Cambogia e Myanmar
Creato il 06 aprile 2011 da Nicolcurini
Bus traballanti, senza aria condizionata, scomodi e puzzolenti, la comune attitutidine degli autoctoni a vedere noi occidentali come un portafolio aperto da cui spillare ogni centesimo possibile, il caldo appiccicoso, i tremendi bagni e le scarsissime condizioni igeniche, sono tutti elementi che a volte acutizzano la voglia di "primo mondo", di tornare da dove sono venuta, il continente a cui appartengo: Europa.. mai cosi' tanto amata.. Ad aumentare la nostalgia di casa ci si mette anche una tremenda voglia di prosciutto serrano, di una croccante bruschetta, di un bel piatto di pasta, di una mozzarella sugosa e di una bistecca al sangue, il tutto irrorato con olio vero: profumato extra-vergine di oliva. Dopo due anni ho voglia di sapori di Mediterraneo, casa. (Per favore, non giudicatemi come il classico esempio di italiana all'estero, la cucina straniera mi piace, pero' dopo quasi due anni, comincio ad aver voglia di sapori familiari.) Intanto, sognando cose da mangiare, passo il confine, con il mio zaino rosa sulle spalle e la borsetta bianca a fiori (ormai non piu' tanto bianca a dire il vero), tutti in coda, e aspetto di passare anche attraverso questo controllo, mi timbrano ancora una volta il passaporto, mi puntano una pistola elettrica alla fronte per vedere se ho la febbre, e poi ci fanno aspettare, come sempre, mentre sudo. Dopo l'incubo di aver attraversato la frontiera tra Laos e Cambogia, un polveroso viaggio in uno scomodo bus occupa altre infinite ore, e, come ho imparato in questo viaggio in Asia, aspetto e sopporto stoicamente, con l'aiuto di un libro. Negli ultimi giorni a Loas sono stata assalita da delle tremende fitte allo stomaco, non e' acidita', non e' nausea, e' qualcosa che non ho mai provato prima, come se mi avessero preso a calci lo stomaco: sorde fitte mi attacano all'improvviso. Zuppette o di noodles di riso sono stati il mio alimento per alcuni giorni. Siamo arrivati a Siam Reap, la citta' alle porte dell'imponenente Angkor e io ho finalmente meno dolori. Arriviamo al nostro hostel a notte inoltrata e sveniamo di sonno fino la mattina seguente. Chiaramente programmiamo la visita ai tempi di Ankgor, non a caso una delle sette meraviglie del mondo, il mio corpo pero' mi chiede una buona colazione prima di cominciare e ho terribilmente fame. Audacemente oso, chiedendo un breakfast americano, uova con toast ect., che in genere mi aiuta a rigenerarmi quando mi sento particolarmente stanca, forse perche' da queste parti non si mangia molta carne, ma non calcolo che non sono piu' giovane e forte. Infatti, una volta al tempio le fitte allo stomaco ricominciano, e anche se tento di ignorarle, il caldo e il camminare mi fanno impallidire, Angokor bellissima, ma io non mi sento bene. Continuo a guardarmi intorno e cerco di concentrarmi sulla bellezze delle rovine che mi circondano, la pena dei numerosissimi bambini che ti saltano addosso chiedendo di comprargli quello che vendono, e il complessivo panorama incantevole. Dopo qualche ora, non riesco a fermare un conato di vomito (scusate), e cosi' in mezzo alle rovine piu' belle del mondo io mi piego su me stessa per espellere il maledetto uovo. Juan felice mi assicura che ora mi sentiro' meglio, (e cosi' fu), io in compenso mi sento in colpa per aver oltraggiato una delle bellezze del pianeta, io piccola umana di neanche un metro e sessanta, ho avuto l'alterigia di vomitare su una reliquia millenaria. Comunico a Juan i miei sensi di colpa, e scoppia in una grassa risata. Le bellezze di Angkor si scontrano con la povera miseria dei suoi abitanti, dove la gente e' amabile, ma i bambini per strada a chiedere l'elemosina o a vendere cartoline sono tantissimi. Un altro viaggio verso Bangkok per volare verso Myanmar. Dopo il dibattito tra me e Juan sul andare o non andare, abbiamo deciso per la prima. Come saprete Myanmar, un tempo chiamata Birmania, e' sotto regime militare, Aung San Suu Kyi, chiamata The Lady, la esponente del partito democratico, nonche' premio Noble per la Pace, e' stata anni in carcere e ai domiciliari, fu rilasciata solo lo scorso dicembre, i poveri abitanti di questo Paese, anche per il solo scherzare sul governo, possono essere arrestati o portati nei campi di lavoro. La Lady stessa, nel 1996, invito' a non andare in vacanza in Myanmar, cominciando il cosi' detto "travel boycott", appoggiato anche