Alle 23 in punto di ieri sera sono stati chiusi i portoni dell’Atahotel Executive di Milano ed è stata sancita la fine di questa sessione invernale di calciomercato.
Una sessione invernale insolita, 29 giorni agitati e confusi in cui è successo un po’di tutto: colpi di scena in stile cinematografico, qualche doloroso addio, ma soprattutto una serie di movimenti più o meno annunciati, dal sapore della minestra riscaldata. È stato il mercato dei grandi ritorni, specchio della situazione del nostro calcio: un calcio che ha tanto bisogno di rinnovarsi, ma pochi mezzi e soprattutto poche idee per farlo. Perchè, si sa, di solito le grandi storie d’amore finiscono per un valido motivo e provare a rattoppare i buchi con materiale già usato non serve a niente.
Regine di questo mercato sono state le due milanesi, che hanno fatto di necessità virtù e hanno intravisto in questa sessione di calciomercato “di riparazione”, l’ultima possibilità per rottamare e rifondare due squadre costruite male in estate. I dirigenti di Milan e Inter hanno dovuto fare i salti mortali, inventandosi formule di trasferimento che non andassero a gravare sulle tasche bucate delle società, confidando nei proventi che potrebbero arrivare da un’ipotetica – e quanto mai difficile – qualificazione nelle coppe europee. Ecco dunque che a Milanello sono arrivati alla corte di Inzaghi i vari Cerci, Suso, Bocchetti, Destro, Antonelli e Paletta, che hanno preso il posto dei partenti Niang – direzione Genoa -, Saponara e del grande flop Fernando Torres. Un mercato all’insegna del made in Italy, quello milanista, con alcune operazioni intelligenti – Antonelli e Paletta in primis – e altri colpi ad effetto per accontentare la piazza. Discorso analogo sull’altra sponda del Naviglio, dove è stato fatto di tutto – ma forse non abbastanza – per accontentare il neo tecnico Mancini, desideroso di stravolgere una squadra costruita per Mazzarri e lontana dalle sue idee di gioco. Il grande colpo nerazzurro è stato senz’altro Shaqiri, gioiellino in rotta di collisione con Guardiola e desideroso di giocare di più; insieme allo svizzero, vestiranno nerazzurro anche Podolski, il croato Brozović e il figliol prodigo Santon. L’Inter compra l’usato e per fare cassa sceglie la discutibile strategia di vendere le giovani promesse: le cessioni di Mbaye, Khrin, Laxalt e soprattutto di Bonazzoli – alla Sampdoria a partire da giugno – faranno discutere e non poco. Farà discutere anche la situazione di Osvaldo, solo contro tutto e tutti, e destinato a trascorrere il resto della stagione da separato in casa.
Sul podio di questo calciomercato si piazza senza dubbio anche la Sampdoria del vulcanico presidente Ferrero: sono ben 7 le operazioni in entrata concluse dal DS Osti, per andare a rafforzare una squadra dimostratasi già molto competitiva nella prima metà di campionato. Si aggregano alle fila blucerchiate il fantasista argentino Correa, poi Frison, Muriel e Coda dall’Udinese, Acquah, Muñoz – strappato alla concorrenza, ma solo per 5 mesi – e soprattutto Samuel Eto’o, vero “colpo di scena” targato Ferrero. Grandi arrivi, ma anche grandi partenze dal porto di Genova: hanno salutato i compagni prima Gabbiadini – nuova avventura a Napoli per l’attaccante -, poi Sansone, Da Costa, Krsticic e il capitano Gastaldello, tutti diretti a Bologna. I tifosi non possono che essere felici sull’operato della società, ora non resta che verificare quanto tempo ci vorrà perchè i nuovi innesti riescano ad inserirsi in un gruppo molto solido e compatto. Rimanendo a Genova, sponda rossoblu, solito calciomercato incomprensibile quello operato da Preziosi. Il presidente del Grifone anche quest’anno ha sorpreso un po’ tutti, smantellando una squadra che aveva ben impressionato e ricostruendola praticamente da zero. Fuori Greco, Sturaro, Fetfatzidis, Rosi, Antonelli e Matri, dentro l’ex Milan Niang, Tino Costa, Laxalt, Ariaudo, Pavoletti e Borriello – terzo ritorno al Genoa per l’attaccante proveniente dalla Roma -.
