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Caccia al serial killer fuggito da Savona, Bartolomeo Gagliano: in campo l’intelligence

Creato il 19 dicembre 2013 da Alessiamalachiti @amalachiti

evaso-gaglianoContinuano le ricerche del serial killer Bartolomeo Gagliano. L’uomo, cinquantacinquenne, è fuggito da Savona, dall’abitazione della madre. Qui si trovava per un permesso premio. Bartolomeo Gagliano, conosciuto anche come il “Mostro di San Valentino”, ha ucciso, in passato, tre persone.

Le autorità lo definiscono un soggetto molto pericoloso, dunque la Polizia ed i Carabinieri stanno tentando di individuarlo utilizzando il “Modello Calevo”, ovvero quello utilizzato nel Dicembre 2014 per liberare l’imprenditore Calevo, sequestrato da una banda di italiani ed albanesi. Sostanzialmente, nell’operazione vengono impiegati elicotteri e le forze dell’ intelligence. Il raggio di ricerca è dunque ampio e riguarda anche i tratti autostradali.

Bartolomeo Gagliano è infatti fuggito a bordo di una Fiat Panda Van di colore verde chiaro, targata CV848AW e sottratta ad un panettiere incontrato in strada, nei pressi dell’abitazione della madre. Il serial killer ha costretto l’uomo a portarlo fino a Genova, dunque gli ha sottratto la vettura, grazie anche alla pressione esercitata con una pistola. Non è chiaro come l’assassino abbia rimediato l’arma da fuoco, ma per il momento sembra che non l’abbia utilizzata.

Il panettiere, Maurizio Revelli, che è stato anche obbligato a caricare sull’automobile tre borse, ha dichiarato ai giornalisti: «Guardate che con me quello là è stato un signore, si è comportato bene. La polizia mi ha mostrato diverse foto, ma io non l’ho proprio riconosciuto. L’ho saputo dopo che si trattava di Gagliano. Ma devo proprio dare atto che con me si è comportato bene e durante il viaggio la pistola se l’è sempre tenuta in tasca».

Bartolomeo Gagliano aveva detto a Maurizio Ravelli che sarebbe dovuto rientrare al carcere di Marassi, a Genova, ma non si è presentato all’orario prestabilito, rendendo così chiaro che, dopo il sequestro ed il rilascio del panettiere, Gagliano si è dato alla fuga. Sottoposto a cure psichiatriche, il serial killer sarebbe stato comunque rilasciato in modo legittimo, almeno secondo il giudice del tribunale di sorveglianza, Daniela Verrina, la quale firmò il permesso di uscire dal carcere.

«E’ stato rilasciato su basi legittime, dopo un lungo studio delle relazioni che riportavano da tempo una compensazione del disturbo psichiatrico, lucidità, capacità di collaborare, tranquillità e nessun rilievo psicopatologico. Il permesso premio è stato firmato nell’Agosto di quest’anno. Si trattava di un permesso premio orario subordinato all’ accompagnamento da parte del cappellano del carcere».

Giorgio Ricci, presidente del tribunale di sorveglianza, ha aggiunto: «È normale, a fine pena, aiutare i detenuti a reinserirsi nella società, riavvicinarli al territorio e ai servizi che dovrebbero averlo in carico quando finisce la pena. Ed è opportuno che vi si avvicini gradualmente. Non possiamo farli stare in carcere fino all’ ultimo giorno e poi buttarli per la strada». Bartolomeo Gagliano sarebbe stato infatti rilasciato tra un anno e mezzo.

Il serial killer, però, era già evaso cinque volte e, l’ultima, proprio durante un permesso premio concesso dall’ospedale psichiatrico giudiziario di Reggio Emilia. Il direttore del carcere Marassi, Salvatore Mazzeo, ha ammesso di non essere a conoscenza del fatto che si trattasse di un assassino.

 «Non ce lo aspettavamo: negli ultimi tempi il suo atteggiamento era molto migliorato. Noi non sapevamo che avesse quei precedenti penali, da serial killer. Per noi era un rapinatore. Abbiamo valutato Gagliano in base al fascicolo di reato per cui era detenuto, che risale al 2006 e lo indica come rapinatore».

Mentre gli italiani si chiedono come sia stato possibile effettuare un errore di tale entità, viene specificato che Bartolomeo Gagliano ha ucciso tre persone. L’uomo, inoltre, è stato condannato anche per tentato omicidio, aveva infatti provato, senza riuscire, ad uccidere la fidanzata colpendola con una pistola al volto. Nel 1990, dopo l’omicidio di Paolina Fedi, ventinovenne, venne condannato ad otto anni di manicomio criminale. Detenuto a Montelupo Fiorentino, evase nel 1989, uccidendo con una pistola un travestito ed una transessuale uruguayana.


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