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C’ho la gola secca

Creato il 07 maggio 2012 da Elenatorresani

C’ho la gola secca

Entrare in contatto con persone nuove, o entrare in contatto con persone vecchie in modo nuovo, implica spesso fiumi di parole. Quando c’è affinità, quando ci sono racconti e cose da spiegare, esperienze da trasmettere, intimità da penetrare, segreti da svelare o aiuto da chiedere, le parole scorrono e precipitano.
Parlare è spesso un modo per annusarsi, per entrare in contatto, sedursi o volersi bene, capire e crescere: per me – lo dico – è anche un modo per rubare storie.
Per essermi ammazzata di chiacchiere, negli ultimi mesi mi è capitato in molte occasioni di trovarmi col mal di gola, e il Tantum Verde è diventato parte integrante del kit di pronto intervento farmaceutico che porto in borsa.

C’ho la gola secca

Non mi è capitato solo qui in Italia, ma anche in Turchia, dove esiste un’idea del raccontarsi “sociale” che da noi faccio una gran fatica a trovare: qui mi capita quasi esclusivamente durante i pranzi di famiglia, quando ho la fortuna di ascoltare i miei “vecchi”. Là invece esistono ancora circoli culturali dove lo scambio della parola diventa accoglienza e arricchimento, e il tè alla menta il collante di vite intere regalate agli altri.
Mi è capitato in Israele e in Palestina, attraverso incontri che posso archiviare tra i più interessanti della vita: un tassista di Gerusalemme che diventa angelo custode, una blogger palestinese che m’insegna l’eleganza nella battaglia.
Con le parole negli ultimi mesi ho celebrato cene e sere, esplorato notti.
Ho visto il tempo volare, traghettata dritta dritta al sorgere del sole: una notte intera di parole, che non mi capitava dal Novecento.
Questo post è solo per dire grazie: per tutto quello che ho imparato, per le diversità che ho toccato e le affinità di cui ho goduto. Soprattutto per le storie che mi avete seminato dentro, e che di tanto in tanto partoriscono germogli inaspettati.
E grazie alla Angelini, amica fidata.

C’ho la gola secca


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