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Cambiamenti climatici, ciclo del carbonio e maltempo

Creato il 18 settembre 2015 da Postik @postikitalia

Cambiamenti climatici, ciclo del carbonio e maltempo

Ho pensato di scrivere su questo blog. All’inizio ero un pò perplesso. Poi mi sono ricordato che spesso chi si occupa di scienza/ricerca è criticato di scarsa capacità comunicativa. Ho anche pensato a quanto importante sia l’aspetto della divulgazione scientifica nella valutazione dei progetti scientifici da finanziare. E ho pensato che a me non li finanziano mai. E allora mi sono convinto che avrei dovuto cercare di fare del mio meglio per divulgare l’argomento del quale mi occupo. Non ho molta voglia… ma lo farò per spirito di sacrificio…

Dal nome della rubrica, avrete già capito qual è l’argomento generale.

Ho pensato che, per cominciare nel migliore dei modi la mia esperienza “divulgativa”, sarei dovuto partire da qualcosa che conoscevo molto bene. Quindi oggi parto da qui: vorrei parlare di cos’è il ciclo del carbonio, cosa sono i cambiamenti climatici e cosa c’entra il ciclo del carbonio con i cambiamenti climatici.

Da vari anni, oramai, si parla con una certa costanza del problema dell’innalzamento della temperatura globale. Nella percezione comune, il problema è causa diretta dei fenomeni metereologici estremi che si osservano sempre più frequentemente durante tutto l’anno. D’estate, ad esempio, le temperature torride causano la solita reazione di mio padre ad inizio luglio (“Mamma che afa…ca nun se respira!”). Proprio qualche giorno fa, in tv e sui giornali si è parlato dei disastri causati dalle alluvioni in Liguria, nel Piacentino e in Veneto. Disastri che, a loro volta, causano perdite di vite umane e enormi danni economici. Ci si chiede, allora, se sia possibile evitare tali disastri, o quanto meno mitigarne le conseguenze. Per rispondere a questa domanda bisogna quindi capirne la causa e sviluppare metodi di analisi, previsione, mitigazione ed adattamento (riuscirà mai mio padre ad “adattarsi” all’afa???!!!?!?!).

E’ tutto vero: la temperatura del pianeta sta aumentando. Le misure effettuate su tutto il globo, sia in atmosfera che nell’oceano, dimostrano che la temperatura media globale è aumentata di quasi 1 °C in confronto al livello del 1880. Ci sono zone del pianeta nella quali la temperatura è diminuita e zone nelle quali è aumentata di più di 1 °C. Mediamente, si è registrato un aumento di 1 °C che, sebbene possa sembrare piccolo in confronto alle escursioni termiche giorno-notte o estate-inverno, è causa di grande preoccupazione a livello internazionale per le possibili conseguenze sull’ambiente e, in ultima analisi, sul benessere della popolazione.

Qual è la causa di questo aumento di temperatura? L’atmosfera è composta da una serie di molecole gassose, molte delle quali hanno la capacità di assorbire la radiazione infrarossa emessa dalla terra. In pratica questi gas assorbono energia. Questa energia viene poi rilasciata sotto forma di calore che riscalda l’atmosfera. E’ l’ormai famosissimo fenomeno dell’effetto serra. A partire dalla rivoluzione industriale, le attività antropiche hanno utilizzato dei combustibili fossili come fonte principale di energia. Quando bruciati, i combustibili fossili rilasciano nell’atmosfera tonnellate di gas ad effetto serra, il più abbondante dei quali è il biossido di carbonio (noto anche come anidride carbonica o CO2). Poi ci sono il metano (CH4, emesso in larga misura dai rutti delle vacche, attenzione! rutti non scorregge…) e il protossido di azoto (N2O, detto anche gas esilarante).

L’aumento della concentrazione atmosferica dei gas ad effetto serra causa l’aumento dell’effetto serra e quindi l’aumento della temperatura media globale.

