Tentativo fallito del talentuoso autore di Ultimo mondo cannibale e Cannibal Holocaust di girare uno “slasher puro”, rispettoso delle regole che caratterizzano il genere ma privo dei mezzi tecnici ed artistici dei grandi modelli di riferimento, Venerdì 13 in primis.
“Un gruppo di ragazzi e ragazze arriva in roulotte in un camping in disarmo, gestito da una coppia non più molto giovane (Robert e Julian), di cui l’uomo non vede di buon occhio la chiassosa invasione. I ragazzi gli hanno riportato a casa il figlio, ex-soldato, casualmente incontrato per strada. Ma il luogo è tetro: undici anni prima un maniaco vi ha ucciso a coltellate due giovani e nessuno lo ha mai scovato. Nei dintorni si era parlato di un misterioso, inafferrabile sciamano, per il che da molto tempo Robert ha disseminato la boscaglia di trappole micidiali. L’arrivo dell’allegra brigata sembra scatenare di nuovo gli istinti omicidi dell’assassino”
Lo stile di Deodato risulta in questa occasione mai tanto impersonale e svogliato, incredibilmente simile a tanti anonimi low budget americani del tempo. Il lavoro, debole fin dalle premesse del soggetto, si trascina malamente attraverso i circa 90′ di durata complessiva, intervallato dalle risibili smorfie di Hess, qualche buon topless e da dialoghi riempitivi piuttosto irritanti.
Anche il villain della situazione (il presunto sciamano) non raccoglie l’interesse dello spettatore né regala i tradizionali brividi dei migliori titoli del filone, questo nonostante le inquietanti atmosfere notturne lascino intravedere una certa sensibilità nella messa in scena.
Nancy Brilli, agli esordi professionali, affronta un’interpretazione che insieme al resto del cast non è propriamente memorabile, sebbene i volti dei protagonisti risultino alla fin fine idonei alla vicenda. I momenti gore e splatter sono per paradosso pochi e, se proprio si deve riconoscere un punto di forza al film, meritano profonda e rispettosa attenzione le musiche ad opera del maestro Simonetti, davvero incisive, incalzanti ed evocative.
Uno score che resta nella mente ben oltre la visione del film, che purtroppo resta un incomprensibile passo falso nella carriera del grande regista romano. Distribuito all’estero con l’emblematico titolo Bodycount.
Magazine Cinema
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