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La maliziosa attenzione italiana per le primarie Usa

Creato il 16 marzo 2016 da Postik @postikitalia

Se da una parte l’ipotesi di Trump alla Casa Bianca inquieta, dall’altra stuzzica l’attenzione degli italiani, che hanno i baffi sotto cui ridere.

di Marco Terribili

Le primarie USA 2016 procedono incalzanti, riempiendo di morbosa curiosità appassionati e non solo.

La star di questo voto è ovviamente lui: Donald Trump, magnate newyorkese che vola nei sondaggi e ipoteca il secondo Super Tuesday, dominando in Florida, Illinois e North Carolina, lasciando invece l’Ohio al suo rivale Kasich, ormai l’unico, dato il ritiro di Rubio che perde -poco dignitosamente- nella sua Florida.

In Italia l’attenzione per le primarie USA è stata raramente così palpabile. E se l’ipotesi di Trump che sfida il candidato democratico (sempre più verosimilmente Hillary Clinton) e magari arriva alla Casa Bianca, desta sconcerto e sdegno, dall’altro riempie di uno strano orgoglio per il caos in cui la politica nostrana versa: “mal comune, mezzo gaudio”.

Inoltre c’è qualcosa di più, ancora, ad agitare gli animi degli osservatori italiani di queste primarie: l’inganno emozionale del déjà vu, arricchito però dalla magnifica, ed ormai dimenticata, sensazione di poter essere dei precursori, anche rispetto agli americani.

Donald Trump è ricco, così ricco da far capolino ogni anno dalla lista degli uomini più ricchi d’America, pubblicata puntualmente da Forbes. Donald Trump ha costruito un impero e promette di mettere in campo le sue qualità imprenditoriali al frutto del paese. Donald Trump ha uno stile comunicativo ficcante e rodato, sia dal vivo che in TV (impiegato anche nel magico mondo del wrestling); racconta delle barzellette ai comizi e schernisce i rivali con ridicoli vezzeggiativi, dimostrando di non avere alcuna pietà per chi compete con lui senza esserne all’altezza.

Donald Trump è sicuro di sé e della sua immagine, nonostante l’età, nonostante un improbabile colore dei capelli, nonostante i tre matrimoni. Donald Trump potrebbe far diventare il 2016 degli Stati Uniti d’America come il magnifico 1994 italiano. Quello dello “scendo in campo”, per intenderci.

Al momento non ci è dato sapere quali potrebbero essere le conseguenze di un tale esito elettorale e la strada che porta all’8 Novembre, data dell’Election day, è ancora lunga e tortuosa. Ma, qui, molti si cullano nella meschina sensazione di vedere abbattuto un tabù, quello del primo della classe che finisce penitente dietro alla lavagna della politica internazionale.

Marco Terribili

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