Con molto, troppo tempo sulla tabella di marcia paventata ad inizio playoff, allo United Center è calato il sipario chiudendo l’infausta stagione dei propri inquilini, i Chicago Bulls.
Una stagione che senza alcun dubbio tutti i tifosi di Wind City ricorderanno molto a lungo, associandone immagini tutt’altro che felici, prima fra tutte l’uscita forzata dal campo del proprio leader Derrick Rose, infortunio che rappresenterà la pietra tombale sulle ambizioni della squadra dell’Illinois.
Ed occorre sottolineare che Rose più volte in questa stagione è passato dal campo all’infermeria e ciò non ha impedito ai Bulls di ottenere il miglior record della lega. Cosa allora può aver causato una debacle tanto clamorosa quanto inaspettata?
Innanzitutto il modo in cui D-Rose si è infortunato: Bulls avanti in doppia cifra, pochi minuti sul countdown del quarto periodo, Chicago comodamente in vantaggio e Rose in campo.
La scelta di Tom Thibodeau di far accumulare minuti di condizione al proprio campione può trovare un’interpretazione giustificabile, ma resta il fatto che il contraccolpo psicologico prodotto sui propri giocatori si è rivelato fatale.
Carlos Boozer e Luol Deng (due nomi a caso) si sono scoperti privi della leadership in grado di traghettare i propri compagni al turno successivo. Rip Hamilton anch’egli lungodegente, ha offerto il suo contributo, che non è ne più ne meno quello di una impalpabile guardia tiratrice. Poi si è aggiunto l’infortunio a serie inoltrata di Joakim Noah il quale ha smantellato l’ultimo pilastro utile a mantenere i Bulls nella serie.
E le prestazioni positive da parte dei due lunghi Taj Gibson e Omer Asik non cancellano la sensazione di beffa nei confronti di una squadra assemblata con ben altre aspettative, con un gioco collaudato e con tanta voglia di praticare il proprio credo in entrambe le metà campo.
Calato il sipario e dopo aver salutato anche l’ultimo tifoso incredulo, dietro le quinte i lavori per rimettere a posto la squadra presuppongono scelte importanti : innanzitutto riconfermando coach Thibodeau che al di là della scelta (per altro deliberatamente attuata da quasi tutti i coach) di tenere sul parquet Rose ha implementato un gioco efficace e senza troppi fronzoli, badando prima di tutto alla sostanza.
Poi occorrerà lavorare bene sul mercato, innanzitutto valutando con calma quando Rose ritornerà disponibile al 100% e magari aggiungendo un altro giocatore in grado di fare la differenza con la palla in mano, che tanto sarebbe utile per alleggerire la pressione su D-Rose nei finali di partita (Jamal Crawford?).
In attesa del ritorno sulle scene dei Bulls 2012-13, allo United Center si spengono le luci per effettuare gli interventi di manutenzione, metaforici e non, necessari dopo una stagione a dir poco incredibile.