Magazine Diario personale

Calico Joe

Da Gloutchov
Calico Joe Adoro Grisham quando scrive Legal Thriller, ma lo adoro ancora di più quando esce dalle sue tematiche classiche perché, per quanto un legal thriller possa essere affascinante, dopo un po' tende a confondersi con tutti gli altri legal thriller. Quando Grisham esce invece dai binari, è in grado di produrre gioiellini come Fuga dal Natale, La casa dipinta, e per l'appunto, questo Calico Joe.
La storia viene raccontata con gli occhi di Paul Tracey. Paul è ancora un bambino quando assiste allo scontro epico tra suo padre (Warren, lanciatore dei Mets), e Joe Castle (astro nascente dei Cubs). Il rapporto tra Paul e suo padre è al limite di ogni rapporto padre figlio. Warren è per lo più assente, e quando è presente, è manesco... sia con Paul, che con sua madre e sua sorella Jill. Però Paul e Warren sono legati da una passione profonda per il Baseball. Warren è un bravo lanciatore, forse non un fenomeno, ma gioca nelle Major leagues. Paul è ancora piccolo, ma ha talento... se non fosse che il suo rapporto col baseball è sempre minato dal pessimo carattere del padre. A quella tragica partita, Paul è diviso tra il tifo per il padre, e l'ammirazione per Calico Joe... un vero fuoriclasse. E quando assiste alla bean-ball che metterà fine alla carriera di Calico Joe, Paul sente spezzarsi qualcosa dentro. Da adulto, Paul vive lontano dal padre, che ormai è diventato un'estraneo dal giorno in cui le moglie ha deciso di lasciarlo. Lui, sua madre, e Jill vivono bene. Paul ha cambiato moglie per ben sei volte. Beve. Ha affossato la sua carriera di lanciatore. Ha tentato col golf. Ha fallito in quasi tutto. E ora sta per morire di cancro. Paul... pur indifferente alla notizia, decide di fare qualcosa di importante, tentare di riconciliare Warren con Joe Castle... per cui si mette in movimento per fare in modo che si abbia un incontro.
Se ami il baseball, questo libro ti piacerà. Se non lo ami, è possibile che ti faccia avvicinare a uno sport che ha fascino da vendere, ma che molti (qui da noi) osservano con sospetto a causa delle regole complicate, della durata indefinita delle partite, e di una miriade di statistiche che lo avvolgono e fanno pensare che questo sport sia pensato più per gli scommettitori, che per i veri sportivi. Io, a baseball, ci ho giocato che ero un ragazzino dell'età di Paul. Non ero un asso. Giocavo come esterno sinistro perché il mio lancio era potente ma non troppo preciso, come battitore me la cavavo... anche se non ho mai fatto dei fuoricampo. Ad allenarci era l'insegnante di ginnastica delle medie... che tra le altre cose allenava la squadra professionista bolognese dell'epoca (la Beca, sponsorizzata all'epoca da una nota azienda locale che lavorava le carni da macello). Insomma... avevamo una insegnante con i controfiocchi! Questo romanzo ha risvegliato diversi ricordi di quell'epoca. Mi ha fatto venir voglia di andare a cercare il mio vecchio guantone. E' davvero ben scritto. Ci sono parecchi termini tecnici, ma stringendo i denti, si può comprendere tutto quanto senza troppi sforzi, e alla fine, Grisham ci regala anche un mini-manuale sulle regole basilari di questo sport, per cui... I personaggi sono ben sagomati. Hanno uno spessore notevole, e anche i comprimari fanno il loro dovere senza apparire come sagome di cartone. L'ambientazione è tratteggiata con cura, senza troppi dettagli, ma che permette di immaginare l'America contadina che ci viene raccontata. E raccontato con equilibrio. Non ci sono alti e bassi... la storia si lascia leggere con piacere e leggerezza.

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