Un’interessante curiosità è che, di per sé, l’effetto serra è un fenomeno estremamente positivo per lo sviluppo della vita sulla terra. Gli scienziati hanno calcolato che, senza di esso, la temperatura media globale sarebbe di circa -18 °C, l’acqua sulla superficie del globo sarebbe ghiacciata e la vita, come oggi la conosciamo (cioé, consentitemi un tecnicismo, basata sulle reazioni in soluzione acquosa), non avrebbe potuto svilupparsi sul nostro pianeta. La presenza dei gas ad effetto serra in atmosfera fa aumentare la temperatura media da circa -18 °C a circa +15 °C. Il problema, quindi, non è l’effetto serra, ma l’aumento dell’effetto serra.

I gas ad effetto serra, come la CO2, sono per la maggiorparte molecole contenenti carbonio.

Queste molecole sono sottoposte a trasformazioni cicliche in natura che compongono quello che si definisce il ciclo del carbonio. Ad esempio, la CO2 atmosferica viene assorbita da piante, attraverso il processo della fotosintesi. La CO2 viene anche assorbita dagli oceani, attraverso un semplice processo di dissoluzione (un pò come lo zucchero si scioglie nel caffé quando si gira con il cucchiaino). Sia le piante (e, più in generale, gli ecosistemi terrestri), sia gli oceani riemettono CO2 in atmosfera chiudendo quello che è, a tutti gli effetti, un ciclo.

Per millenni questo ciclo è rimasto più o meno inalterato, in un equilibrio dinamico scosso molto raramente da qualche significativo evento astronomico (solare) o vulcanico. A partire dalla rivoluzione industriale, l’emissione in atmosfera di tonnellate di CO2 da parte dell’uomo ha totalmente sconvolto il ciclo del carbonio e, con esso, il clima.

L’uomo, che già in precedenza aveva cominciato a ribellarsi alle leggi della natura, ha iniziato il corso di una nuova era, che alcuni geologi definiscono “Antropocene”. La materia, che per milioni di anni era stata riciclata dalla natura (ciclo del carbonio, ciclo dell’acqua, etc…) ha cominciato a fluire…

Detta così, sembra che il problema non ci tocchi direttamente. Tuttavia, un’attenta analisi (e sono decenni che migliaia e migliaia di scienziati hanno focalizzato le loro ricerche sulla comprensione dei meccanismi in gioco) rivela come le conseguenze siano molteplici:

scioglimento dei ghiacciai e aumento del livello del mare

perdita della biodiversità

aumento della frequenza e dell’intensità dei fenomeni meteorologici estremi (tifoni, tornado, uragani, trombe d’aria, siccità, etc…).

Allora uno pensa: “ma cosa me ne importa che i ghiacciai, magari in posti isolati come l’Antartide, si stanno sciogliendo?”. E io gli rispondo che nel 2010, quando stavo lavorando in Australia, ho sentito un seminario di un collega che spiegava quanto il governo australiano sarà costretto a pagare per spostare l’aeroporto di Sydney, visto che, con l’innalzamento del livello del mare (e si parla soltanto di qualche decina di centimetri entro il 2100), e l’aumento della frequenza degli eventi di inondazione della costa, l’aeroporto dovrà essere spostato più verso l’entroterra… e la gente pagherà con le tasse… credete davvero che l’aeroporto di Fiumicino sia molto lontano dalla costa?!?

Qualcun altro potrebbe obiettare: si perderà un pò di biodiversità… cosa ce ne frega a noi!? Bene, se aveste studiato Ecologia Applicata, sapreste che quando perdiamo una specie, non sappiamo neanche bene cosa stiamo perdendo. Vi ricordo, a titolo di esempio, che la penicillina fu isolata da una muffa… e se quella muffa fosse andata persa in precedenza a causa dei cambiamenti climatici?

Se ancora non vi avessi convinto che i cambiamenti climatici sono un problema serio, che va affrontato seriamente e subito, pensate alle conseguenze delle inondazioni di qualche giorno fa a Genova e a Piacenza: se l’aumento della temperatura terrestre stesse causando un aumento della frequenza delle inondazioni nelle zone a rischio idrogeologico dell’Italia, non sarebbe il caso di provarci seriamente ad istallare dei pannelli fotovoltaici, ad uscire in bicicletta in città, a cercare di viaggiare con i mezzi pubblici quando è possibile…etc…etc…etc…?

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