I nostri politici attuali ed anche i giornalisti al soldo di questa politica, dovrebbero chiedersi perché, uomini di Stato come il francese Mitterand, (socialista dal comportamento etico), come il francese Chirac (uomo di destra accorto e pragmatico) e come il brasiliano Lula (democratico convinto) , si siano rifiutati di estradare Cesare Battisti, un uomo , ex “proletario armato per il comunismo”, condannato per vari omicidi compiuti negli “anni di piombo” del nostro paese.
Cosa avrebbe spinto, questi uomini di Stato, oltretutto politicamente diversi, a tenere sul caso Battisti un atteggiamento apparentemente così contraddittorio e non coerente con l’esigenza di punire chi si è macchiato di delitti imperdonabili?
Colpisce certamente l’intransigenza del governo brasiliano, riconfermata il 31 dicembre 2010, nel respingere la richiesta di estradizione di Cesare Battisti. Ma colpisce ancora di più e fa impressione l’uso spregiudicato che alcuni politici e giornalisti disinvolti, legati al governo in carica in Italia, fanno dell’episodio, evitando di approfondire una storia che non può essere letta solo come la protezione per motivi ideologici che la Francia socialista di Mitterand, ma anche quella più conservatrice di Chirac e poi il Brasile di Lula, hanno concesso ad un personaggio non certo trasparente come Battisti stesso.
Lula avrà avuto sentore della Strage di Piazza della Loggia a Brescia, strage fascista, causata da una bomba e che ha lasciato sul terreno otto morti e centodue feriti. Dopo 36 anni non si è trovato nessun colpevole, sono rimaste solo le vittime innocenti senza giustizia.
Lula avrà sentito parlare di quei due fascisti, Freda e Ventura, che misero la bomba nella Banca dell’Agricoltura di Milano. Franco Freda e Giovanni Ventura, due neofascisti tre volte accusati e tre volte assolti per insufficienza di prove (nel’81, ’84 e ’85) come organizzatori proprio della strage di Piazza Fontana, ora, anche se incolpati da nuovi testimoni, non possono più, per legge, essere giudicati. Piazza Fontana fu l’inizio di una guerra civile non dichiarata che la politica italiana non ha mai saputo o voluto affrontare per studiarla, spiegarla, condannarla, chiarirla insomma. Morirono 17 persone ed altre ottantotto rimasero ferite. Vittime che non hanno mai avuto giustizia, perché per quella strage fascista non è stato condannato nessuno, pur sapendo benissimo chi fossero i colpevoli. Anzi c’è stato un morto innocente Giuseppe Pinelli, anarchico, morto per il solo fatto di essere anarchico e quindi considerato un pericolo.
Lula avrà sentito che cosa dice Giovanardi a proposito dell’aereo di Ustica abbattuto da un missile “amico” francese o americano che fosse, che ha causato 81 vittime rimaste senza giustizia. Giovanardi dice che è stata “una bomba” ad abbattere l’aereo senza spiegare chi ha messo questa bomba, lasciando intendere che si tratta dei soliti anarchici o comunisti, se non i centri sociali, che in Italia esistono e vogliono piantare grane.
L’Italia, ultimamente, non si è guadagnata una grande fama di equità giuridica. Il nostro paese si è ormai abituato, da quando governa Berlusconi, ad assolvere chiunque si macchi anche di reati pesanti e indecentemente truffaldini nel campo economico, commerciale e fiscale. Proprio l’Italia, ha negato l’anno scorso l’estradizione ad un imprenditore italo-brasiliano condannato da un tribunale, dall’altra parte dell’oceano, a dodici anni di carcere per bancarotta e gravissimi reati nel campo finanziario. Alcuni sostengono che il rifiuto dell’estradizione di Cesare Battisti, sarebbe una risposta stizzita del Brasile ad un comportamento non proprio trasparente del nostro governo.
Le nazioni che hanno, come la Francia, una grande dimestichezza per le lotte sui diritti delle persone o le nazioni che finalmente si avvicinano ad una democrazia compiuta, come il Brasile, e quindi a volte hanno la tentazione dell’intransigenza, conoscono bene queste storie italiane piene di ombre e di ingiustizie.
La Germania ha avuto lo stesso problema dell’Italia con la complicazione delle riunificazione con l’ex Europa comunista dell’Est, ma non si è tirata indietro di fronte alle proprie responsabilità e ha chiuso i conti con il suo passato.
In Italia invece questo dovere di chiarezza verso i cittadini non è stato mai sentito ed espletato da nessuno dei governi che ci hanno guidato in questi anni.Le inquietanti connivenze di alcuni settori dello stato, oltre che nella strage alla Banca dell’agricoltura a Piazza Fontana a Milano, non sono state mai completamente chiarite e condannate, anche negli attentati alla Questura di Milano, a Brescia, al treno espresso Italicus, ad Ustica ed alla stazione di Bologna.
Questo quadro inquietante e “dimenticato”, di cui la destra eversiva del paese fu mandante e complice, prima e dopo che si materializzassero le Brigate Rosse, dovrebbe invitare ministri come La Russa, Alfano, Frattini, ad essere più cauti, per decenza, nelle loro dichiarazioni sul caso Battisti, e alcuni colleghi della grande stampa e della tv a sentire l’umiltà che richiede la ricerca della verità e il rispetto verso i cittadini, che non sono mandrie di pecore, ma abitanti di questo paese con il diritto ad un ricordo onesto.
«Se il Brasile negherá l’estradizione - sostiene Torregiani – chiunque potrebbe sentirsi autorizzato in futuro a fare stragi in Italia per poi scappare in Brasile, Francia o Svizzera. Un governo democratico - dice - non può permettersi di cadere in questo tranello».
Si può rispondere a Torreggiani, col quale condividiamo lo sdegno per la mancata giustizia nei confronti delle vittime delle stragi, che quello che lui sta paventando sta avvenendo da anni nel nostro paese. Si possono fare stragi fasciste, rifugiarsi all’estero con la connivenza dei servizi segreti e rimanere impuniti per sempre, non vengono richieste neppure le estradizioni.
Dobbiamo anche aggiungere che a Lula, non saranno certamente sfuggite le furiose campagne elettorali di Berlusconi e soci, impiantate tutte sulla paura dei comunisti, sulla presenza ammorbante dei comunisti in Italia e sulla sinistra complottista e disfattista. Campagne e parole di questa destra che non hanno certamente rassicurato e dato garanzie di equilibrio politico. E Lula, democratico presidente, lui sì ex operaio, che ha riportato il Brasile nel solco della democrazia, non si fida di questa politica da guerra fredda e completamente sbilanciata, che ha in odio qualsiasi sentore che venga da sinistra.
Per questo Lula, nel suo ragionamento lucido, sostiene che un terrorista “comunista”, in Italia, non sarebbe trattato con giustizia.
Prima di sbraitare, minacciare rotture diplomatiche ed azzerramenti di contratti economici vantaggiosi per le nostre industrie, ricorsi al tribunale dell’Aia e prima ancora di fare l’ennesima figuraccia internazionale, certi ministri dovrebbero studiarsi la storia delle stragi e ragionarci sopra.