La sceneggiatura si srotola veloce, in questi giorni, portando con sé l’inevitabile quantitativo di racconti. Ma la ‘povna, per una volta, ha ritrovato funzioni narrative altre, che prevedono di rivolgersi, in carne e ossa, a narratari. Le riflessioni finali (e pure mediane, anche) su #ioleggoperché, così come sugli ultimi due mesi singolari, se le sono così beccate Spersa, Iome, BibCan, Ohibò (e pure i Merry Men, cursoriamente); così come la Paramica e Nanà, insieme agli amici del nord, la settimana scorsa; alcune cose, infine, le ha dette da Muninn (sotto un post che consiglia di leggere). Con il risultato che sono rimaste meno parole del consueto per il blog.
Prima di passare oltre, però, e dedicarsi solo e per sempre ai Merry Men, fino alla fine dell’anno, la ‘povna volge la testa indietro per una ultima volta. Perché nel nome di #ioleggoperché, tra le varie e molte, una cosa in particolare è avvenuta, la settimana scorsa – che ha toccato le corde del cuore della ‘povna (che è sportiva e main stream, quando vuole, e vuole spesso), forse più di ogni altra iniziativa.
“Ce lo farai il racconto della partita dei Merry Men, vero ‘povna?” – le ha chiesto Shirley mentre erano da Ginger.
La ‘povna ha promesso; ed ecco quindi, fedelmente, la cronaca del torneo di calcio a 11 targato 2015 – quello vinto, e per la terza volta di seguito (cioè: tutte le volte che in panchina era allenata dalla ‘povna – chiamatela Mourinha), dalla gloriosa sezione C.
Dopo le due vittorie con onore dell’anno scorso e del 2013, c’è da dire che i fasti quest’anno si proponevano tutt’altro che accomodanti. Prima di tutto, perché due dei suoi migliori talenti tra i Merry Men (che al torneo, e alla vittoria, hanno dato sempre il loro valoroso contributo, anno sportivo dopo anno) erano fuori combattimento: due infortuni al crociato, infatti, hanno segato il ginocchio, con bella simmetria a inizio e fine anno, a Piccolo Giovanni e Weber. Inoltre, bisogna sapere che il torneo si gioca, tradizionalmente, tra le squadre del triennio; e che la sezione C, nel loro indirizzo, sta piano piano scomparendo: questo significava che per il reclutamento, mentre il resto delle sezioni poteva contare su tre o addirittura (per complicate questioni di opzioni articolate) quattro classi, la loro squadra si limitava, quest’anno, in tutto e per tutti ai Merry Men.
“Quest’anno è un problema” – aveva ripetuto più volte la ‘povna nel corso dei mesi, l’ultima a Valencia.
Mr. House (storico allenatore rivale della ‘povna) gongolava malcelato: “Eh, ‘povna, d’altra parte…”.
I Merry Men, invece, orgogliosi, l’avevano smentita subito: “Ma no, prof.” – continuava a ripetere Orlando – “se riusciamo a essere 11 in campo – questo può essere un problema, lo riconosco – poi a vincere ci penso io, sono sicuro”.
“Io non gioco, ma farò il vice-allenatore” – aveva aggiunto Weber.
E la ‘povna, zittita, pur se non convinta, per un po’ non ci aveva più pensato. Aveva pensato, invece, durante un pomeriggio di aggiornamenti insieme a Shirley, di unire #ioleggoperché a uno degli eventi che le è più cari (il torneo appunto) dell’anno scolastico.
E così la aveva interpellata una domenica: “Ma, e se vi chiedessi le magliette per giocare il torneo come i calciatori di serie A, nel nome di #ioleggo?”.
E Shirley aveva preso nota, con la puntualità gioiosa ed accudente con cui fa tutte le cose.
Così, tra una battuta e l’altra, si era arrivati al dopo-pasqua.
“Bisogna che pensiamo a che cosa fare con la nostra squadra” – la ‘povna aveva sollevato la questione un pomeriggio con il collega Byker (organizzatore del torneo).
“In che senso?”
