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5 mesi che sto qui, che non mi sembra nemmeno vero e mi pare ieri che mi facevo la valigia con magliette e canottierine e vestitini mai messi per venire in luglio e pensavo "Chissà cosa farò della mia vita dopo questo mese a Londra".
L'ultima domanda resta, nel frattempo sono passati 4 mesi, sono tornata a casa e ho cambiato la valigia e il mio armadio si è riempito di maglioni.
19 è il numero dell'autobus che mi porta a casa dalle mie serate assurde, dalle feste in giro per i locali con gli amici, dalle serate che tieni strette nella macchina fotografica e che ogni tanto dici "Ti ricordi quella sera quando", dalle risate e dal russare di qualcuno seduto dietro di te, da quelle serate che tipo te le ricorderai a lungo.
19 è sempre l'autobus che mi riporta a casa dalle mie giornate a spasso per Londra, dai pranzi fuori con le amiche a chiacchierare della vita e dei perchè, dai colloqui andati male e dai "Cerchiamo qualcuno con più esperienza", dallo shopping compulsivo, dagli incontri nella notte con il tuo passato, dagli incontri con qualcosa in cui speravi.
4 il numero delle sbronze esagerate, quelle che hanno avuto come risultato il giorno dopo il mal di testa formato famiglia, un giro nel letto, un giro sul divano, di nuovo nel letto, di nuovo sul divano, molto paracetamolo, colorito pallido e "Io non bevo più, cazzo."
7 il numero di pinte massimo raggiunto in una serata. Che è finita che sono tornata a casa ridendo da sola e pensando che alla fine ero ancora viva. Ma mi scappava la pipì.
6 gli shots di tequila che hanno accompagnato una serata in cui io speravo qualcosa sarebbe cambiato, ma in realtà no, e allora ne ho bevuti 7. Tanto offrivi tu.
5 le giornate in cui mi sono presa tanta, molta acqua, tempo albionico affrontato senza ombrello e con le Converse fradice ai piedi. E un sacchetto di plastica di Tesco Express sulla testa per non bagnarmi troppo. Cantando aspettando l'autobus.
4 mesi che lavoro al pub, da cosa part time, a cosa per qualche mese, a cosa full time ma comunque a tempo determinato perchè devo cercarmi un "proper job", ma non so bene quando.
300 (almeno) le volte che sento al giorno dirmi "Can I please get...".
Innumerevoli le pinte spillate e le parolacce pronunciate e i "Bloody hell" contro i clienti dementi.
3 le volte che sono andata al cinema. 3 su 3 i film facevano cagare, e alla terza ho capito che parte fondamentale è con chi ci vai.
Un po', le volte in cui ho pensato se sto facendo la cosa giusta o se sto perdendo tempo o se dovrei finire la mia minkiafacoltà e finire a lavorare in un ufficio dove probabilmente impazzirei e non riuscirei a respirare e ingrasserei ma probabilmente avrei un lavoro serio e allora saremmo tutti più conteni. Tutti, tranne me.
7 le volte in cui camminando mi sono fermata a pensare che la vita procede e che in realtà procedevo pure io. E che ogni tanto bisogna prendere, e cambiare, e affrontare, e cercare e vivere e non sempre sopravvivere. E mandare a fanculo cose per capirne altre.
2 le volte che ti ho sognato e mi sono svegliata e ero arrabbiata e ti ho odiato e mi hai rovinato la giornata. Una volta continuavo a chiedermi il perchè, ora non me lo chiedo nemmeno più.
30 i concerti che volevo vedere. 6 quelli a cui sono poi andata veramente. Lavoro in un pub. Il weekend off equivale all'oro.
4 le volte in cui avrei voluto ci fosse qualcun'altro con me e mi sono detta che farsi degli amici da zero è difficile, e che ogni tanto diamo per scontato quelli che abbiamo. Come si faceva una volta a farsi gli amici?
N, le volte che mi sono chiesta perchè non chiami? Perchè non mi chiamate? Vi manco un po', o le vostre vite vanno avanti perfettamente senza di me?
4 le volte che mi sono chiesta se ripensare al passato ha un senso, o è solo un momento in cui hai voglia di pensarci, perchè sai che in fondo non poteva andare, e ti rendi conto che non ha molto senso in realtà, ma che è normale. Solo normale.
1 grande, enorme delusione. E N volte mi chiedo se fosse andata diversamente, come sarebbe andata? E N volte mi dico che è piuttosto inutile stare li a sognare che un giorno, forse, magari. Perchè tanto direi di no.
0 le volte che mi sono svegliata con l'ansia di non essere capace di affrontare la giornata, con la voglia di stare sotto le coperte e non parlare con nessuno, con l'odio verso tutti e tutto, verso i discorsi idioti, gli aperitivi in piazza, la solita gente, i soliti libri, le solite discussioni, i perchè del caso, perchè sono qui, perchè non me ne vado, perchè sono così, perchè non ci provo, con poca aria nei polmoni e la voglia di essere da un'altra parte, a fare altro.
50, le volte che ho pensato "Mi sa che mi sento bene, dopotutto."
E dopo tanto, N volte mi dico che va bene così, che per un momento, posso smetterla di chiedermi sempre perchè.
Tutto qui.
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