Chiara in azione con la maglia della sua città, il Brescia
Oggi abbiamo il piacere di ospitare al Bar Frankie, Chiara Baroni, difensore classe 92 del Brescia Femminile. Chiara è nata a Brescia e vive a Rezzato, un comune dell’hinterland bresciano. Inizia a muovere i suoi primi passi da calciatrice all’età di 9 anni, proprio nelle giovanili maschili della squadra del suo paese e nel 2005, a soli 13 anni, passa alla primavera del Bardolino Verona dove giocherà fino al 2009. Nel 2009 si trasferisce un anno in Germania per studiare ma non abbandona la sua passione per il calcio così decide di allenarsi e giocare per l’FC Energie Cottbus, la squadra del paese in cui si trovava. Dopo l’esperienza in Germania rientra in Italia e per proseguire gli studi con regolarità si propone alla squadra della sua città, il Brescia. Nel 2010 inizia a giocare con la primavera e l’anno seguente viene subito promossa in prima squadra con la quale vincerà una Coppa Italia in finale contro il Napoli nel 2012. A dicembre 2012 ha subito un grave infortunio al crociato ma la sua determinazione, la sua passione per il calcio e l’ammirazione per il suo idolo Roberto Baggio, le hanno dato la forza di rimettersi in sesto. Ora che è tornata disponibile ha ricominciato a inseguire i suoi sogni calcistici e sociali. E ora conosciamo meglio Chiara.
Intervista a cura di Andrea Grasso
- Ciao Chiara, com’è nata la tua passione per il calcio?
Sinceramente non me lo ricordo. Mio padre giocava a calcio a livello amatoriale con i suoi amici e non mi ha mai spinto a giocare calcio. Mi ricordo che un anno, un bambino si era dimenticato in piscina una maglietta del Milan e per sbaglio l’aveva messa nel mio zainetto. Quando l’ho trovata, ho chiesto cosa fosse e da lì ho cominciato ad appassionarmi. Poi alle elementari preferivo stare con i ragazzini che giocavano a calcio piuttosto che con le femmine, quindi è nata un po’ così.
- Allora sei milanista? E la maglietta di quale calciatore era?
Sì, sono milanista. La maglietta era di Weah.
- Dal 2001 al 2005 hai giocato nelle giovanili maschili e poi sei passata alla primavera del Verona. Come ti trovavi a giocare a calcio con i ragazzi e come hai vissuto il cambio di categoria e anche di stile di gioco?
Con i ragazzi era bellissimo perché ero l’unica femmina. Prima della partita tutti si chiedevano: “Ma è un maschio o una femmina?”. All’inizio della partita i ragazzi entravano piano perché avevano paura di farmi male, poi quando vedevano che vincevo i contrasti, li anticipavo o gli rubavo la palla cambiavano atteggiamento ed era bello vedere la loro “incazzatura” perché quando un ragazzino di dieci anni perdeva la palla con una ragazza, era preso in giro. Però era bello, mi rispettavano, si comportavano bene ed ero un compagno di squadra come loro senza alcuna differenza, ero pienamente parte del gruppo.
Chiara con i compagni di squadra del Rezzato
Quando sono andata a Verona, è stato un nuovo mondo perché prima andavo a calcio a Rezzato, a dieci minuti da casa, mentre a Verona era una cosa più seria. Mi venivano a prendere al casello o andavo su con una ragazza che aveva 5/6 anni più di me. Io ero una delle più piccole e vedevo quelle più grandi della prima squadra che si allenavano. A quel tempo c’erano Brunozzi, D’Adda, Schiavi e facevano parte del Verona che vinceva tutto ed io ero un po’ impaurita perché vedevo queste grandi giocatrici.
Con le ragazze è un gioco diverso. Il fatto di aver giocato con i ragazzi mi ha molto aiutato, a livello di contrasto, come entrare sulla palla e anche fisicamente. È tutto uno stile di gioco diverso ma non per questo meno bello. Per me è stato sicuramente più impegnativo perché c’era un’ora di strada ad andare e una ritornare. Quando tornavo da scuola, avevo poco tempo perché dovevo prepararmi velocemente per andare agli allenamenti, inoltre il campionato era a livello regionale quindi non avevo mai partite vicino a casa ma sempre distanti.
- Nella stagione 2009/2010 sei stata in Germania. Come valuti quell’esperienza?
