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C’era una volta Tangentopoli

Creato il 20 febbraio 2012 da Marvigar4
mario chiesa

   La mattina del 18 febbraio 1992 il Corriere della Sera pubblica una notizia a pagina 40: il presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano, Ingegnere Mario Chiesa, è arrestato per concussione… L’operazione “Mani Pulite” è formalmente inaugurata da questo arresto. Resta famosa la battuta dell’allora Pubblico Ministero Antonio Di Pietro, il quale, riferendosi ai due conti svizzeri messi sotto sequestro, “Fiuggi” e “Levissima”, telefonerà all’avvocato di Chiesa, Nerio Diodà, dicendo: «Avvocato, riferisca al suo cliente che l’acqua minerale è finita.». L’articolista del Corriere sembra quasi prevedere l’importanza di questo arresto, alla vigilia delle elezioni politiche che si sarebbero tenute il 5 e 6 aprile 1992. Nonostante tutto il Partito Socialista di Craxi, di cui Mario Chiesa è un esponente, sconterà soltanto una lieve flessione in percentuale, ben più corposa invece la sconfitta della Democrazia Cristiana, anch’essa poi travolta dalle indagini dei magistrati, che per l’ultima volta si presenta all’elezioni e ottiene il suo minimo storico non raggiungendo nemmeno il 30% dei voti. È una svolta, un’occasione unica non del tutto sfruttata (se pensiamo a quello che avverrà soltanto due anni dopo). Qui di seguito il testo originale dell’articolo.

Bustarelle: Mario Chiesa in manette

Il presidente della Baggina e dei Martinitt è stato bloccato dai carabinieri nel suo ufficio

L’ accusa è di concussione, forse per irregolarità nella vendita di immobili e negli appalti

Clamoroso arresto sulla scena politica milanese. È finito in manette Mario Chiesa, 47 anni, ingegnere, socialista, potente e chiacchierato presidente del Pio Albergo Trivulzio, l’ente comunale cui fanno capo le storiche istituzioni dell’assistenza agli anziani e ai bambini (Baggina e Martinitt). L’accusa è molto grave: concussione, cioè l’aver preteso tangenti e bustarelle approfittando del proprio ruolo di pubblico funzionario. La cattura, destinata a mettere a rumore in questa vigilia elettorale l’ambiente dei partiti per la notorietà del personaggio e la rilevanza della sua posizione, è avvenuta alle 18,30 di ieri pomeriggio. Tre carabinieri in borghese si sono presentati nei locali dell’ufficio di presidenza del Trivulzio e hanno chiesto di vedere Chiesa. Il presidente li ha fatti accomodare e nel giro di pochi secondi ha avuto l’amara sorpresa: “Deve seguirci in caserma”. Chiesa ha ottenuto di poter chiamare i suoi avvocati, Roberto Fanari e Nerio Diodà. Giunti legali, un gruppo di carabinieri ha cominciato un’ispezione setacciando cassetti e armadi alla ricerca di documenti utili all’inchiesta. Finita la perquisizione, Chiesa è stato portato in via Moscova, sulla sua “164” di rappresentanza ma con due carabinieri accanto come angeli custodi. Nella caserma era già in attesa il sostituto procuratore Di Pietro, che aveva firmato l’ordine di custodia cautelare. È stato avviato il primo interrogatorio. Soltanto dopo le 21 il comando dei carabinieri ha confermato con un laconico comunicato l’arresto, sul quale da almeno due ore si intrecciavano indiscrezioni senza conferma. Alle 22,15 in via Moscova sono state condotte quattro impiegate del Trivulzio, presumibilmente per confronti e verifiche degli elementi che a mano a mano emergevano. Cinque minuti più tardi nel cortile è entrato un blindato dal quale sono state scaricate casse di fascicoli. Alla stessa ora è arrivata la moglie di Mario Chiesa (la coppia ha un figlio di 15 anni). Ma quali sono gli episodi che hanno portato all’accusa di concussione? Per il momento la materia delle indagini è top secret. Si è saputo soltanto che il lavoro del magistrato andava avanti da un anno. Sui possibili filoni investigativi solo ipotesi. Il Trivulzio è proprietario di un ingentissimo patrimonio immobiliare, in parte acquisito grazie alle donazioni. Chiesa ha gestito questo patrimonio per quanto riguarda vendite, affitti e appalti su lavori di manutenzione e ristrutturazione. Si può presumere che proprio in una delle tante operazioni sia maturato il reato che l’ha portato a San Vittore.

Pagina 40
(18 febbraio 1992) – Corriere della Sera



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