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Il bus per Cahuita sembra una scolaresca di americani in gita: infradito, pantaloni corti e smalto sulle unghie dei piedi, sintomo che si tratta di viaggiatrici di corto termine (in generale le vere backpackers non possono permettersi il lusso della pedicure). Il bus lascia in fretta le strade squadrate di San Jose per penetrare in una vegetazione lussureggiante dove il verde non lascia spazio a nessun altro colore: un muro di piante sia a destra che a sinistra, per chilometri e chilometri di curve sinuose, scendendo dalle montagne verso il mare. Ad un certo punto si scorge dall'alto la costa caraibica, ma ci vorranno piu' di due ore per arrivarci.
Limon, la prima citta' sul mare, e' annunciata da enormi depositi di containers: Maersk, Hamburg, MSC. Tutte le grandi compagnie internazionali di logistica e trasporto sono presenti. Limon e' il porto da cui transita tutto cio' che e' prodotto in Costa Rica (principalmente banane e caffe') e tutto cio' che vi e' importato. Come tutti i grandi porti, anche Limon e' pieno di night club tendenti allo squallido con le puttane di rito. Forse per farsi perdonare questi peccati veniali, Limon e' anche piena di chiese. Sulla strada che costeggia la costa c'e' una striscia infinita di croci che indicano una chiesa anglicana, un tempio del settimo giorno, una chiesa avventista, una chiesa quadrangolare, la sala dei testimoni di Geova e una normale chiesa cattolica.
Arriviamo a Cahuita che sono le otto e mezza di sera, ma sembra mezzanotte. Per trovare un taxi bisogna camminare verso l'unica strada e farsi aiutare da un rasta ubriaco, tipico personaggio caraibico. Il tassista e' ancora piu' ubriaco e/o fumato del rasta, ma ci porta a destinazione - albergo "piscina naturale" - dove un tale William fa gli onori di casa una volta tirato giu' dall'amaca dal suddetto tassista. William sembra avere una gran passione per il rhum.
La mattina ci si sveglia con il suono delle onde e di un caterpillar che sembra stia sradicando il muro portante della stanza. William si sta riprendendo bevendo Coca Cola, mentre la padrona di casa - un'americana di una cinquantina d'anni - sta armeggiando con un badile. Il giardinaggio e' la sua passione e nel giardino sembra di stare nell'Eden: manca solo l'albero di mele ed il serpente.
Il parco nazionale di Cahuita e' il piu' visitato del Costa Rica, non necessariamente perche' sia il piu' bello, ma perche' e' il piu' accessibile, visto che l`entrata e` praticamente in paese. Si tratta di un'interminabile spiaggia bordata da foresta con le ormai solite scimmie urlatrici, ragni, serpenti, enormi farfalle blu e bradipi che pero' non si fanno vedere. Verso la fine del sentiero riceviamo un passaggio da una pattuglia di polizia che e' particolarmente gentile oppure particolarmente affascinata dal decollete' della mia amica Marine. Sia come sia, a caval donato non si guarda in bocca. Il resto della strada la facciamo con tre francesi di mezza eta´ che ci offrono anche loro un passaggio.
Il sabato sera a Cahuita mi ricorda - con tutti i distinguo del caso - Gorizia degli anni 90. C'e' il pub in cui si balla (non sui tavoli e solo musica latina) con molti uomini che guardano le poche donne ed il locale in cui c'e' una band locale che al posto di "Fredda Gorizia" suona cover di Bob Marley seguita da un piccolo stuolo di gioventu' eccitata e da coppie in bermuda che lasciano scoperte cosce troppo bianche a muoversi fuori tempo.
Professor Rutto
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