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Caltanissetta: rinvio del processo ‘Borsellino quater’, nessuno si presenta a depositare

Creato il 06 maggio 2014 da Giornalesiracusa

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Caltanissetta: al processo ‘Borsellino quater’ in corso di fronte alla Corte d’Assise di Caltanissetta, presieduta da Antonio Balsamo, oggi avrebbero dovuto deporre il pm Massimo Russo, Luciano Violante che è stato presidente della commissione antimafia e il giornalista Raul Passaretti.

Nessuno dei tre era presente in aula.

Ognuno ha fatto pervenire una comunicazione per giustificare la propria assenza e per chidere che l’audizione venisse posticipata.

Il processo, mediante il quale si cerca di fare luce sulla strage di via d’Amelio e che vede come imputati Salvatore Madonia, Vittorio Tutino, Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci, riprenderà martedì 20 maggio alle ore 9.30 sempre presso l’aula bunker di Caltanissetta.

Dovrebbero essere presenti in aula per le deposizioni altri tre testimoni: Nicola Amato che era il direttore del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria del ministero della Giustizia, quando nel 1992 Cosa Nostra inaugurò la stagione delle stragi e che, il 4 giugno del 1993, fu improvvisamente rimosso per volere dell’allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, di comune accordo con il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi e con il ministro della Giustizia Giovanni Conso; Edoardo Fazzioliin qualità di vice Direttore del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria pro tempore nel periodo delle stragi di mafia fra il 1992 e il 1993; peraltro, sua è la firma sulla revoca di ben 121 decreti di sottoposizione al 41 bis fra il marzo e il maggio del 1993; e Alessandra Camassa, ex pubblico ministero a Marsala quando Borsellino era a capo di quella Procura e, oggi, presidente di sezione al Tribunale di Trapani.

Lei, insieme al collega Massimo Russo – che avrebbe dovuto deporre proprio oggi – ebbe un incontro con Paolo Borsellino durante il quale, nel mezzo di un normale dialogo riguardante alcune indagini allora in corso, il magistrato, poi ucciso dalla mafia, si distese sul divano, scoppiò ain lacrime e disse: “Non posso credere che un un amico mi abbia tradito”.

Appuntamento fra due settimane esatte per continuare a tentare di percorrere una strada verso la scoperta della verità, tramite la giustizia, sulle dinamiche che hanno preceduto e provocato la violentissima esplosione in via Mariano D’Amelio alle ore 16.58 del 19 luglio del 1992, a causa della quale morirono Paolo Borsellino – Procuratore Aggiunto presso la Procura distrettuale della Repubblica di Palermo – e gli agenti di scorta Claudio Traina, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli e Eddie Walter Cosina.

Paolo Borsellino muore per la trattativa che era stata avviata fra i boss corleonesi e pezzi delle istituzioni. Il magistrato, dopo la strage di Capaci ne era venuto a conoscenza e qualcuno gli aveva detto di starsene in silenzio, ma lui si era rifiutato. A Borsellino era stato proposto di non opporsi alla revisione del maxi processo e di chiuedere un occhio su altre vicende. Il suo rifiuto ha portato venti giorni dopo a progettare ed eseguire l’attentato in via D’Amelio”.

Queste sono le parole che il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca ha pronunciato durante la propria dichiarazione davanti ai magistrati nel 1998 e che sono poi state rese note solo nel 2001 dal quotidiano La Repubblica.


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