da Tony Blair, visto che si finanzia in questo modo il regime militare, aggiungendo che piu' soldi entrano, e meno lo Slorc e' incentivato a cambiare. Se da una parte e' vero che necessariamente parte dei nostri soldi spesi vadano al governo, visto che ci tassano per qualunque cosa, e' importante vedere cosa succede con i nostri occhi, e come dissero alcuni attivisti contrari al boicottaggio: "fate entrare il cavallo di Troia", lasciate che il mondo veda cosa succede. Una oculata spesa dei propri soldi qui e' indispensabile, come evitare ristoranti di lusso e hotel con bandiere statali, indirizzarsi verso la fascia piu' umile ed evitare i viaggi organizzati, non dimentichiamoci che il turismo rimane una delle prime fonti di sostentamento per tanti locali, nonche' l'unico contatto con il mondo. I Birmani infatti non sono autorizzati a lasciare il loro paese, il passaporto e' un documento difficilissimo da ottenere. Inoltre, anche se ai turisti alcune aree sono vietate, nelle zone dove sono presenti, la violazione dei diritti umani e' meno forte, e la maggior parte dei soldi spesi dai viaggiatori indipendenti va ai privati. C'e' da dire, che i birmani che sono a favore del boicottaggio, ritengono che l'entrata nel Paese da parte di turisti internazionali coincide con un simbolico appoggio alla dittatura militare, che obbligo' civili ai lavori forzati per costruire complessi alberghieri e smantello' l'intera Bagan dai suoi abitanti per lasciare le rovine al piacere turistico. Noi abbiamo deciso di andare per vedere. In Myanmar c'e' miseria: economica, umana, culturale [intesa come educazione], ci si puo' solo chiedere dove siano i diritti umani, quelli chiamati "inviolabili". L'isolamento internazionale che folcloristicamente fa si' che ancora usino i loro vestiti tradizionali, le auto vecchie, e immagini ancora vergini e intatte di un mondo lontano dall'occidentalizzazione, dall'altro lato mostra un paese schiacciato dalla dittatura, dalla paura e dalla poverta'. Anche qui i bambini sono alla merce' di chiunque, soprattutto di squallidi vecchi occidentali, e proprio uno di questi schifosi, un settantenne francese, mentre ero nella hall della guesthouse dove alloggiavamo, entro' accompagnato da un ragazzetto birmano sui 13 anni, il ragazzetto sporchissimo, come la maggior parte di questi figli, entrambi andarono al piano superiore, quello delle camere. Io spero con tutto il cuore che non sia quello che se si possa pensare, che mi stia sbagliando, che questa sia l'eccezione, lo spero, ma intorno a me ci sono solo segni che vanno in senso opposto, dalle offerte che fanno a Juan mentre passeggiamo, anche se sono io al suo lato, alle rovine di Bagan, la citta' di stupas e tempi disabitata, che fa concorrenza per bellezza a Angkor, dove in alcuni tempi c'e' la possibilita' di trovare qualche ragazzetto/a, poco meno che adolescente, che si venda per pochi dollari, e tra le millenarie rovine, gli occidentali consumano il loro perverso piacere. L'HIV ha livelli altissimi, la prostituzione, minorile e non, abbonda, come in tutti questi Paesi dove c'e' fame, mancanza di educazione e una mentalita' dove donne e bambini sono in una posizione di inferiorita', parte debole di una societa' debole, dove sopravvivono pochi forti. Nonostante tutto questo lato oscuro, la Birmania, anche se molto difficile e scomoda da viaggiare, e' meravigliosa, i suoi villaggi sembrano incantati, ha un numero spropositato di monaci, uno dei suoi piatti nazionali, la Shan Noodles Salad, e' uno sballo per il palato, i suoi mercati sono un'esplosione di colori, pescatori e citta' galleggianti sono affascinanti, donne e bambini si dipingono il viso con una particolare crema solare e gli uomini masticano continuamente una foglia ripiena di tabacco e noce moscata, che, oltre a lasciargli dei sgradevoli sorrisi macchiati di rosso scuro, li porta a ruminare e sputacchiare rumorosamente tutto il tempo. Anche se dura e un po' piu' cara rispetto agli altri Paesi del Sud-Asiatico, vale la pena visitare Myanmar, e' qualcosa che non abbiamo mai visto, a cui non abbiamo mai ne' pensato ne' immaginato, e' unica, "Fate entrare il cavallo di Troia", i viaggiatori sono l'unico ponte tra loro e il mondo esterno, l'isolamento non li aiuta, non li protegge, il solo confronto e' indispensabile per migliorarsi e per poter aspirare a una liberazione.
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