“Nel senso che 11 giocatori noi non li abbiamo, oggettivamente, a meno di metterci gli assenteisti nuovi di quest’anno [che però per lei non fanno parte della classe] e tutte e tre le femmine. E comunque sarebbe un po’ scorretto costringere gente che non ha mai giocato a scendere in campo mentre le altre sezioni possono avere solo calciatori scelti”.
“Non hai torto” – Byker aveva convenuto, bontà sua.
“E dunque?”.
E dunque una proposta (della ‘povna) era stata quella di prendere qualche vecchia gloria tra i neo-diplomati in C degli ultimi anni. Ma Byker aveva infine deciso per una chiamata in aiuto ad alunni volontari nella scuola.
Il call for help viene lanciato il lunedì 20 aprile, all’intervallo. Poi, nelle classi, come sempre, va Cirillo Skizzo (che funge da general manager). E arriva la prima onda di entusiasmo. La ‘povna, alle ultime due ore, è dagli Extra-terresti, che spiega fantascienza.
Una bussata veloce, Cirillo Skizzo si affaccia.
“Prof., è un successo!”.
Perché succede che, di fronte alla chiamata, rispondono in tantissimi: per primi Sornione e Scugnizzo, vecchi bocciati di quella classe. “Una volta Merry Men, si è Merry Men per sempre, prof., ci siamo sicuramente!”. E poi altri arrivano dagli Anatri: “Noi siamo per prima cosa suoi alunni, anche se non lo siamo più, professoressa”.
La ‘povna, mentre Cirillo descrive, è lì che si commuove. E invece farebbe bene a contenersi, perché la storia non è finita, tutt’altro.
Perché il martedì e il giovedì, rispettivamente, succedono altre due cose belle. La prima gliela dice FacTotum, sulla fine del secondo intervallo.
“Professoressa, è arrivato un altro pacco!” – pausa – “però non sembrano libri, questa volta, è assai leggero”.
La ‘povna prima fa la faccia a punto interrogativo, e poi capisce.
“Sono le magliette di #ioleggoperché, che meraviglia!”.
Il capannello di alunni e professori a quel punto è assai denso. La ‘povna prende le chiavi, incide lo scotch, apre, le tira fuori soddisfatta.
“Qualcuno mi chiami Cirillo Skizzo!”.
“Eccomi, prof.” – è già al suo fianco.
“Portiamole in classe!”. Il corteo degli uomini del bosco la segue, ridanciano, sulla scala della casa sull’albero.
“Belle!”.
“E le possiamo mettere?!”.
“Dovete, ovvio”.
“Ma poi sono nostre?”.
“Con queste vinciamo”.
La ‘povna ride. Loro anche. Poi si ripiegano e si mettono via. Il romanzo moderno li aspetta. Mancano tre giorni allo scontro finale.
E in realtà la squadra, se pure rinforzata, rispetto agli avversari è ancora in affanno.
“Professoressa” – il fedele Cirillo è sempre sul pezzo – “non abbiamo riserve”.
“Eh, lo so” – pure la ‘povna è preoccupata – “però questo ci passa il convento”.
“Non si preoccupi, professoressa” – Weber è gagliardo – “io faccio da vice allenatore, e sono bravissimo. Con me a bordo campo non c’è da replicare”.
La ‘povna ha fiducia in lui, da sempre. E però una panchina un po’ più lunga non farebbe schifo a nessuno, oggettivamente. Ma visto che c’è poco da farci, la ‘povna abbandona le discussioni di modulo, e si appresta a parlare impavida di storia.
Grande Giovanni è appena uscito alla lavagna (oggi tocca a lui, guidare per gli appunti), quando bussano alla porta. Il tocco è lieve, e fermo, educatissimo.
“Avanti”.
La ‘povna non si stupisce di trovare inquadrati nel vano Palinuro e Babe, delle Giovani Marmotte.
“Professoressa, ci scusi del disturbo, volevamo dire una cosa a lei e ai Merry Men, se è possibile”.
Come al solito, sono serissimi.
