Ti allontani a piedi dal mare ed entri nel cuore selvaggio di Amorgos, il gioiello segreto delle Cicladi. Secondo capitolo dedicato all’isola del Grande blu: dopo le spiagge scopriamo che è anche perfetta per camminare. Ci accompagnano due esperti
“Avvicinandosi alle coste, si rimane soggiogati dalle forme selvagge e dall’ambiente incontaminato dell’isola”
La regola è semplice, e l’abbiamo imparata a nostre spese negli anni passati: se vuoi camminare lungo i sentieri in Grecia d’estate ed evitare di sentirti sull’orlo dell’autocombustione devi partire presto, molto presto. Per questo non ho fatto una piega quando abbiamo fissato l’appuntamento a Langada alle sei di mattina, precise. Siamo nel nord dell’isola a pochi chilometri da Aegiali, dove abbiamo fatto le ore piccole per vedere la finale dei Mondiali assieme a una platea di greci sconsolati, ma ci sentiamo bene nonostante appena quattro ore di sonno. Albeggia appena, l’aria è fresca e nella luce azzurrina abbiamo incrociato solo un contadino con un somaro che scendeva verso valle. Il silenzio è profondo e si respira un’atmosfera di attesa.
Paul ci aspetta con una cartina aperta sul tavolino di legno del Pagali hotel, l’agriturismo del suo amico Nikos, e ci mostra il percorso: destinazione il monastero di Theologos e poi la chiesa di Stavros, anche se ci fermeremo un po’ prima. Serviranno quasi quattro ore per andare e tornare, forse qualcosa di meno. Paul è preciso ed essenziale: è il suo stile da ex pilota d’aereo militare e civile britannico. Il tempo di indicare il sentiero che ci ritroviamo in pochi secondi a salire i ripidi gradini che portano a monte, verso il cuore selvaggio di quest’isola, nel suo angolo nord orientale. Un percorso che Paul ed Henrietta Delahunt-Rimmer che ci stanno accompagnando alla scoperta di Amorgos conoscono molto bene: quindici anni fa hanno lasciato tutto per venire in quest’isola e cercare di trasformare in un lavoro la loro passione per un turismo sostenibile ed ecologico.
Lungo i sentieri di Amorgos (foto di Patrick Colgan, 2014)
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Il libro di Paul ed Henrietta
Una scelta di vita
E’ un sogno che con molto impegno e sacrifici Paul ed Henrietta sono riusciti a trasformare in realtà con la loro agenzia Special interest. Hanno vissuto in una casa senza acqua, elettricità, riscaldamento e nemmeno una strada percorribile in auto, si sono adattati ai ritmi e alle difficoltà della vita isolana e soprattutto del lungo inverno. Sono diventati dei veri abitanti dell’isola, inseriti nella comunità. E ora che questo sogno cammina con le sue gambe ne hanno cominciato un altro, spostandosi in Botswana, dove ora vivono due terzi dell’anno e continuano a promuovere l’ecoturismo. Su quest’isola hanno scritto due libri, Out of the Rat Race out of Fire, che racconta la loro avventura, e la guida Amorgos – The Secret Jewel of the Cyclades. In queste pagine ci sono la storia e le storie di quest’isola, tradizioni, festività, leggende, aneddoti, raccolti di persona, parlando con gli abitanti. E poi sentieri, tanti con i tracciati dettagliati, le mappe e i gps. “Possiamo far camminare i nostri clienti che seguono il libro per due settimane – ci spiega Paul – e ogni giorno possono scoprire aspetti diversi i dell’isola, senza annoiarsi mai”. I periodi migliori per camminare sono in primavera e in autunno. “Ma si cammina anche d’estate, il problema è che bisogna partire molto presto e pochi sono disposti a farlo”, dice Paul, tagliente.
Sul sentiero verso Theologos e Stavros
Abbiamo già avuto un assaggio di quanto può essere bello camminare su quest’ isola. Ieri siamo scesi da Chora a Katapola, quattro chilometri che partono appena sotto al paese, vicino alla rotonda – con ritorno in autobus – che non hanno pesato sulle nostre gambe e che ci hanno regalato anche una sorpresa. In quest’isola bruciata dal sole, la più secca delle Cicladi, abbiamo incontrato una fonte piena di rane, completamente inaspettata. Oggi è diverso e anche se le temperature sono ancora accettabili, la fatica si fa sentire. Nonostante Paul ed Henrietta abbiano più anni di noi hanno un passo veloce e deciso, incrollabile, che ci mette a dura prova. Ma il panorama aiuta e solleva lo spirito: il cielo è di un blu profondo, quasi che il sole stia facendo fatica a scacciare l’ombra della notte. E’ ancora basso e si riflette in una striscia di luce accecante sul mare, completamente immobile.
