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Cadere in trappola, di nuovo

Da Lerigo Onofrio Ligure @LerigoOLigure
C'è una sorta di perversione nel modo di fare del menestrello vostro: per mesi si è accanito su una nuova ambientazione, ha lavorato duramente con l'intenzione di scrivere qualcosa di più impegnativo e se vogliamo, adulto. Tutto quello che ha ottenuto in mesi e mesi è valso praticamente nulla.
Il menestrello ha scelto di parlarne oggi perché doveva dare uno stacco tra i capitoli di Dreamer & the Magpie, ma più che altro perché è finito quell'euforico senso che spinge tutti gli scrittori a scrivere, non per la gloria o per il guadagno, ma perché ci si sveglia un'ora prima di andare a lavorare per scrivere almeno una pagina, perché si sognano i personaggi e le implicazioni. Insomma si ha il bisogno di scrivere qualcosa, anzi una determinata cosa e soltanto quella!
Così il menestrello si ritrova cinque capitoli scritti in meno di due mesi (quando la media è di molto inferiore), ma soprattutto si trova una trama che si evolve da sola sotto le mani dello scrittore, che prende vita propria, quasi che i personaggi facciano i loro comodi in attesa che gli eventi prendano forma. Mentre le dita scorrono rapide sulla tastiera, si arriva a pagina centocinquanta e sembra che sia iniziato tutto poco fa. Persino la correzione diventa rapida e precisa, quell'angolo da smussare sembra tanto eloquente da spaventare, ma anche durante quel lavoro minuzioso la trama va avanti, se non nelle mani, di certo nella testa. Compaiono luoghi e meraviglie, descrizioni e eventi danzano in armonia. Tutto diventa così completo che non si vorrebbe mai lasciare la tastiera.
L'euforica sensazione però non dura in eterno. Ogni anno il menestrello vostro si trova a dover affrontare il negativo di ciò che ha appena descritto, quasi fosse un disturbo bipolare. Succede inspiegabilmente e quell'ambientazione su cui si è lavorato così duramente sembra piena di falle, la storia scialba e i personaggi scontati. Succede, poi come una stella solitaria in mezzo al cielo oscurato di nubi, arriva qualcosa, capace di cancellare ogni dubbio, l'argomento che mette d'accordo ogni incertezza, dove non c'è dubbio, nulla di incerto. Si tratta della vecchia, imperfetta e opprimente ambientazione di Nightchild, capace di resistere a ore di assedio, vedersi corretta e non sentirne il sapore di plastica, l'unica stella nel firmamento che trova sempre il menestrello pronto a scrivere.
Ufficialmente oggi si chiude il lavoro sul presunto nuovo lavoro del menestrello (codename: Houses), succede perché in mesi e mesi di lavoro l'unica cosa che sembra non aver bisogno di ritocchi è il primo capitolo e persino su quello il menestrello ha dei seri dubbi, mentre l'ambientazione di Nightchild ha raggiunto capitolo sei senza colpo ferire.
Resta il fatto che non c'è una vera e propria scadenza per tale lavoro, per cui magari continuerò a lavorarci nei giorni in cui non piove troppo, quando non fa troppo caldo o troppo freddo, intanto l'altra ambientazione, quella vecchia, ha vinto di nuovo, persino utilizzando personaggi diversi e parti di contorno. Il problema dell'essere caduto di nuovo in trappola sembra non preoccupare nessuno, neanche il sottoscritto, ma un rumore di fondo si fa sempre più insistente e nitido nelle orecchie del menestrello: hai mai scritto qualcosa di diverso?
I luoghi e le ambientazioni sono sempre diverse, a tratti c'è persino una visione del mondo completamente differente eppure nel profondo il protagonista del menestrello vostro è forse lo stesso, identico e pieno di difetti come quello nato dall'ambientazione di Nightchild, forse è per quello che c'è un così forte richiamo, il bisogno di chiamare le cose nel modo giusto!

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