Nel 2009 sono stato un anno in Germania perché ho fatto un anno all’estero con la scuola e a malincuore ho deciso di mettere da parte il calcio per fare questa esperienza. Ho avuto la fortuna di trovare una squadra femminile nel paese in cui mi trovavo. Mi hanno chiesto di andare un po’ perché l’italiano portava un’aria diversa nello spogliatoio e anche perché mi avevano considerata brava a giocare. È stata un’esperienza super positiva. Ho giocato con meno 15 gradi, poi là il calcio è diverso, si corre molto, c’è poca tecnica e ci si allena tanto sui contrasti però c’è molto più fair-play. Non che in Italia, a livello di calcio femminile, non ci sia fair-play, ma in Germania c’è uno spirito diverso. Comunque nel complesso sono stata molto contenta di aver fatto questa esperienza.
- Nel 2010 approdi a Brescia, nella squadra della tua città. Che emozioni hai provato?
Quando sono tornata dalla Germania, dovevo frequentare la quinta superiore e dovevo recuperare un anno di scuola e non avevo il tempo materiale per andare a Verona. A Brescia c’era una squadra, una squadra che io ho sempre esaltato anche quando ero a Verona perché sono molto legata alla mia città che mi piace molto. Sono legata anche alla maglia del Brescia maschile, infatti, andavo spesso allo stadio a vederlo quando ne avevo la possibilità. Ho chiesto alla società se potevo giocare con loro e a settembre ho cominciato ad allenarmi con le nuove compagne. Tra novembre e febbraio ho cominciato a fare qualche allenamento con la prima squadra ed ero un po’ spaventata ma al tempo stesso ero super orgogliosa e contenta di giocare per il Brescia. Sia perché è la squadra della mia città, sia perché era una squadra forte.
L’occasione che mi ha offerto il Brescia è stata molto importante perché se mi avessero detto di no, avrei scelto una squadra meno forte ma comunque vicina a casa per terminare gli studi.
- Dopo un solo anno di primavera sei passata in prima squadra. Hai faticato ad ambientarti? Quali sono le differenze maggiori che hai riscontrato?
No, non ho avuto difficoltà ad ambientarmi. È vero che non ho visto molte squadre femminili, però credo che il Brescia sia la società migliore che ci sia in Italia. Per le persone che ci sono perché ho delle compagne splendide, dal capitano fino alle ragazzine della primavera che vengono ad allenarsi con noi. Sono una società molto disponibile, un Presidente fantastico che ti mette a tuo agio quindi ad ambientarmi non ho avuto alcun problema. Le difficoltà che ho incontrato sono state il cambio di ritmo e il gioco diverso. Nelle giovanili, quando si vinceva, a fine partita si andava a mangiare la pizza mentre in Serie A il clima era diverso, contava vincere. È diversa la preparazione della partita, è diverso il pre-partita perché si andava a pranzo con la squadra e si mangiavano i cibi giusti, non quello che ti preparava la mamma la domenica.
Chiara in azione con la maglia rossa del Brescia
- Nel 2012 subisci un grave infortunio: rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio destro. Come hai vissuto quei momenti.
Per recuperare dall’infortunio al crociato ho impiegato molto tempo perché mi hanno operato due volte. Dopo il primo intervento si erano create delle aderenze e avevo male al ginocchio al punto da non riuscire a correre. Sono rientrata dall’infortunio dopo un anno e quattro mesi prima della seconda operazione sono stati molto difficili perché avevo dolore e perché i medici non riuscivano a capire il motivo della mia difficoltà di movimento. Poi, dopo il secondo intervento, è andata un pochino meglio. Facevo fisioterapia tutti i giorni e quindi mi sono curata bene. Adesso ho ancora un po’ di fastidio ma ci sta.
- La ripresa è stata faticosa?
La ripresa è stata faticosa non tanto dal punto di vista mentale ma dal punto di vista fisico. Prima quando correvo, avevo delle forti fitte mentre adesso ho solo un piccolo fastidio. Diciamo che mi sono abituata a dover convivere con questo fastidio. Ecco, questa è stata la difficoltà maggiore.
- Ora sei tornata disponibile. Quali sono i tuoi prossimi obiettivi calcistici?
Pur essendo tornata disponibile non sto giocando perché in questo momento sto lavorando full-time. Ho sempre lavorato part-time quindi riuscivo a combaciare gli impegni calcistici con il lavoro, poi due mesi fa mi è stata offerta la possibilità di lavorare full-time e in un periodo come questo non potevo dire di no. Ora, con il cambio di orario sul lavoro, non faccio più quattro allenamenti a settimana ma ne faccio due. Ciò comporta che non posso essere sempre disponibile, inoltre le mie compagne si allenano il doppio di me e quindi oltre ad essere più allenate sono anche più presenti di me agli allenamenti. Lavorando in un ristorante i turni sono scomodi perché si lavora la sera quando la squadra ha gli allenamenti.
