C'è un dato chiarissimo che emerge dalle primarie del Pd: D'Alema ha perso e con lui tutta la nomenclatura suicida delle ultime elezioni politiche. Cuperlo ha perso, la faccia pulita del dalemismo non è arrivata al 20 per cento, segnando in questo modo il definitivo contrappasso dell'inciucismo pernicioso e volgarmente disgustoso del bicameralino. In poche parole, i quasi tre milioni del Pd hanno detto a Baffetto: “Vaffanculo”. Si spera che il politico più intelligente della storia repubblicana comprenda e prenda atto, anche se la frequentazione ventennale con il “satiro” non depone per una sana, agrippiana vecchiaia. Civati ha perso, è vero. Ma se non si lascia prendere dallo scoramento e spara bene le cartucce che ha, il prossimo segretario del Pd, con Renzi a Palazzo Chigi, potrebbe essere lui. Guardiamoci un attimo intorno. Silvio sembra il tenente colonnello Antonio Tejero, lo ricordate? Era quell'ufficiale della Guardia Civil che, pistola in pugno, tentò da solo di impedire la svolta democratica in Spagna, un franchista di ferro che non venne garrotato solo perché re Juan Carlos lo perdonò. Se Silvio potesse, entrerebbe pistola in pugno nell'aula di Palazzo Madama per andarsi a sedere sulla poltrona di Piero Grasso, e invece che fa? Telefona a Paolo Becchi (l'ideologo del M5S), lo invita ad Arcore e cerca di farselo alleato. Lui e Grillo hanno un nemico comune da combattere, si chiama LettaLetta e siede, secondo Grillo, abusivamente a Palazzo Chigi. La morale della prossima intesa fra Forza Italia e il Movimento 5 Stelle? I nemici dei miei nemici sono miei amici. Tolti dalla scena i nostalgici del proporzionale puro, resta proprio lui, Matteo Renzi, il sindaco di Firenze, eletto ieri sera con il quasi 70 per cento dei voti dei primariani, segretario del Partito Democratico. Renzi non ci è mai piaciuto, lo abbiamo scritto ogni volta che abbiamo avuto la possibilità di parlarne. Però, in questo momento, de' Renzi è l'ultimo scoglio visibile nel mare di rifiuti organici nel quale galleggiamo. Lo abbiamo ascoltato ieri sera subito dopo la lapalissiana vittoria. Ci è sembrato il Veltroni del “Lingotto”, un po' più spigliato, un po' più paraculo. Però, forse, è proprio quel minimo di paraculaggine in più che potrebbe bastargli per dare il segnale a questo popolo stremato, che è possibile ancora darsi una mossa. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare da noi, a Renzi consegniamo, da questo momento, una cambiale in bianco. Durerà inevitabilmente poco, 30 giorni. Poi, sarà guerra esattamente come quella che combattiamo da venti anni contro il genocida di emozioni.
Magazine Politica Italia
Cambiale in bianco per Matteo Renzi. Un mese. Nonostante tutto, questo Paese ha bisogno di una speranza
Creato il 09 dicembre 2013 da Massimoconsorti @massimoconsorti
C'è un dato chiarissimo che emerge dalle primarie del Pd: D'Alema ha perso e con lui tutta la nomenclatura suicida delle ultime elezioni politiche. Cuperlo ha perso, la faccia pulita del dalemismo non è arrivata al 20 per cento, segnando in questo modo il definitivo contrappasso dell'inciucismo pernicioso e volgarmente disgustoso del bicameralino. In poche parole, i quasi tre milioni del Pd hanno detto a Baffetto: “Vaffanculo”. Si spera che il politico più intelligente della storia repubblicana comprenda e prenda atto, anche se la frequentazione ventennale con il “satiro” non depone per una sana, agrippiana vecchiaia. Civati ha perso, è vero. Ma se non si lascia prendere dallo scoramento e spara bene le cartucce che ha, il prossimo segretario del Pd, con Renzi a Palazzo Chigi, potrebbe essere lui. Guardiamoci un attimo intorno. Silvio sembra il tenente colonnello Antonio Tejero, lo ricordate? Era quell'ufficiale della Guardia Civil che, pistola in pugno, tentò da solo di impedire la svolta democratica in Spagna, un franchista di ferro che non venne garrotato solo perché re Juan Carlos lo perdonò. Se Silvio potesse, entrerebbe pistola in pugno nell'aula di Palazzo Madama per andarsi a sedere sulla poltrona di Piero Grasso, e invece che fa? Telefona a Paolo Becchi (l'ideologo del M5S), lo invita ad Arcore e cerca di farselo alleato. Lui e Grillo hanno un nemico comune da combattere, si chiama LettaLetta e siede, secondo Grillo, abusivamente a Palazzo Chigi. La morale della prossima intesa fra Forza Italia e il Movimento 5 Stelle? I nemici dei miei nemici sono miei amici. Tolti dalla scena i nostalgici del proporzionale puro, resta proprio lui, Matteo Renzi, il sindaco di Firenze, eletto ieri sera con il quasi 70 per cento dei voti dei primariani, segretario del Partito Democratico. Renzi non ci è mai piaciuto, lo abbiamo scritto ogni volta che abbiamo avuto la possibilità di parlarne. Però, in questo momento, de' Renzi è l'ultimo scoglio visibile nel mare di rifiuti organici nel quale galleggiamo. Lo abbiamo ascoltato ieri sera subito dopo la lapalissiana vittoria. Ci è sembrato il Veltroni del “Lingotto”, un po' più spigliato, un po' più paraculo. Però, forse, è proprio quel minimo di paraculaggine in più che potrebbe bastargli per dare il segnale a questo popolo stremato, che è possibile ancora darsi una mossa. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare da noi, a Renzi consegniamo, da questo momento, una cambiale in bianco. Durerà inevitabilmente poco, 30 giorni. Poi, sarà guerra esattamente come quella che combattiamo da venti anni contro il genocida di emozioni.
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