Ve lo confesso: ieri mattina mi sono svegliata con addosso il panico. Sì, proprio lui, quello che ti fa sudare le mani e ti fa venire le palpitazioni, che ti fa fare mille domande e ti fa venire mille dubbi. Chiamiamola ansia pre-partenza, chiamiamola paura, insomma, non è proprio un sentimento positivissimo.
Tra meno di tre settimane parto. Andrò per qualche mese in Asia. So quando parto ma non so esattamente quando tornerò e questo dopo aver scombussolato tutta la mia vita. Di viaggi da sola ne ho già fatto qualcuno, ma mai niente che durasse mesi (non ho mai viaggiato per più di un mese in tutta la mia vita), senza una rotta precisa e senza tappe prestabilite.
Un po' di paura c'è. Mi fermo a pensare e mi chiedo: è normale che ci sia? La paura è necessariamente un sentimento negativo o può anche fare bene?
Nessun dubbio: cambiare fa paura, me lo dicono in tanti. Ognuno a proprio modo - chi più, chi meno - di fronte al cambiamento spesso e volentieri prova dei sentimenti non proprio positivi, ma comunque normali: agitazione. ansia, timore, paura, possibilmente sperando di non arrivare al livello più pesante - il terrore - che blocca e rende impossibile l'azione del cambiamento.
Intendiamoci, non sto parlando di cambiare un paio di scarpe o di cambiare la parrucchiera (anche se per alcuni anche cambiare la parrucchiera è un bel motivo di ansia), sto parlando di cambiamenti importanti: cambiare lavoro, cambiare vita, cambiare prospettiva di vita.
Il cambiamento crea sempre rivoluzioni. Basta pensare che la parola greca per cambiamento ha la stessa radice semantica di “catastrofe” e la stessa desinenza di “movimento”, dunque implica pur sempre una sorta di stravolgimento.
A volte siamo noi ad abbracciare il cambiamento, a volte invece ti piomba addosso in modo imprevedibile (e io lo so bene); ne abbiamo paura e cerchiamo di evitarlo con il rischio di rimanere statici e forse (ma toglierei il forse) un po' infelici.
Io fino a qualche anno fa ero così: infelice del mio lavoro e sempre pronta a lamentarmi, riversavo tutto sulla mia vita privata, cercando di trovare appagamento almeno da lì. Poi la mia vita privata è stata stravolta da una cosa che si chiama cancro e che mi ha portato via l'amore della mia vita, con cui stavo progettando una vita insieme, con cui stavo per costruire una famiglia.
C'è voluto del tempo per riprendermi. A distanza di qualche anno ho realizzato che non potevo più restare intrappolata in un lavoro che detestavo, in una realtà che mi faceva stare male e che, soprattutto, non avevo più nulla da perdere, perché la cosa più importante l'avevo già persa. Allora ho detto basta.
Ho mollato il lavoro ed eccomi qui a ricostruirmi una vita. Ho voluto che il primo passo di questo cambiamento partisse dal viaggio, una lezione di vita per me fondamentale.
Forse l'aspetto più importante del cambiamento è il fatto che ci mette di fronte a parti sconosciute di noi, un aspetto che è proprio anche del viaggio, quindi scegliere di viaggiare per inaugurare il cambiamento della mia vita secondo me è perfetto.
Cambiare richiede energia, forza di volontà, determinazione e voglia di perseverare perché a volte, di fronte ad alcune difficoltà, la tentazione di tornare indietro può annullare i propositi di cambiamento. A volte è difficile proprio fare il primo passo, mettersi sulla strada del cambiamento, perché è più comodo trastullarsi su ciò che si ha o si è, con il risultato che a volte si resta invischiati e intrappolati in una realtà che non ci appartiene.
C'è chi dice che nessun uomo può diventare coraggioso senza prima essere passato dalla paura e che il punto di partenza della saggezza sia proprio lei, la paura. La paura quindi è un passaggio - naturale e umano - al cambiamento? Forse sì. A piccole dosi la paura può fare bene.
Se il tuffatore pensasse sempre allo squalo, non metterebbe mai le mani sulla perla. (Muslih Al-Din Sa'di)