I miei prossimi obiettivi calcistici sono quelli del Brescia e quindi arrivare più in alto possibile in classifica. A inizio stagione l’obiettivo era di arrivare nelle prime due posizioni e per ora lo stiamo conseguendo. Però non diciamo nulla fino alla fine della stagione…
- Quest’anno il Brescia sta andando fortissimo e partita dopo partita sta superando tutti i record. Qual è il segreto?
Il segreto è che quest’anno siamo molto unite, siamo amiche fuori e dentro il campo. Ci aiutiamo molto e ci siamo trovate molte bene anche con le nuove arrivate.
Chiara la vittoria della Coppa Italia con il capitano Elisa Zizioli
- Qual è stato il momento più importante della tua carriera calcistica?
Il 2 giugno 2012, la vittoria della Coppa Italia con il Brescia e l’emozione di poter giocare titolare con compagne fortissime e contro un avversario che non perdeva da molte partite. Quell’anno il Napoli arrivava dalla A2 e nel suo campionato aveva vinto quasi tutte le partite. È stato molto bello giocare la partita ma soprattutto è stato bello poter alzare la Coppa.
- Chi è il tuo idolo (maschile o femminile)?
Sono nata a Brescia e amo la mia città quindi per me l’idolo è senza dubbio Roberto Baggio. Lo considero lo sportivo per eccellenza, anche perché con tutti gli infortuni che ha subito non hai mai mollato e ha sempre ricominciato più forte di prima. A livello femminile, invece, dico tutte le mie compagne di squadra di quest’anno, dalla prima all’ultima, tutte, per i sacrifici che fanno, per l’impegno e per la passione che ci mettono.
- Hai vissuto in Germania e hai visto le differenze culturali e sociali rispetto al nostro paese. Cosa manca al calcio femminile italiano per raggiungere i livelli di altri paesi europei?
Al calcio femminile italiano mancano visibilità e fondi. Secondo me c’è bisogno di rinnovamento a livello federale. C’è bisogno di persone che vogliono veramente dare una svolta al calcio femminile. Poi il problema dei fondi è molto importante. Una società di calcio femminile, con 150.00 € potrebbe organizzare l’intera stagione sportiva dalle giovanili alla prima squadra. Nel calcio maschile le cifre sono esorbitanti e per loro 150.000 € non sono praticamente nulla. Si potrebbe creare un “collegamento” tra la società maschile e quella femminile.
- Cosa si può fare secondo per far apprezzare di più questo sport?
Per apprezzare di più questo sport bisogna venire a vederlo. Nel momento in cui lo vedi ti piace perché vedi l’impegno, il sacrificio, vedi le capacità, vedi quello che sappiamo fare. Possono esserci delle brutte partite, come ci sono in Serie A, però nella maggior parte dei casi vedi del bel gioco, a un ritmo diverso, ma comunque un bel gioco.
Chiara premiata a Palazzo Loggia dal Sindaco di Brescia come “Miglior calciatrice Giovane bresciana”, alla 12ª edizione del Premio Leonessa
- Qual è il tuo sogno nel cassetto riguardo la vita privata?
Te lo dico!? Io vorrei diventare Sindaco di Rezzato. Mi affascina molto la fascia tricolore del Sindaco e quando giro per il mio paese, che mi piace tantissimo, vedo un sacco di cose che potrei fare per migliorarlo e questa cosa mi è sempre piaciuta. Mi dicono che sono l’avvocato delle cause perse e mi ci vedono bene come Sindaco. Poi sarei il primo Sindaco femmina.
Ringrazio Chiara Baroni, per la sua gentilissima disponibilità. Durante l’intervista si è dimostrata una ragazza simpatica e al tempo stesso seria con degli obiettivi precisi da conseguire nella sua vita. Un altro sentito ringraziamento va a Cristian Peri, Ds dell’Acf Brescia Calcio Femminile, e a tutto lo staff societario per la disponibilità e la collaborazione.
Da me e da tutti gli amici del Bar Frankie, un caloroso in bocca al lupo a Chiara affinché possa realizzare i suoi sogni, e al Brescia Femminile per il prosieguo della stagione.