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Cambogia, il business delle zanzare

Creato il 20 novembre 2012 da Cren

Cambogia, il business delle zanzareC’è un che di preveggenza su quanto scritto qualche mese fa sulla lotta alla malaria in Cambogia. Sta uscendo, con sempre maggiori particolari, uno scandalo che ha coinvolto il Global Fund delle Nazioni Unite,  i funzionari del ministero della sanità e la compagnia Sumitomo Chemical di Singapore, che, con finanziamenti del Global Fund (to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria), vendette alla Cambogia milioni di dollari di anti-malaria mosquito nets fra il 2007 e il 2010, a prezzi risulterebbe, doppi rispetto a quelli di mercato.

Al centro dell’inchiesta, su cui, come sempre, gli enti coinvolti danno pochi dettagli vi è il National Malaria Center già segnalato in passati controlli delle NU per “uncovered credible and substantive evidence of serious financial wrongdoing, on procurement and other issues”. La situazione ha bloccato, per fortuna, un ulteriore finanziamento previsto per aprile 2013 di quasi USD 50 milioni. La cosa curiosa è che tutti stano zitti: il Global Fund, le ambasciate dei donatori e il capo dei controller del Global Fund, tale John Parsons, che risulterebbe cacciato dopo una lite con il direttore dl Fondo Michel Kazatchkine.

Secondo fonti non ufficiali si tratterebbe di un colossale giro di mazzette fra la società di Singapore, funzionari internazionali dl Global Fund e burocrati locali del ministero della sanità. Senza dare ascolto alle malelingue sarebbe, come minimo, la solita mancanza di controllo e menefreghismo da parte dei funzionari dell’industria dell’assistenza. Attendiamo che qui, come in tutti gli scandali della cooperazione internazionale (anche nel nostro piccolo per i 9 milioni di euro spariti dai fondi di Agire e VIS per Haiti) che qualcuno si degni di dare informazioni ai donatori (tax payers) e beneficiari. 

Un’ altra brutta figura dell’Occidente in un paese che sta sempre più scivolando nella sfera economica cinese. Un maxi accordo è stato firmato in questi giorni per portare il commercio fra i due paesi a USD 5 miliardi nel prossimo triennio e ciò grazie a un piano massiccio d’investimenti (nell’industria tessile, cementifera, nelle infrastrutture) per centinaia di milioni di dollari. Forse, per contrastare, questo passaggio e per rilanciare l’immagine occidentale è arrivato a  Phnom Penh, il Presidente USA Obama durante il suo tour nel Sud-est asiatico (è la prima visita di un presidente USA nel paese). Ha incontrato quel furbacchione di Hun Sen che cercherà di spillargli, con al scusa di contrastare gli investimenti cinesi, qualche miliardo di dollari i aiuti e si disinteresserà, come sempre, degli appelli per i diritti umani dei suoi cittadini. Poca gente lungo la strada (al contrario che in Birmania) e qualcuno con i cartelloni SOS, gente scacciata dalle loro terre e case che sperano nell’intercxessione di  Obama .  

Di positivo, nella regione, c’è che si sta intensificando uno dei maggiori fattori di sviluppo cioè l’integrazione economica e di procedure fra i vari paesi nell’ambito del programma Ayeyawady-Chao Phraya-Mekong Economic Cooperation Strategy (ACMECS) ( fra Thailandia, Cambogia, Boirmania, Laos e Vietnam). Un esempio è l’accordo fra Thailandia e Cambogia (che dovrebbe entrare in vigore dal prossimo 21 novembre) per un visto unico per entrare nei due paesi, un progetto destinato ad allargarsi agli altri 3. Un vantaggio per i 20 milioni di turisti che vanno annualmente in Thailandia e per i 3 che arrivano i Cambogia.

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