Le due capolista del campionato Juventus e Roma, prendono alla lettera il senso di questo calciomercato e usano la sessione invernale per “riparare” eventuali danni e buchi. Non hanno niente, o quasi, da riparare i bianconeri, che si mettono all’opera solo dopo la notizia dell’addio di Giovinco, pronto a cominciare una nuova esperienza da Maharajà in quel di Toronto. Marotta mette in piedi una serie di operazioni che di fatto riportano nell’ovile alcune pecorelle che si erano smarrite: ritornano così a Vinovo il giovane Sturaro, De Ceglie e Matri, che vince il ballottaggio con l’altro ex Osvaldo. Tra i tifosi bianconeri serpeggia un po’ di malumore per il mancato arrivo di un difensore – Rolando il nome più caldo -, ma l’impressione è che per migliorare una squadra così forte non bastino i saldi di fine inverno. Discorso ben diverso nella capitale, dove i diversi infortuni hanno costretto la società a muoversi parecchio. Partito lo scontento Destro, alla Roma approda l’ivoriano Doumbia dal CSKA, Ibarbo dal Cagliari e Spolli dal Catania – sfumato l’obiettivo Chiriches -.
A Napoli De Laurentiis e Bigon lavorano con intelligenza e mettono a segno due colpi di sicura utilità: oltre a Gabbiadini, dal Dnipro arriva il laterale croato Strinic. Poche ma buone anche le mosse della Lazio, che si aggiudica il difensore dello Sporting Mauricio e riabbraccia il giovane colombiano Perea. Proprio dai biancocelesti arriva a Torino, sponda granata, il centrocampista uruguayano Álvaro González, che va a chiudere un mercato che ha portato alla corte di Ventura anche il portiere del Danubio Ichazo e l’attaccante Maxi López – apparso in ottima forma nelle prime uscite con la nuova maglia -. La dirigenza torinista ci ha abituato a sessioni di calciomercato caratterizzate dal pieno rispetto del bilancio e anche quest’anno ai tre arrivi corrispondono una serie di partenze più o meno dolenti: Larrondo torna in Argentina, Ruben Pérez all’Atlético Madrid, Nocerino passa al Parma e lo storico portiere Gillet va al Catania.
L’addio che fa più male al nostro calcio è, però, quello di Cuadrado, che lascia la Fiorentina e arriva al Chelsea di Mourinho per la spaventosa cifra di 32 milioni, cifre che in Italia difficilmente riusciamo ad immaginare. Riuscire a sopperire a questa grave perdita non sarà facile per Montella & Co., ma il tecnico napoletano potrà contare sull’aiuto dei nuovi innesti: Diamanti e Gilardino tornano in Viola dopo l’esperienza cinese, poi tocca a Rosi del Genoa e infine dal Chelsea arriva la stellina egiziana Salah.
Il capitolo più triste di questo calciomercato è quello legato alle vicende del Parma. Dalla mancata qualificazione in Europa è cominciato un tracollo inarrestabile: la squadra è ultima in classifica, la nuova proprietà ha fattezze ancora oscure, gli stipendi non vengono pagati e una serie di giocatori decidono di emigrare dalla squadra emiliana. È il caso degli svincolati Cassano e Felipe, a cui si aggiungono le cessioni di Paletta, Rispoli, Pozzi, De Ceglie e Acquah. L’impressione è che gli arrivi di Nocerino, Feddal, Rodríguez e Varela non salveranno la società dal baratro.
Ultimi ma non per importanza segnaliamo gli arrivi ad Empoli di Saponara, Brillante e Somma; l’acquisto di Lazarevic da parte del Sassuolo, i colpi Pinilla ed Emanuelson targati Atalanta, i trasferimenti di Brkic, González, Hušbauer, Cop e M’Poku al Cagliari, le scommesse dell’Udinese Aguirre, Pechacek e Perica e la tripletta Greco - Fernandinho - Pisano, messa a segno dal Verona.
È stata una sessione di Calciomercato molto intensa, ricca di mosse e contromosse, di colpi strategici e scelte discutibile. Ora la palla passa al campo, si torna al calcio giocato e in fondo, questa è l’unica cosa che conta.
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