Erano ossuti, lividi e trionfanti. È bello ricordare: un mare di bandiere verdi, elmi e alabarde, ampolline, celti a go-gò, un brillante razzismo interpretato con spocchia surreale ai danni di «terroni», «levantini», «romani». E poi un tripudio di mitologie in officina. Quella del capo-padre, Umberto Bossi, che purtroppo – si fa per dire «purtroppo» – era padre per davvero di un figlio miracoloso per intuito, cultura e modestia, ecco, sì, stiamo enfatizzando.
Era in lavorazione la mitologia del sotto-capo, Maroni. Quest’ultimo factotum della dirigenza padana aspirante al trono gli piaceva, ma quando fu chiaro che Bossi pensava, per la successione, al povero Trota, qualcosa accadde in quelle file intessute di fede e di riverenza. Errori madornali, oppure gli esiti di una faida interna ottimamente impostata e interpretata svangarono quel presente che in molti ritenevano destinato a durare. Così, di quella celtica grandezza restano le parole che alcune ore fa proprio Bossi ha pronunciato, ripensando a ciò che era accaduto da poco a Pontida. Sul sacro prato, le fazioni si erano menate con un entusiasmo che a noi pareva celtico e invece no.
«C’erano i fascisti che picchiavano anche le donne», ha detto il padre-ex capo. Chissà. Poi ha dedicato a Tosi, uno che è stato sui palchi con lui per anni e anni, un pensierino affettuoso: ha ricordato quando aveva fatto sbattere fuori dagli uffici della Lega di Verona i membri della famiglia che il sindaco aveva provveduto celticamente a sistemare. Questo resta della Lega. Conviene riflettere, mentre siamo alle prese con un fenomeno non così tanto diverso.
I nuovi leghisti
Ora è il tempo di Grillo, di un altro padrone-padre. Lui e il socio hanno fatto fortuna predicando un nuovo razzismo: l’alienità nei confronti di tutti quelli che non sono loro, i collusi, i responsabili, i cadaveri putrefatti. Sui blog hanno consentito che i loro fans si facessero forti di una orgogliosa diversità fondata su una frattura genetica: sarebbero anche umanamente altro. Una camicia di forza che già adesso si sta smagliando. Sul blog del padre-padrone non c’è traccia narrativa di questa storia di lunghi coltelli che, attorno a Bologna, sta mettendo le due badesse – Grillo e Casaleggio – ai ferri corti con i parlamentari bolognesi, a loro volta all’attacco dei consiglieri comunali e di quartiere del capoluogo emiliano. Calma e sangue freddo: sono celti anche questi.