“il cielo è di un blu profondo, quasi che il sole stia facendo fatica a scacciare l’ombra della notte. E’ ancora basso e si riflette in una striscia di luce accecante sul mare completamente immobile” (foto di Patrick Colgan, 2014)
Quest’ isola è come un piccolo appennino che spunta dal mar Egeo, una stretta dorsale montuosa a mollo nel blu. Quello stesso blu che comincia a espandersi sotto di noi man mano che saliamo e diventa sempre più grande. Il sentiero è ripido e siamo sicuramente già oltre i 500 metri di altitudine. Si capisce quando cominci a osservare i dettagli del panorama. C’è una nave che da quassù sembra microscopica che sta entrando in porto ad Aegiali. “Quello dev’essere lo Skopelitis Express”, dice Henrietta. E’ il traghetto che fa tutto l’anno la spola fra Amorgos e Naxos toccando le piccole Cicladi e che abbiamo imparato a conoscere anche per i suoi arrivi in porto a notte fonda. Porta anche le auto ed è tutt’altro che piccolo. Ma comincio a concentrarmi anche sui dettagli più vicini: quest’isola che sembra così ruvida, secca e spoglia lungo la costa cambia pelle quando ci si sposta all’interno e si sale di altitudine. Tutto diventa più verde, umido, prende vita. Scopriamo erbe aromatiche: salvia, salvia di Gerusalemme, timo. C’è anche l’ombra in un punto in cui gli alberi formano una specie di galleria, dove i fiori di primavera sopravvivono fino all’estate per la temperatura più mite. Tutta questa vita ha un segreto: se l’acqua qui non la portano le fonti, alcune delle quali scomparse alcuni decenni fa dopo un terremoto, ci pensano le nuvole che si incagliano spesso sulle cime dell’isola a donare umiditàa alle piante.
Salvia di Gerusalemme sul sentiero (foto di Patrick Colgan, 2014)
Verso il cuore dell’isola (foto di Patrick Colgan, 2014()
L’angolo alpino
Sotto di noi, a valle sentiamo il richiamo dei pastori. Vediamo le capre, onnipresenti, ma non gli uomini. “Fanno così, sembra si nascondano apposta”, dice Henrietta. Seguiamo la costa del monte e improvvisamente ci troviamo di fronte a una parete di roccia che precipita verticale nel mare. “Lo chiamiamo Alpine corner, l’angolo alpino – dice Paul -. E’ un nome che non c’è su nessuna mappa, ma per noi è perfetto”. Se non fosse per tutta quell’acqua 6-700 metri più in basso potremmo essere sulle Alpi, forse, ma a me ricorda incredibilmente i panorami della Liguria. Semplicemente, è Amorgos.
Il monastero di Theologos, un punto bianco sulla montagna (foto di Patrick Colgan, 2014)
L’angolo alpino (foto di Patrick Colgan, 2014)
Uno sguardo sul blu (foto di Patrick Colgan, 2014)
Lungo il sentiero (foto di Patrick Colgan, 2014)
Il monastero di Theologos
Oltre l’angolo alpino il sentiero diventa un po’ esposto e non regala altre emozioni se non terrore a chi teme l’altitudine. Inizia così la via del ritorno e cominciamo a scendere mentre, poco dopo le 8, il sole comincia già a bruciare e ogni passo diventa più difficile. Oltrepassiamo un’antichissima miniera di bauxite e ci dirigiamo verso una chiazza bianca lontana più in basso, è il monastero di Theologos che domina il monte Krikelos. Qui non ci sono più religiosi che vivono stabilmente, ma la chiesa, tenuta in maniera splendida, viene usata solo in alcune occasioni. Risale all’ottavo o nono secolo, è di origine bizantina ed è dedicata ad Agios Ioannis Theologos, San Giovanni evangelista. Paul ci mostra il forno utilizzato nelle feste (8 maggio e 26 settembre le principali) e il tino in muratura usato per produrre il vino. A malincuore cominciamo il ritorno verso Langada.
Theologos, Amorgos (foto di Patrick Colgan, 2014)
Theologos, Amorgos (foto di Patrick Colgan, 2014)
I monasteri di Amorgos
Theologos non è l’unico monastero degno di visita ad Amorgos. Ci sono anche Agios Giorgios Valsamitis e quello più famoso, sulla costa orientale, a nord est di Chora, della Panagia Hozovitissa. Ospita una venerata icona della Madonna giunta dalla Palestina ed è in posizione spettacolare, incastrato nella roccia di un severo promontorio. E’ aperto tutti i giorni dalle 8 alle 13 e dalle 17 alle 19. Richiede una mezz’ora buona di cammino a piedi su un sentiero a scalette in forte salita per essere raggiunto, ma ne vale la pena. La visita è gratuita e, a volte, vi saranno offerti dal personale laico un bicchier d’acqua e uno di psimeni raki (rakì misto a miele e spezie, tipico di Amorgos). Il monastero ospita tre monaci.
Attenzione: sono vietati pantaloni corti. Le donne devono avere gonna lunga e braccia coperte. Ci sono alcuni scialli a disposizione, ma conviene venire preparati.
Panagia Hozovitissa, Amorgos (foto di Patrick Colgan, 2014) clicca per vedere il panorama più grande!
Informazioni utili
La guida ideale per camminare ad Amorgos è quella citata nel testo. I periodi migliori per esplorare l’interno dell’isola sono primavera e autunno, mesi in cui diversi servizi dell’isola sono aperti (compreso il diving center, di cui scriverò nel prossimo post), ma si cammina anche d’estate: consigliato però partire senz’altro all’alba se non prima (alle dieci il caldo è già insopportabile) e calcolare almeno un litro e mezzo d’acqua a persona per un percorso di tre-quattro ore. Il Pagali hotel è aperto tutto l’anno e Langada è un ottimo punto sia per esplorare l’interno che per accedere alle spiagge della zona di Aegiali, distanti pochi chilometri (di spiagge e di tutte le informazioni base su come arrivare e spostarsi sull’isola ho scritto nel post precedente).
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Link utili
Le spiagge di Amorgos, come spostarsi, come arrivare (Orizzonti)
Le festività di Amorgos (in inglese)