figure sfocate, e nei casi estremi il buio più totale. Oggi invece no. Con l'avvento del digitale ogni momento è buono per immortalare le situazioni più strampalate e, per ogni immagine che si intende fotografare, si effettuano come minimo 3 o 4 scatti. Con facebook poi ognuno di noi ha l'irrefrenabile bisogno di "condividere" le cose più impensabili. Vogliamo parlare delle foto che ritraggono ciò che mangiamo? La margherita sul tavolo della pizzeria, la torta appena cacciata dal forno, l'aragosta che il cameriere ci ha appena servito al matrimonio al quale siamo stati invitati; e poi il caffè al mattino, il cappuccino al bar... tutto, ogni cosa deve essere condivisa. E cosa dire delle nostre vacanze? Una volta si pensava solo ed esclusivamente a staccare la spina per dedicarsi al proprio benessere personale. Al massimo si poteva sacrificare una mezz'oretta per scrivere e spedire qualche cartolina. Oggi no! Oggi la vacanza è una missione dalla quale non si può tornare se non si è stati in grado di scattare almeno qualche migliaio di foto e di averne condivise minimo un centinaio: la spiaggia, il primo piano dei propri piedi sul lettino con il mare sullo sfondo, la camera d'albergo, il biglietto aereo che dimostra che non stiamo barando... tutto, ogni cosa va fotografata e condivisa. Ma non perché qualcuno ce lo chiede. No! Semmai per un nostro bisogno compulsivo: è inutile continuare a negarcelo, siamo tutti drogati. Drogati da tutti i mezzi tecnologici che abbiamo sudato per acquistare, in molti casi chiedendo anche un finanziamento, e dei quali non riusciamo più a fare a meno. Smartphone, tablet, portatili, pc... il nuovo che avanza. Ma forse, come si dice dalle mie parti, "stavamo meglio quando stavamo peggio..."
Stella
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