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Fonderie Pisano e il coraggio di Martina Marraffa

Creato il 16 marzo 2016 da Postik @postikitalia

Da troppi anni a Salerno, nella completa indifferenza di cittadini e politci simil-mammasantissima, si consuma un dramma: le Fonderie Pisano continuano a sbuffare veleni nell’aria e nell’acqua inquinando una vasta area della città, un’ area che raggiunge addirittura la stazione sita in pieno centro.

Ne abbiamo già parlato, ma evidentemente noi non siamo le persone “giuste”, quelle che potrebbero davvero fare qualcosa.

Forse – dico forse – se gli abitanti del bellissimo centro cittadino iniziassero a temere la non remota eventualità  che gli elementi chimici e ferrosi sparati in aria dalle fonderie possono piantarsi anche nei loro polmoni e nelle loro vie respiratorie inizierebbero quantomeno ad interessarsi al problema. Ma fin quando i tumori e le gravi malattie respiratorie restano “apparentemente” in periferia che problema c’è? La Valle dell’ Irno è vicina, vicinissima, ma sempre periferia è, no? I salernitani sono un’altra cosa.

Poi una ragazza tanto coraggiosa, quanto esasperata dall’indifferenza di un’intera città, inizia un presidio serrato davanti ai cancelli dello stabilimento incriminato: Martina Marraffa non si arrende e va avanti con il sostegno dell’unica associazione che lotta contro questo scempio, il Comitato Salute e Vita di Salerno.   

Col passare dei giorni il clima – già di suo intossicato e irrespirabile- si scalda: le tensioni tra gli operai delle fonderie e i manifestanti si accumulano fino culminare inevitabilmente nello scontro fisico.

Infatti stamani,  dei manifestanti – tra cui la stessa Marraffa – e un giornalista vengono aggrediti da alcuni operai e la protesta degenera nella solita guerra tra esasperati. Sì, esasperati, perché in quella aggressione si sono scontrate due disperazioni: quella di cittadini e abitanti avvelenati incessantemente da uno stabilimento altamente inquinante e quella di lavoratori che ogni giorno si espongo a sostanze mortali per uno stipendio, e che, oltretutto, temono che lo stabilimento possa chiudere, come è già successo nel 2007 per una ordinanza del Tribunale di Salerno, per poi venir delocalizzato chissà dove.

Ovviamente la cronaca degli scontri ha fatto subito il giro della città: tutti si sono interessati all’accaduto e i sentimenti di biasimo, rabbia e sdegno si sono equamente disseminati nella cittadinanza fino a quel momento – manco a dirlo – disinteressata e sorniona. Un po’ come la fila di automobilisti curiosi che rallentano il traffico dopo un incidente stradale solo per il macabro gusto di  “vedere e capire” cosa è successo.

Ma non ci illudiamo, questo non è certo un reale interesse, ma solo pruriginosa curiosità. Tranquillizziamoci: tempo tre o quattro giorni e tutto tornerà come prima.

Intanto la guerra tra poveri andrà avanti, operai e abitanti della zona continueranno ad ammalarsi fino a quando la molto probabile ma non “ assolutamente comprovata” relazione tra le patologie tumorali e respiratorie e le Fonderie Pisano non sarà pienamente accertata e verificata.

Dunque, nonostante i fatti di cronaca, una sola cosa resta certa: la Piccola Ilva made in Salerno continua a emettere i suoi veleni, e quelli sì che non guardano in faccia a nessuno: a loro non interessa minimamente se sei un abitante della Valle dell’Irno o un operaio delle Fonderie … fanno solo il loro mortale lavoro.

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fonte foto: SalernoToday


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