“Come sapete, noi del biennio non prendiamo parte al torneo, abbiamo la finale del nostro. Però abbiamo parlato col professor Byker. Visto che abbiamo vinto tutte le partite, e siamo in finale di diritto, venerdì avremo molto tempo libero. Gli abbiamo chiesto se potevamo reclutarci coi Merry Men, che sono i nostri cugini grandi, e ci hanno aiutato tante volte. All’inizio non voleva, ma poi lo abbiamo convinto. Volevamo dirle che Jim Hawkins, Ahmed, Tom Sawyer e Huck Finn verrebbero a giocare con voi, se li voleste”.
“Assolutamente sì” – il sorriso della ‘povna le va da parte a parte.
E dopo aver salutato, giudiziosi, i due spariscono da dove sono entrati.
Si arriva così al grande giorno. La ‘povna è al campo puntuale (su passaggio di Mr. Higgs), addosso la maglietta di #ioleggo. Fa l’appello con gli Extra-terrestri (benedetto registro elettronico), li sistema in tribuna, e poi si butta in campo.
La sezione C esibisce, orgogliosa, la maglietta. Sorteggio, scelta campo, si comincia. Weber, dalla panchina, è un vice-allenatore mirabile, la squadra amalgamata come di più non si potrebbe. Si vince con la sezione A; poi la B vince a sua volta. E arriva la finale solita: la ‘povna contro Mr. House; C contro B; letterati contro ingegneri.
Si comincia in salita. Per di più, per i primi dieci minuti, la loro squadra è a ranghi ridotti: i Marmottini stanno finendo la finale del loro torneino, e non possono aiutarli. La squadra (che nella partita precedente ha corso un sacco) senza cambi è un po’ in affanno.
“Quando arrivano quegli altri” – Weber borbotta, inquietissimo.
“Stai sereno, adesso”.
E infatti il triplice fischio giunge mai troppo atteso dal campetto.
La ‘povna si sbraccia: “Forza!”.
“Arriviamo, prof., ci cambiamo la maglietta!”.
Coi colori di #ioleggo, i Marmottini rotolano sulla panchina – Weber ne butta subito due di loro in campo. E arriva il primo goal, nel generale entusiasmo. Poi fine primo tempo, si ricomincia.
Se c’è un principio che nella loro sezione è sempre stato valido, è che si gioca tutti (per lo stesso numero di minuti, possibilmente). Forti del vantaggio, la ‘povna e Weber fanno uscire Orlando e un altro paio di forti, e procedono con le sostituzioni. Mancano quattro minuti, e sono già quasi pronti a urlare il loro triplete al mondo, quando arriva il pareggio. Gelo in panca. Si profilano i rigori.
Weber, a fianco della ‘povna, cammina in su e in giù: “Dobbiamo far rientrare Orlando, professoressa”.
“Lo so”.
“Ma mi scoccia, alcuni ragazzi hanno giocato meno”.
“Lo so”.
“Ma ai rigori ci serve”.
“Lo so”.
Il tempo scorre. La decisione è difficile.
A novanta secondi dalla fine del tempo regolare, Weber si decide, richiama Tweetie (ex Anatro). Orlando torna in campo. Si porta sulla tre quarti, riceve il pallone, dribbla, e fa partire un passaggio millimetrico, di quelli commoventi. Si pennella, leggero, sul piede sinistro di Jim Hawkins. Il goal arriva naturale, non potrebbe essere altrimenti.
Il fischio finale scandisce, benevolo, conferma.
E il loro entusiasmo esplode.
A bordo campo la ‘povna e Mr. House si danno la mano con fair play (la vittoria è stata meritata e basta).
“Triplete!” – urlano gli Uomini del bosco. E si ricordano delle parole, profetiche, pronunciate qualche ora prima dalla ‘povna: “Se vinciamo anche quest’anno, vedrete, anche la maturità andrà benissimo per tutti”.
Alle quali si aggiungono quelle di Rebecca (che li ha sostenuti dalla panchina, tutto il tempo): “E poi prof. se la sezione C muore con noi [e lei se ne va” – questo non lo dice, ma le occhiate che la ‘povna e i Merry Men si scambiano sono di quelle complici], “significa che chiudiamo imbattuti”.
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